lee minho, ragazzo estroverso, si ritroverà a provare sentimenti per un biondino in fin di vita
ー 𝘥𝘰𝘷𝘳𝘦𝘪 𝘧𝘪𝘥𝘢𝘳𝘮𝘪 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘤𝘰𝘯𝘪𝘴𝘤𝘪𝘶𝘵𝘰, 𝘮𝘪 𝘴𝘦𝘮𝘣𝘳𝘢 𝘢𝘻𝘻𝘢𝘳𝘢𝘳𝘥𝘢𝘵𝘰, 𝘦𝘱𝘱𝘶𝘳𝘦 𝘭'𝘩𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘮𝘦𝘴𝘴𝘰 ー
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minho non si può dire fosse arrabbiato, tanto meno triste, era solo sorpreso dalla risposta fredda del minore alle sue parole.
pensandoci aveva ragione quest'ultimo, loro due erano sconosciuti, si erano parlati una se non due volte, in una di esse minho aveva potuto assistere alla bellezza del ragazzo che lo attirava tanto, mentre l'altro aveva, probabilmente, solo provato disagio in tutta quella vicinanza.
aveva pensato più volte al suo comportamento e forse lo avrebbe trovato infantile e quasi esilarante. la sua reazione ad un'affermazione apparentemente irrilevante era stata lo scappare verso casa.
che infantile, pensava di se stesso. avrebbe potuto ribattere in faccia a quel ragazzino il contrario, ma le prove non le aveva, pensandoci sapeva solo il suo nome, la sua età, ed il fatto che fumasse, ed anche il coraggio gli mancava. si dava del codardo e forse anche jisung lo pensava, ma non avrebbe mai avuto comunque coraggio di rifarsi vivo nella vita dell'altro.
gli aveva trovato lavoro ed era vero, non sapeva se ci sarebbe andato, ma sperava comunque in un sì, aveva ricevuto una lezione su come preparare un frappè ー di cui aveva capito sinceramente poco avendo perso la maggior parte del tempo a guardare i movimenti eleganti e delicati dell'altro nel toccare tutto quello che poneva nelle sue mani.
non sapevano nulla l'uno dell'altro, qual era il motivo di creare un rapporto allora.
era sera tardi, minho stava ancora facendo servizio al cafè, era solo, jaemin era già andato via, chiamato urgentemente dal suo ragazzo facendolo precipitare subito nel luogo nominato. il locale era quasi vuoto se non per una giovane coppia che probabilmente in tarda serata si sarebbe sporta anche oltre, erano troppe le frecciatine che si mandavano a seconda di minho che gli aveva guardati per tutta la serata.
amava guardare le persone, capiamoci, privacy è privacy quindi non si sarebbe mai permesso di entrare in una conversazione, ma certe persone erano attraenti anche parlando sottovoce ed il moro si era perso ad ascoltare quei due intenti a parlare come se non ci fosse un domani.
si alzarono dopo un'altra decina di minuti e pagando prima l'ordinazione, lasciarono il locale facendo rimanere minho da solo sotto le luci rosa e viola di quel locale. tornò nel retro appendendo il grembiule all'attaccapanni e facendo risaltare con soddisfazione la sua tuta verde fluo. era un bambino in quel momento, codardo, ma felice.
uscì dal locale e si incamminò verso casa, aveva intenzione di fare un giro un po' più lungo del solito essendo ancora presto. camminava tra una stradina dove a destra e a manca* aveva casette tipiche coreane che stranamente non aveva mai visto, possibile che fosse uscito solo due volte nella sua vita? si chiese più a se stesso che ad altri.
accese il cellulare controllando l'orario citante le 11 di sera, una notifica da instagram negò il fatto che fosse asociale, vedendo che l'utente mittente del messaggio non fosse altro che il suo collega. aprì la chat con un po' di problemi, era da molto che non utilizzava instagram ed aveva già dimenticato dove fosse il tasto dei messaggi.
una volta trovato lesse quello che jaemin scrisse, cosa che lo fece sbiancare.
@na_min
ehy minho scusa l'ora ma mi sembrava opportuno dirti quello che mi ha appena detto taeyong so che te e jisung avete parlato no? quindi lo conosci un po' adesso penso.
è in ospedale e non si sa bene perché, taeyong voleva che venissi anche te domani mattina a fargli visita e vedere come sta. ci sarà anche il suo gruppetto di amici comunque.
@min_hoe
oh ... in verità non abbiamo parlato poi così tanto, ma per me va bene andare domani mattina da lui
@na_min
bene son felice allora a domani, ho già avvertito il capo della mia assenza, gli comunico anche la tua e poi abbiamo fatto
minho rimase davvero sorpreso da quello che aveva appena visto, non riusciva a darsi una risposta al perché quel biondino stesse in ospedale in quel momento, e non riusciva a capire il perché gli importasse tanto. tirò un sospiro cercando una risposta alle domande che gli balenavano in testa in quel momento; prese una matita trovata lì vicino essendo essa posata sul tavolino di vetro davanti a lui, insieme poi prese un post-it giallognolo e gli scrisse sopra quello che doveva ricordarsi la mattina dopo.
10:00 - ospedale
si diresse in bagno dove si spogliò per infilarsi i pantaloni del pigiama, guardava il suo riflesso nel frattempo, trovandolo stanco e molto magro, che stesse perdendo ancora peso?
minho non si pesava da molto ma in verità non gli era mai importato più di tanto, per lui, più magro era e meglio era. sapeva di non doversi basare sul suo aspetto fisico, ma in quel momento stava davvero pensando di dover mettere su qualche chilo.
si fissava intensamente e piano piano chiudeva gli occhi, quando una cosa gli fece ribollire il sangue nelle vene.
si ricordò di quando jisung venne nel suo locale per il frappè e si sentì male perchè aveva saltato un pasto. adesso quindi si stava preoccupando per lui, se davvero era in ospedale per quello allora era una cosa seria, odiava quella sensazione, sentire il dolore con gli altri era orribile.
e se davvero jisung stava lì per quel motivo allora minho poteva capire a pieno come si sentiva quel ragazzo, e questo lo faceva stare male.
prima di addormentarsi sperò con tutto il suo cuore che quelle idee che aveva avuto sul possibile malessere di jisung fossero solo fantasticherie e che si trattasse di tutt'altro. spense la luce dell'abat jour posata affianco a lui e si distese sul lato sinistro del letto matrimoniale che riempiva una parete di quella stanza nera. incrociò le dite per qualche vano motivo e si addormentò così, con l'augurio di star immaginando la cosa sbagliata.
tra tutte le cose che avesse potuto consigliare a quello sconosciuto, non poi così sconosciuto, era di mai e poi mai provare il dolore che aveva provato lui.
il passato di minho faceva schifo, e non se lo sarebbe mai perdonato, ma le cose non si cambiano, sperava solo di essere cambiato, sognava di esserlo, voleva esserlo, ma aveva comunque paura, delle cose così non si dimenticano.
lui, la danza, quel professore, quegli sguardi, quei sussurri, lui, quel lavoro, quel cibo, lui, quel letto, quel bagno, quei muri bianchi, quelle auto, quelle lacrime.
sperava di dimenticare, ma il ricordo lo prese tanto quasi da farlo ricominciare, le ricadute facevano male.