Capitolo 3

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"Salve!" dissi verso il vuoto, nessuno rispose. "Signor Andersson?"  ritentai, mi avventurai verso il centro dell'attico dove c'era la stanza illuminata e vidi Jace accartocciato sul divano vicino al bambino dai capelli biondi; erano addormentati vicini e sembravano veramente felici incastati nelle braccia uno dell'altra. Presi una coperta e la stesi sui due ragazzi, non so neanche perché lo feci. Per  lavoro. Mi dissi mentalmente,  ma inconsciamente sapevo che non era solo per quello. Stavo per andarmene quando Jace aprì gli occhi e mi strinse il polso. Mi girai e vidi i suoi freddi occhi azzurri stranamente caldi, forse il fatto che fosse mezzo addormentato le rendeva più vulnerabile: meno l'uomo di potere e un po' più il ragazzo cinico che non crede nell'amore. "Mi lasci il tuo numero?" "Sì. " poi carezzai la sua guancia e aspettai che si addormentasse; spensi tutte le luci e me ne andai. Senza lasciargli il mio numero. Avevo finito di farmi umiliare.

Il giorno dopo

"Ragazzi, attenzione! Insomma, volete stare attenti?" Eliza richiamò l'attenzione di tutti per la quinta volta in tre minuti. Erano le sei e mezza del mattino e da mezz'ora Eliza ci aveva convocati tutti in una saletta sul retro per arlarci della feta di sta sera. Si sarebbe tenuta nel salone grande, una grande festa di carnevale in pieno stile "Veneziano"; niente esagerazioni all'americana, né perfezionismo alla francese. Semplicemente eleganza italiana. Pensando all'Italia mi venne in mente Jace: la sua ex moglie amava tanto il mio paese, forse é per questo che era sembrato annoiato quando ho detto il mio nome. "Come é stato l'incontro con  Mr. Figo Andersson?" mi chiese Gracel subito affiancata da Suzy.  Io alzai le spalle facendo la vaga, non volevo parlare con loro di Jace. Mi sarei sentita colpevole, quasi ome se lo avessi tradito. "Beh é carino, poi ha un figlio dolcissimo. Dovevate vederlo, era così tenero e..." guardai le mie amiche che si lanciavano sguardi annoiati. "Che c'é?" chiesi infastidita. Loro si guardarono un attimo e poi dissero praticamente in coro: "Vogliamo sapere di Jace Andersson, non di Chris." Ah, quindi il piccolo bambino biondo si chiamava Chris. Aspetta... "Come fate a sapere come si chiamava il bambino?" "Dio, Demi ma li leggi le riviste di gossip?" "Poi Eliza era agitata per te e ci ha raccontato che era qui con suo figlio." Spalancai gli ochi come a dire 'Capito'.  Poi Eliza ricominciò a parlare "Voglio Demi, Suzy e Gracel come aiuto per il party planner. Dovrete eseguire tutto quello che lui vi dirà di fare. Fate tutto senza lamentarvi, chiaro?" Annuimmo tutte velocemente, non avremmo potuto fare altrimenti neanche volendo. Dopo che Eliza ebbe assegnato tutti i ruoli noi tre ci alzammo e raggiungemmo il party planner. Era un magro uomo pelato che portava una cravatta fucsia e che gesticolava come un matto. "Cheriè!" urlò l'uomo dalla cravatta fucsia "Sto parlando con te, bella moretta!"  mi girai capendo che stava parlando con me. Spalancai un po' gli occhi e dissi: "Si?" lui mi corse incontro come se fossi ricoperta di miele e lui fosse stato un'ape. "Cheriè! Io tu adoro! Voglio proprio te, sei tu quella che stavo cercando. Sei. proprio. tu." Sorrisi imbarazzata, mi voleva? Uhm...come no. "Scusi ma non capisco..." "Ovvio che non capisci ma cherè! Non ti ho ancora spiegato a cosa servi tesoro. Seguimi, Maurice ha un'idea!" l'uomo che si era appena presentato come Maurice  mi prese per la mano cominciando a trascinarmi. " E noi che dovremmo fare?" domandò Suzy ma Maurice neanche l'ascoltò,  era troppo occupato a strattonarmi il braccio urlando 'Cheriè!  Mon amour!' Arrivammo davanti ad un grande palco quando improvvisamente Maurice si fermò e mi disse con il suo accento francese: "Ti prego cheriè dimmi che sai ballare.." "I-io...sì,  cioè abbastanza.  Ho fatto alcuni corsi di danza, ma non me la sento di ballare davanti a tutti..." "Ma non dovrai ballaree, pasticcino! Io voglio che tu sia la regina della notte!"    "Grazie Maurice, ma io lavoro qui, non posso proprio saltare il lavoro." "Ma tu non salterai il lavoro. Sarai l'anima della festa, farai venir voglia ad ogni uomo di ballare con te e per ogni ballo farai tirar fuori a questi ricconi il portafoglio per sganciare un bell'assegno per 'Save the Children'." Annuii con vigore, sarebbe stato di sicuro meglio che non servire Don Perignon agli invitati. Sempre che Eliza avesse accettato di farmelo fare.

La sera

Maurice mi aveva sballottato per tutto il giorno tra parrucchieri, costumisti e truccatori;  non posso negare di essermi sentita divertita e forse anche felice. Eliza era stata subito d'accordo  con Maurice e stranamente mi aveva lasciato nellle sue mani. Ora ero dietro a un tendone rosso che divideva il palco dalle quinte e sentivo la voce di Maurice urlare al microfono per ittenere un po' di silenzio. " Signori e signore, ora da questa tenda usciranno il re e la regina di Carnevale! Se volete un ballo con i reali dovrete dare un assegno per 'Save the Children' mi raccomando siate generosi!" partì la musica e il "re" mi diede il gomito al quale mi appoggiai volentieri. "Ecco a voi il re e la regina, madame e monsieur!" Noi uscimmo e fu uno scroscio di applausi, avevo tutte le luci rosa (avevo capito che questo colore piaceva molto a Maurice) puntate negli occhi e non vedevo nulla. Avevo solo la luce negli occhi e la musica nelle orecchie. Il mio 're' mi prese per il braccio e comiciammo a ballare come avevamo provato tutta la giornata. Fu piuttosto facile e da quel momento ci separammo; non stetti ferma nenache per una canzone. Non avrei potuto rifiutare un ballo neanche se avessi avuto le gambe di gelatina e il fiatone. Si susseguirono per almeno due ore diversi uomini tutti mascherati in modi conpostamente scherzosi. Per tutti era d' obbligo la giacca nera e i più spiritosi avevano anche messo una maschera piumata o cosparsa di brillantini. Le donne invece si sbizzarrivano nei loro costumi enormi e pomposi; i colori erano sgargianti e i lustrini non mancavano mai all'appello. Sembrava quasi una gara a chi avesse più roba addosso, chi avesse più piume e paillettes.  Le vedevo tutte come delle ridicole donne in abiti ridicoli, poi mi ricordavo che anch'io avevo un ridicolo abito e allora mi vergognavo per me stessa. "Mi concede l'onore di questo ballo, madame?" speravo che almeno per un secondo qualcuno mi avrebe ignorato, invece un altro mi stava chiedendo di ballare. Alzai il viso giusto il poco per accorgermi che quell'uomo non era uno qualunque bensì Jace.

Shakespeare Theatre// Demi Lovato  !IN STATO DI REVISIONE E CORREZIONE!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora