p r o p o s a l

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18;

minho era sicuro di quello che provava, ma non l'avrebbe detto ne dimostrato così semplicemente, era un tipo coraggioso vero, ma in fatto di amore non era mai stato bravo, non spicciava parola di queste cose nemmeno con i suoi amici, si preoccupav...

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minho era sicuro di quello che provava, ma non l'avrebbe detto ne dimostrato così semplicemente, era un tipo coraggioso vero, ma in fatto di amore non era mai stato bravo, non spicciava parola di queste cose nemmeno con i suoi amici, si preoccupava di farsi film mentali su come potesse andare la relazione, per poi deprimercisi sopra e, come se non bastasse, ogni volta che provava ad attaccare bottone con la cotta in questione, lui stesso rifiutava i suoi stessi sentimenti e decideva volontariamente di sparire, senza preoccuparsi dei sentimenti delle persone

ma con quel biondino, per lui era tutto diverso, non c'era stata volta in cui non gli fosse balenato in testa e non avesse immaginato di baciarlo, abbracciarlo e coccolarlo, con lui le emozioni prendevano il sopravvento anche sulle sue paure, come se con lui fosse al sicuro, perdesse le preoccupazioni e il suo unico pensiero fosse su quel ragazzo

doveva fare qualcosa e lo sapeva
ma aveva paura

un po' di tutto diciamo
di un possibile rifiuto, di un no o di un falso si

accese la luce della sua stanza e ci entrò piano, era rimasto fino a tardi da han e non voleva farsi sentire
si stese sul letto, o meglio ci si lanciò sopra, la stanchezza prese il sopravvento sul suo corpo e si addormentò poco dopo, dimenticandosi del trucco, dei vestiti e di dare la buonanotte a jisung

jisung's

si stava facendo paranoie assurde, si stava chiedendo se il maggiore fosse tornato a casa, se stava bene, se non gli fosse successo nulla, sperava di ricevere un suo messaggio, ma così non fu

per questo decise di farlo lui

jisung -

ei minho, ci sei? stai bene?
( 3:12 )

si mise a gambe incrociate sul lettino, aveva lasciato la finestra aperta per sentire il venticello leggero e per far uscire la puzza di chiuso in quella stanza d'ospedale

nel mentre entrò una figura alta che lo colse di sorpresa, erano pur sempre le tre di notte

guardò in alto posando il cellulare sul letto, riconoscendo così la figura del solito medico che lo controllava ormai da settimane

" ei jisung " " che ci fa qui a quest'ora dottor hwang " " ho visto la porta aperta ed ho capito fossi sveglio " " giusto " " non dovresti dormire " " lo sa che non riesco a dormire " " dovresti provarci jisung questo potrebbe compromettere la tua permanenza qui "

" per quando resterò ancora chiuso qui dentro? "

quella domanda venne fatta con un filo di voce, quasi ansimante e vogliosa di piangere, ma rimase freddo e non visibilmente amareggiato della sua situazione
non voleva far vedere le sue debolezze ad uno sconosciuto

𝘀𝗶𝗰𝗸 | 𝗺𝗶𝗻𝘀𝘂𝗻𝗴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora