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" ti capisco "

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" ti capisco "

quelle parole facevano capolino nella testa di han da ormai ore, da quando minho era uscito dalla sua stanza,, da quando minho gli aveva lascito segni invisibili sulla schiena, da quando minho lo lasciò in silenzio, per bearsi della tranquillità, da quando le braccia forti di minho avevano circondato il suo corpo esile, sottile e quasi invisibile, da quando gli aveva sorriso, e da quando gli aveva detto ci rivediamo presto, che sinceramente sperò fosse una battuta.

si chiese perché minho avesse detto quella frase, si chiese chi fosse davvero quel ragazzo, e capì di aver, ancora una volta, messo un punto interrogativo all'interno di quella struttura. lasciò però da parte quei pensieri, i quali ormai gli stavano facendo scoppiar la testa, e decise di alzarsi, lentamente, cercando di non svenire, per sedersi sulla sedia bianca adagiata davanti alla scrivania, anch'essa bianca, per poter fare lezione.

alcuni giorni prima jaemin gli aveva portato i compiti, precedentemente svolti a lezione, così dal mettersi in pari con la classe - sarebbe stato più facile per quando sarebbe tornato, se sarebbe tornato

alzò gli occhi, stropicciandoli prima, per poi far leva sulle braccia ossute e cercare di alzarsi, portando con se l'aggeggio argentato, il quale si era rimesso solo la mattina - la sera prima non l'aveva

si alzò abbastanza facilmente, ovviamente le forze erano diminuite, ma poco gli importava. fece circa dieci passi ed arrivò alla scrivania, dove sopra trovò alcuni libri ed un quaderno a righe, con lettere strane sopra, capendo non fosse la sua lingua, bensì inglese. lui odiava l'inglese, o meglio, non riusciva a capirlo, c'era quel qualcosa che non lo appassionava, forse il rapporto coi professori, magari il loro modo di spiegare, fatto sta che lui l'inglese non lo sappia per niente. c'erano quelle volte in cui aveva intenzione di mettersi seduto e cominciare a leggere o studiare quella lingua straniera, ma tornava sempre nel letto, a leggere manga giapponesi.

iniziò con delle semplici frasi, le quali doveva semplicemente tradurre, parlava ad alta voce, modo per lui di ricordare meglio le cose

"how are you?" questo jisung lo trovò semplice, essendo una delle poche cose che ricordava, erano pur sempre le frasi essenziali. si lodò da solo quindi quando, cercando poi la traduzione su google, risultò giusto l'intero esercizio.
alzò le braccia al cielo con le mani strette in due pugnetti ed urlò piano

sono un genio dio

e come un bambino alle prime armi con i lego, jisung era alle prime armi con quell'aggeggio argentato, e quei cerotti e tubicini legati al dorso della sua mano, la quale, appena chiusa, fece provare del dolore al piccolo scoiattolo, che si ritrovò a portare giù il braccio nel modo più gracile possibile. ovviamente non successe nulla, non fu una cosa grave, solo portò del semplice fastidio, per questo non si fece problemi e continuò a fare i suoi odiosi compiti.

𝘀𝗶𝗰𝗸 | 𝗺𝗶𝗻𝘀𝘂𝗻𝗴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora