f r a p p è

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era giovedì, jisung era in ospedale da un giorno, e sembrava fossero passati sei mesi

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era giovedì, jisung era in ospedale da un giorno, e sembrava fossero passati sei mesi. usciva in continuazione da quella stanza, odiava i posti chiusi, per questo andava sempre fuori e si sedeva nelle panchine davanti l'edificio. non toccava cibo da un po', i medici gli dicevano di mangiare, eppure lui mentiva, dicendo che mangiava, quando alla fine vomitava il tutto.

si stupiva di come i medici non se ne fossero ancora accorti, il bagno in cui vomitava ogni volta ormai emanava odori orribili, eppure i medici lo pulivano e non sentivano nulla. stava perdendo le forze, quel giovedì voleva uscire, era ormai pomeriggio, e minho non era ancora arrivato con nessun frappè, sapeva di non doversi fidare di uno sconosciuto, eppure l'aveva fatto, ed ora ne stava pagando le conseguenze.

avrebbe potuto restare in stanza ed aspettare notizie sulla sua dimissione, eppure non fu così perché, come il pomeriggio precedente, le sera, e la mattina ancora, andò giù e si sedette sulla panchina, dove lasciava che il vento gli facesse svolazzare i capelli a destra e a manca.

si sedette il più comodo possibile, le gambe incrociate e il vento che faceva volare ogni singola ciocca decolorata. prese il cellulare in mano e cominciò a leggere. Amava le app di lettura, ed odiava i libri cartacei, strano per essere uno studente che sta sempre sui libri, ma era così, la carta non gli piaceva, preferiva il cellulare. si perse a leggere storie di fantasia, con trame strane, lupi mannari, vampiri, aveva uno strano kink per queste cose e non sapeva perché. approvato, aveva posato un altro punto di domanda.

i suoi occhi si muovevano da soli su quel piccolo schermo, aveva dimenticato tutto il mondo accanto, aveva dimenticato di essere in un ospedale, aveva dimenticato che minho non gli aveva portato nessun frappè, e lui ne voleva uno, aveva dimenticato tutto questo nel mentre che leggeva. ai suoi piedi si avvicinò quindi un gattino bianco, che non notò subito, se non quando questo mi mise a fare le fusa proprio sul suo ginocchio scoperto. Era piccolo, molto piccolo, lo prese in braccio cercando di non fargli male, voleva sentire quanto fosse morbido il suo pelo, e la sua ipotesi fu giusta, aveva il pelo morbido, cosa che fece innamorare jisung. prese ad accarezzarlo e giocarci assieme, tanto che, come precedentemente con il micio, non si accorse di una presenza alle sue spalle. era perso a giocare con il gattino, tanto che quest'ultimo si era messo a pancia in su tra le sue gambe volendo altre attenzioni, ma venne bruscamente riportato alla realtà quando un ombra gli passò davanti e si sedette alla sua sinistra.

" come mai qui tutto solo? "

han riconoscente la voce roca di minho dal primo istante che emanò un respiro, ce l'aveva impressa ormai, ma in tutti i modi possibili questa non usciva da lì. smise i movimenti sul pancino del micio e si girò verso il moro che silenziosamente aveva attirato l'attenzione del gattino cominciando ad accarezzargli il muso.

il biondo deglutì quando vide minho con addosso un felpone blu e dei pantaloni cargo, non lo aveva mai visto in quel modo, quel modo sfacciato, fu per questo che lo sorprese tanto.
minho si aspettava che il biondo ribattesse alla sua domanda eppure non fu così, jisung tornò con gli occhi sul micio visto l'imbarazzo del momento.
decise quindi di continuare lui, facendo rilassare han.

𝘀𝗶𝗰𝗸 | 𝗺𝗶𝗻𝘀𝘂𝗻𝗴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora