Capitolo 1

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"Se nascerai uomo ad esempio, non avrai  bisogno di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza..."

Chiusi il libro, non avevo tempo per leggere, tra poco meno di due ore avrei dovuto essere a lavoro e la metro era lenta e spesso in ritardo. Lasciai il divano che si era racchiuso su di me come un comodo nido per incamminarmi verso la mia camera da letto. Appena aprii la porta sentii uno spiraglio gelido provenire dalla finestra semiaperta. Perché dimenticavo sempre di chiuderla? Tirai fuori dall'armadio bianco la mia divisa: gonna al ginocchio blu, calze a rete e camicetta bianca. Se non volevo essere licenziata dovevo arrivare almeno un quarto d'ora prima dell'inizio del mio turno, recarmi da Eliza il nostro supervisore e aspettare che lei ci controllasse ogni centimetro quadrato di pelle. Mai all'hotel si era vista una ragazza imperfetta che serviva i facoltosi clienti: dovevamo essere perfette. Impeccabili. Stetti quindi attenta a non spiegazzare il mio abito, misi nella borsa le scarpette blu con il tacco e raccolsi i miei capelli in una ordinatissima crocchia, lasciando il viso truccato libero. Domani ci sarebbe stata una festa in maschera a cui avrebbero partecipato i "membri delle classi alte", quindi avrei dovuto lavorare ancora di più di quanto facevo solitamente.  Spensi tutte le luci di casa e uscii di casa chiudendo a chiave l'appartamento; non c'era nulla da rubare ma il mio era un quartiere piuttosto mal frequentato e preferivo assicurare ogni porta.  Mi strinsi meglio nel cappotto bianco quando il vento gelido di febbraio mi soffiò contro maledicendo le calze a rete sottilissime. Cercai di non guardarmi intorno, di non notare il degrado. La neve sporca era raccolta in cumuli che bloccavano il passaggio dei marciapiedi mentre lo spoglio parco davanti alla mia palazzina era più un rifugio per tossici che non per simpatici scoiattoli. Tutto intorno a me urlava degrado e mi sentivo quasi imbarazzata nel mio completo pulito e perfettamente attillato. Presi la metropolitana stando attenta a non sedermi sui sedili unticci né a farmi rubare la borsa con dentro le mie preziose scarpe, per arrivare al "Luxury" dovevo fare quindici fermate quindi decisi di fare alcune degli eserciziche mi consigliava Peter per la recitazione. Sta sera ero una donna felice della sua vita,  del suo lavoro e completamente in pace con se stessa. Cominciai con lo stamparmi un sorriso da donna delle pubblicità anni '50 e poi cominciai a tirare fuor dalla borsetta anche un profumo che mi aveva regalato una volta una cliente che foveva prendere un aereo e non poteva portarseli dietro. Si chiamava Christina, era stata la prima persona che aveva incontrato e la prima a farla sentire inferiore. Mi guardava dall' alto delle sue Laboutin e mi diceva con finta generosità "Puoi prendere il mio profumo, non posso portarlo a Londra dai miei genitori."   Ho odiato quel modo di parlarmi ,ma da quel primo giorno in cui ho cominciato a lavorare al Luxury sono stata costretta a sentirlo spesso con un sorriso stampato in viso.

"Spero di non essere in ritardo Eliza..." dissi chinando il capo. " No, sei appena in tempo. Hai intenzione di fare così anche domani? Lo sai che c'é un'importante party di carnevale? Anche domani spererai di non essere in ritardo? Mi chiedo per cosa ti paghiamo..." Non mi sforzai nemmeno di scusarmi, sarebbe stato inutile, Eliza usava tutto il potere che le era stato dato solo per bachettarci e nulla le andava bene. Guai se una di noi cameriere avesse avuto i capelli sciolti, o degli orecchini che non fossero le perle che ci davano in regalo ogni capodanno. Ogni trasgressione era severamente riconosciuta e punita con riduzioni di stipendio. Salutai le mie amiche: Suzy e Gracel. Entrambe portavano come me la divisa e mentre una aveva i capelli intrecciati l' altra ce li aveva raccolti in una morbida coda di cavallo. " Ti sei già fatta bacchettare dal sergente eh Demi?" alzai gli occhi al cielo  " Lo sapete che ci vuole un sacco in metro e non ho abbasatanza soldi da pagarmi un taxi tutti i giorni." Gracel mi sorrise, anche lei abitava molto distante dal Luxury ma lei si aggiustava con la bicicletta e sinceramente non la invidiavo. Con questo gelo non avrei la forza di pedalare per kilometri e kilometri. "Oggi cosa dovete fare?" domandò Gracel " Io sono nelle suite dell'ultimo piano." rispose Suzy " Io devo ancora controllare." "Corri!" mi intimò Suzy, dapevamo benissimo che per Eliza 'ogni secondo é oro! Oro che noi vi ripaghiamo, in minima parte ovvio.' ripeteva spesso la nostra tutor con finta simpatia per noi. Andai verso il registro su cui Eliza scriveva i nostri compiti gionalieri, scorsi il dito fino a che non trovai il mio cognome.

Lovato: Suite Cristal

Strano che mi avesse assegnato un asola camera, solitamente asseganava un intero piano ad una, massiml due persone. Perché aveva deciso di darmi una sola stanza? Certo era l'attico più lussuoso, ma anche gli altri erano sfarzosi e nessuno dei suoi ospiti aveva mai avuto una sola cameriera per un intera giornata.

Stavo per salire con l'ascensore verso l'attico al 40esimo piano quando la voce stridula di Eliza la chiamò.  " Demetria! Aspetta." mi girai verso di lei con un sorriso tirato " Sì?" " Come avrai notato ti ho assegnato una sola suite." annuii senza parlare aspettando che continuasse a spiegarmi cosa avrei dovuto fare. " Nella Suite Cristal é ospitato il signor Andersson..." la guardai imbarazzata, probabilmente doveva essere qualcuno di molto importante se Eliza mi guardava così,  ma proprio mi sfuggiva chi potesse essere questo Andersson. "Non sai chi é Jace Andersson!?" mi urlò quasi nell'orecchio Eliza con gli occhi fuori dalle orbite. " É il figlio di Maximilian Andersson, il terzo uomo più ricco d'America e tutto ciò rende suo figlio uno degli scapoli più ambiti del pianeta!" alzai gli occhi al cielo, ecco un altro figlio di papà che mi avrebbe guarato dall'alto in basso sentendosi in obbligo di regalarmi qualcosa di superfluo e inutile.  Eliza mi schiaffegiò la mano,         "Non osare alzare gli occhi al cielo davanti ad Andersson. " Feci un sorriso tirato e falso finché con uno sguardo che diceva 'ti prego, non fare cazzate.' Eliza mi congedò ed io potei prendere l'ascensore di servizio.

Le porte si aprirono, bussò due volte alla porta aspettando che qualcuno aprisse ma, vedendo he nessuno apriva provò a spingere la porta presa dalla curiosità.  Magari era anche un bell'uomo questo Jace Andersson?

" Salve, sono Demetria e volevo chiederle se aveva bisogno di..." mi bloccai a metà frase.

La stanza era un inferno.

Shakespeare Theatre// Demi Lovato  !IN STATO DI REVISIONE E CORREZIONE!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora