Capitolo 8

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Capitolo 8

«Il mattino ha l'oro in bocca», così era solito svegliarla Giulio, la sua voce si era confusa con quella della sveglia e tutto d'un tratto il cuore le balzò in gola. Il campanello non aveva smesso di suonare e Claudio e Paolo erano sulla porta in attesa che lei aprisse.

«Ma è prestissimo» disse ancora assonata.

«Si, ma tu ci hai chiesto di salutarti, ed eccoci qua.»

Li abbracciò augurandogli buon viaggio e loro gli risposero che si sarebbero visti al rientro, solo qualche giorno per curare alcune piccole ferite e tutto sarebbe tornato alla normalità. Si fermò sulla porta ad aspettare di vederli entrare in ascensore, come al solito la mano di Paolo finì sul sedere sodo e fasciato dai jeans di Claudio, che gliela tolse con uno schiaffetto allegro. Rientrò e si preparò la colazione, iniziava a fare caldo anche se il sole non era ancora alto. Convinta di non vedere Edoardo fino al giorno successivo si sentì un po' più tranquilla ma appena mise piede in ufficio se lo ritrovò davanti, perfetto nella sua camicia di lino grezzo azzurra, che metteva in risalto ancora di più i suoi occhi. Fece uscire tutta l'aria che aveva trattenuto nei polmoni e entrando in ufficio aprì le tapparelle, Daniela non era ancora arrivata e Ivano e Lorenzo stavano discutendo di un atto. Serena invece non c'era. Raggiunse i colleghi e gli chiese se sapevano di Serena.

«So che ha chiamato Villa ma non saprei cosa gli ha detto» disse Lorenzo sottovoce.

Alice aveva un brutto presentimento, non aveva il telefono di Serena ma chiese ai due se potevano darglielo. Quando rispose, Alice capì che era successo qualcosa di brutto e rimase in silenzio ascoltando il pianto quasi liberatorio della donna.

«Mi spiace Serena, se hai bisogno di qualunque cosa non farti problemi a chiamarmi.»

«Domani rientro, oggi proprio non me la sono sentita. I ragazzi sono a casa con me, grazie veramente.»

Serena la salutò e riagganciò, si sentiva sollevata e non si aspettava che Alice si preoccupasse per lei, in fondo lavoravano insieme da pochissimo.

«Alice può raggiungermi in ufficio, per favore» la voce di Edoardo le dava sempre magnifiche sensazioni e senza dire una parola bussò, aprendo di poco la porta.

«Posso?»

«Certo. Entri, volevo chiederle a che punto è con la relazione e se ha deciso di partecipare all'evento di sabato prossimo?»

«Sabato prossimo? Non mi aveva comunicato la data.»

Poi ci pensò, cosa sarebbe cambiato se fosse stato oggi o domani? Niente, quindi disse di sì. Edoardo sorrise e guardandola direttamente negli occhi, le disse che era contento della scelta che aveva fatto. Anche se era presto e avrebbe dovuto imparare tante cose, questo era il modo giusto per cominciare.

«Grazie per aver chiamato Serena, ne aveva bisogno.»

«Mi è spiaciuto sentirla così triste, spero di esserle stata almeno un po' di conforto.»

«Lo è stata sicuramente» e la voce gli si addolcì, come se anche lui avesse vissuto di molti addii. Alice uscì richiudendosi la porta alle spalle e avviandosi verso il suo ufficio si fermò a guardare fuori dalla finestra che si affacciava sul grande giardino interno del palazzo. Erano stati invitate molte persone alla presentazione annuale dell'Associazione, i nominativi le vennero portati da Edoardo che li aveva stampati e poi messi in una cartellina con il logo di famiglia che era anche quello dell'ufficio. C'era molto da memorizzare, oltretutto non sapeva come vestirsi, anche se per quell'occasione sarebbe stata solo una spettatrice, voleva fare bella figura e Edoardo le aveva detto che l'avrebbe presentata ufficialmente la sera dell'evento. L'unica che poteva aiutarla era Serena, sperava di vederla il giorno dopo in ufficio e si augurava che avesse avuto voglia di aiutarla. Lei aveva contribuito a realizzare il sogno di Edoardo ed era sicura che aveva partecipato a molti incontri del genere. Il telefono squillò e Paolo allegro la salutò.

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