"Mi concede questo ballo, madame?" annuii con poca foga, sapevo chi c'era sotto quella maschera nera; avevo impresso ormai nella memoria quel torace asciutto e abbronzato e i capelli scuri. "Certo signore." Mi tendeva la mano facendo un leggero inchino dandomi una visuale perfetta del viso squadrato e apparentemente liscissimo; sentii il mio cuore sussultare e mi schiaffeggiai mentalmente per il fatto che io potessi emozionarmi così velocemente per una persona che non conoscevo quasi. Mi strinse saldamente la vita e sentii la pelle bruciare sotto le dita lunghe e agili; la sensazione opprimente allo stomaco si rifece sentire, dovevo assolutamente smettere di farmi sempre film mentali del genere. "Ti ho riconosciuto, bimba. Stai bene nei panni di regina, sono solo un po' geloso. Hai gli occhi di tutti addosso." " Ah sì? Dice che mi ha riconosciuto? Perché io non so chi sia lei..." mentii spudoratamente mentre già mi pentivo per la bugia. "Stai mentendo, bambina. Io lo so che mi hai riconosciuto subito." "Ah sì?" chiesi stuzzicandolo "Esatto e non vedevi l'ora di mettermi le mani addosso." Ok, ti stai montando un po' troppo mio caro. Pensai arrossendo mentalmente e fisicamente "É vero, l'ho riconosciuta signor Andersson." "É strano tutto ciò." "Cosa?" "Intendo dire che io di te so solo il nome, neanche il cognome e sto ballando con te." "Non ci vedo nulla di strano; praticamente ogni invitato a questa festa non conosce neanche il mio nome. Sta sera pagano per un ballo con me, domani mi sputeranno addosso di nuovo." lo vidi imbarazzato dalla mia risposta un po' piccante, abbassò la testa quasi dispiaciuto ma dopo pochi secondi riprese a guardarmi negli occhi mentre volteggiavamo nella stanza illuminata dai faretti colorati. "Ma non a tutti gli invitati della festa piaci quanto piaci a me." alzai un sopracciglio cinica, non ero disposta ad essere l'ennesimo giocattolino dell'ennesimo ospite dell'hotel. Avevo smesso di umiliarmi, i soldi li potevo trovare anche in altri modi. "A lei piace l'idea che si é fatto di me. Io non sono la ragazza sottomessa, chiaro?" "Chiarissimo, bambina." "E la smetta di chiamarmi bambina." ridacchiò sommessamente "Quanti anni hai?" "Ventidue." "Quindi sei una bambina, hai idea di quanti ne ho io?" "Direi trentadue?" "Trentasette, c'eri quasi. Hai quindici anni meno di me, quindi sei una bambina." Però, non li porta mica male...pensai quasi compiaciuta per lui. "Eh va bene, sono una bambina. Allora tu non dovresti interessarti a me, sarebbe pedofilia." "Quand'è che abbiamo cominciato a darci del tu?" arrossii per avergli inconsciamente dato del tu "Tu me lo dai dalla prima volta che mi hai vista il tu." Mi aspettavo una sua risposta tagliente, mentre invece semplicemente mi guardò negli occhi e poi diatogliendo lo sguardo finimmo di ballare.
"Ti voglio portare in un posto." disse improvvisamente "Non credo che Maurice mi lascerà andarmene a questo punto della festa..." dissi imbarazzata, non potevo dimenticarmi che quello era il mio lavoro. Mi guardò con un sorriso maliardo "Con tutto quello che ho pagato per ballare con te, potrei anche portarti alle Bahamas."
Alzai gli occhi al cielo, ti eri mica fatta qualche illusione vero Demi? Lui ha pagato il giocattolino e ora vuole giocarci. Povera illusa che sono.
"Vieni quindi?" "Dove dobbiamo andare?" "Non te lo posso dire, é assolutamente una sorpresa."
Un ora dopo.
"É carina la divisa, ma mi aspettavo qualcosa di un po' meno..." "Serio?" domandai retoricamente, se avesse voluto che mi vestissi con un costumino di paillettes avrebbe dovuto portarmi come minimo fino a casa: ovvero un'ora e mezza di metro. Evitai di dirglielo per non mettermi in imbarazzo, odio sentire le occhiate di compassione su di me. "É un po' serio, ma tu rimani bellissima lo stesso..." sorrisi genuinamente, a chi non piacciono i complimenti? "Già, lo so." "Bene, così non dovrò ripetertelo spesso." "No no, ripetimelo pure. Anche ora se vuoi." dissi fingendomi altezzosa, eravamo uscito dall'hotel e i portinai mi guardavano con gli occhi fuori dalle orbite. Probabilmente pensavano che sarei andata a letto con Jace per soldi, dopotutto era normale. Mi arrabbiai con loro, non capivo perché lo pensassero. Ma non era quello ce pensavo anch'io? No. Avevo smesso di farmi umiliare.
"Mi dici dove andiamo?" "Assolutamente no." "E se tu fossi uno stupratore seriale? Se mi stessi portando nel tuo covo da maniaco?" Si girò verso di me con uno sguardo annoiato sul viso, sembrava dire 'ma ci sei o ci fai?'. "Ecco perché continuo a chiamarti bambina." Sbuffai sonoramente, volevo solo sapere dove sarei andata. Salimmo su una macchina nera, non saprei dire la marca, ero salita solo sulla jeep di mio padre quando vivevo in Texas e normalmente mi spostavo con la metro. Non conoscevo le auto e non mi piacevano, per niente. Ci mettemmo nei sedili dietro mentre un uomo era alla guida diretto verso il punto sconosciuto, mi chiesi come faceva a sapere dove andare, ma mi affidai semplicemente alla fiducia verso Jace. Non mi avrebbe mai fatto del male, sono sicura. Sentivo, come il giorno prima nella suite, il suo sguardo addosso e mi costrinsi a non urlargli addosso di smetterla.
"Io non voglio il tuo amore." esclamò ad un certo punto senza che io gli avessi detto nulla. Aspettai che continuasse
guardandomi le mani, che improvvisamente erano diventate molto interessanti. "Io non ho bisogno di nessuno. Non ho bisogno di nessuno, di nessuno." Continuò a sussurrare piano, quasi stesse parlando con la sua coscienza. "Perché me lo stai dicendo? Non ti farei comunque pressioni." Ero quasi delusa, ma non provavo alcun sentimento per quell'uomo e non avrei dovuto comunque essere.
Perché mi stava dicendo che non aveva bisogno di me? Se stava cercando di ferirmi ce laveva fatto.
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Shakespeare Theatre// Demi Lovato !IN STATO DI REVISIONE E CORREZIONE!
Fanfiction"Finalmente avevamo trovato il nostro angolo di infinito da cui guardare le stelle. " Demi é una donna libera ed indipendente che vive a New York, la città dei sogni, dove cerca di ricostruire una vita che le era stata portata via. Imposta la sua n...