o u t

1.6K 116 52
                                    

14; 

le orecchie di jisung fischiavano più del solito, la testa girava e gli occhi bruciavano

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


le orecchie di jisung fischiavano più del solito, la testa girava e gli occhi bruciavano. steso su un nuovo lettino, forse il terzo, sentiva la necessità di alzarsi e stendere le gambe come se le avesse paralizzate da troppo, voleva vedere qualcosa, vedere la luce in qualche modo, eppure continuava a vedere buio. un peso sul suo petto lo stava soffocando, eppure non era orribile come sensazione. camminò con la mente verso la luce, voleva vederla, e per un secondo ci riuscì, se solo un attimo dopo le sue palpebre non si fecero troppo pesanti tanto da chiudersi da sole. si fece coraggio e decise di aprire gli occhi, anche faticosamente. prima vide nero, sempre nero, poi diventò più chiaro, quasi un giallo sporco, per espandersi poi del tutto in un bianco candido, anche troppo lucido. 

lentamente mise a fuoco quel che lo circondava, portandolo a capire di trovarsi ancora nel solito ospedale. un batuffolo castano attirò la sua attenzione, capendo di cosa si trattasse il peso che poco prima ancora nello stato di trance gli dava maledettamente fastidio. 

capì essere la testa di qualcuno, il che lo fece imbarazzare subito, distogliendo lo sguardo e posandolo sulla finestra, notando il blu della notte mattutina espandersi nel cielo. camminò con lo sguardo verso fuori, riuscì a vedere la luna, ma capiva fosse giorno. riprese a guardare chi avesse sul petto, non capendo davvero chi fosse. 

come non detto, appena abbassò lo sguardo riconobbe la chioma scura e morbida del ragazzo con cui tanto amava parlare. l'avrebbe riconosciuta tra un milione. capì si fosse addormentato e in quel momento mille domande gli vennero in mente di fare al maggiore appena si fosse svegliato. eppure adesso di svegliarlo non ne aveva proprio voglia, voleva perdersi a guardarlo per un po', era pur sempre da molto che non lo vedeva. 

per quella settimana minho gli aveva fatto visita si o no minimo tre volte, egli ne fu abbastanza sorpreso, era abituato infatti a trovarselo davanti ad ogni pranzo, anche a merenda, eppure da una settimana a quella parte di minho non c'era stata nemmeno l'ombra. 

non gli aveva spiegato il perché, probabilmente glielo avrebbe detto appena sveglio, ma comunque sapere che dopo esser svenuto la prima persona ad aver visto fu proprio minho, ecco quello lo rincuorò, tanto da poterlo perdonare anche se la riposta fosse stata "non avevo voglia".  notò come la sua mano fosse tornata piena di tubicini trasparenti, ma la alzò comunque non preoccupandosi del dolore e la posò delicatamente sulla nuca del moro. 

cominciò così ad accarezzargli i morbidi fili marroncini, mentre sperava con tutto il cuore che il soggetto dei suoi pensieri non si svegliasse così dal nulla facendolo cadere nell'imbarazzo più assoluto. si perse un po', si fece tante domande nel mentre. la più comune era ovviamente il perché il moro fosse così interessato alla sua salute, perché voleva che mangiasse, che parlasse, che si muovesse, che si scollasse dai suoi pensieri persistenti, del perché poi minho fosse così esperto di queste cose. 

avevano quasi la stessa età, perché mai il moro avrebbe dovuto sapere così tanto, che avesse già aiutato un'altra persona nella sua stessa "situazione"? forse si, si rispose mentalmente jisung.

un filo di gelosia si fece spazio nel suo cuore. 

che minho avesse già una volta guardato negli occhi così attentamente una persona solo per farla mangiare? ed ancora una volta si rispose di si, ed ancora la gelosia prese possesso di lui. 

decise di non pensarci, anche se fosse così cosa sarebbe cambiato? jisung non poteva avere certi pensieri verso un ragazzo, sarebbe stato strano e sbagliato. apprese che la sua mano stesse ancora vagando tra i capelli del moro quando questo fece un piccolo movimento che fece però gelare il sangue al biondo. sbatté le palpebre un paio di volte, mentre con i denti si torturava il labbro inferiore quasi sanguinante. decise di togliere la mano e concentrarsi sulla finestra alla sua destra, in quel momento la trovata affascinante. in cuor suo voleva vedere il volto di minho dopo così tanto tempo, ma finché il moro non si sarebbe svegliato non l'avrebbe di certo potuto fare. 

adesso riusciva a vedere anche dei rami di qualche albero spoglio, quando prima non vedeva altro che buio e case sfocate in lontananza. sentì gli uccelli cinguettare qualcosa, come se stessero parlando tra di loro in una lingua agli esseri umani sconosciuta. ascoltò le piccole "voci" così attentamente che riuscì pure a ricordargli la melodia di una canzone a lui molto cara 

was i not good enought? 

e nel mentre che la sua mente riproduceva il testo di quella canzone, una mano soffice e pacata gli sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. dapprima non se ne accorse ma il sentirsi lo sguardo persistente di qualcuno addosso lo fece girare, notando così come minho si fosse svegliato, e di come la sua pelle brillava alle prime luci del giorno. i suoi occhi color ossidiana fecero perdere la ragione a jisung, che si ritrovò a balbettare parole a caso per la troppa agitazione. 

minho vedendo quella scena non poté far altro che sorridere come un'ebete, trovando jisung estremamente carino mentre si perdeva a cercare una frase decente, la quale alla fine uscì come un mugugno di paroline confuse. 

" jisung jisung jisung calmati ti prego non serve impanicarsi " " m-ma ti ho svegliato " " e chi l'ha detto questo? " " l'ho pensato io insomma è colpa mia s- " " no jisung no, non è colpa tua okey? mi son svegliato da solo quando ho visto la luce, mi dispiace piuttosto per averti usato letteralmente come un cuscino " " m-ma tranquillo, sei crollato ieri sera vero? " " s-si. ti stavo guardando da troppo e mi sono appoggiato, ma non pensavo di addormentarmi " " mh " 

si scambiarono entrambi un sorriso sincero, mentre le guance prendevano un  colore più rosato, simile al rosso. si persero un po' a guardarsi, ammirando l'uno le bellezze dell'altro. jisung però fu il primo a distogliere lo sguardo pensando di risultare invasivo o qualsiasi cosa possa mettere a disagio qualcuno, minho però non la prese poi così bene e si ritrovò a sbattere più volte le palpebre distogliendo lo sguardo dalla figura misera del biondo, portandolo a vagare nel cielo fuori la stanza. 

" è carino qui " ruppe il silenzio straziante per una seconda volta il maggiore degli unici presenti in quella misera stanza d'ospedale

" lo penso anche io, dalla mia stanza non si vede tutto questo " rispose jisung in tono ricordando di come quella non fosse la sua effettiva stanza, bensì una stanza provvisoria e ricordando come dalle sue pareti bianche riusciva solo a vedere il giardino esterno ed immenso dell'ospedale. diede uno sguardo a minho, che però perso nell'alba non ricambiò.

" parli come se l'unica tua stanza sia quella " minho parlò fissando la finestra, sarcastico, mandando messaggi a jisung che difficilmente capì. 

" che intendi? " " dico che anche te sai che questo posto non è casa tua " " è da più di un mese che ci vivo " " negli ospedali non si vive, si sopravvive " 

quella frase scaldò il cuore di jisung tanto da fargli provare una scarica di brividi 

" cosa ne sai? " " ne so più di te purtroppo " 

ed ancora quel discorso entrava indesiderato nella loro conversazione, portandola ad una fine spezzata, senza scuse o parole di troppo. tutte le loro conversazioni da settimane a quella parte venivano sempre terminate da un qualcosa di interdetto, o comunque non percettibile a jisung. aveva capito ci fosse un secondo fine in quelle frasi, sempre lasciate in sospeso. la sicurezza nelle parole del maggiore era sempre tagliente per il cuore di jisung, portandolo a provare tristezza, rabbia e gelosia. 

voleva capire il perché sapesse tutto, il perché ci teneva tanto, il perché proprio a lui. ma era troppo perso per capire una singola cosa. 

volle alzarsi dal letto quando sentì l'aria pesante, quando capì di dover uscire da lì in qualche modo, non sfiorando lo sguardo del moro. ma la forza da parte sua era davvero minima quasi inesistenze, doveva per forza chiedere aiuto. 

e come se avesse detto per tutto il tempo quello che la sua mente stava pensando,, minho si alzò lentamente e porse una mano al biondo

" ti va di uscire un po'? " 

furono le parole uscite dalle dolci labbra rosee di minho prendendo delicatamente la mano del biondo e poggiandoci le labbra sopra.

𝘀𝗶𝗰𝗸 | 𝗺𝗶𝗻𝘀𝘂𝗻𝗴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora