Capitolo 5

161 19 0
                                    

Mi aveva urlato addosso che non aveva bisogno di me proprio dopo avermi rapita dalla festa e avermi caricato in una machina per andare in un posto di cui non sapevo nulla.

Persona molto coerente devo dire...

Mi accorgo che stiamo arrivando a West Village a causa delle numerose curve e degli strani giri che l'autista sta facendo. É uno dei miei quartieri preferiti, il quartiere degli artisti,  con tutti i suoi viali alberati e le casupole colorate ben diverse dai grattacieli di Manhattan e dalle case di periferia.

"Scusa." sussurra quasi a se stesso. "Non importa." mi costringo a rispondergli, non ho intenzione di ferirlo. "Io non so cosa mi é preso...cioè lo so...ma...ugh!..scusa." mi avvicino un po' a lui sul sedile dell'auto e poso la mia mano sul suo ginocchio sentendolo irrigidirsi. "Non mi interessa, capita." Mi sorride con poca foga e il resto del.viaggio passa in un tranquillo silenzio riappacificante.

-----

"Ecco qui!" mi giro verso di lui mentre indica una casa distrutta le cui porte e finestre sono bloccate da assi inchiodati di traverso. Doveva essere stato veramente un bell'edificio a suo tempo,  quando i muri erano ancora tutti verniciati e le girlande di pietra intorno alle finestre erano tutte intere. Ma ora come ora sembrava solo un ammaso di macerie, non so perché mi aveva portato in questo posto. Non era male, certo, ma poteva esserci di meglio... Non capivo perché mi avesse portato qui, adoravo questo quartiere ed ogni sua perfetta stranezza, ma visitare una vecchia casa mi sembra troppo...

"Ti piace?" chiese con occhi speranzosi, sembrava un bambino ora che lo guardavo meglio, un bambino con degli splendidi occhi glaciali e capelli neri.

"Deve essere stato molto bello, peccato che sia stato così trascurato." Mi fece un sorriso a trentadue denti che mi fece un po' impressione , quest'uomo é capace di cambiare umore in dieci minuti!

"L'ho comprato." mi disse fiero. "Bene, cosa vuoi farci?" mi guardò sbalordito come se fosse più che chiaro quello che ci avrebbe fatto. "Io non ci farò proprio niente." cominciò "Ma tu...lo trasformerai in un teatro!"  Mi girai di scatto fulminandolo con lo sguardo.

Ah certo perché io non ho niente da fare...

"Scusa ma proprio non capisco..." si girò verso di me spazientito "Io ho comprato questo palazzo perché voglio che diventi il nuovo Broadway! E tu lo trasformerai, insieme a me!"  "Perché? " "Cosa perché?" "Perché proprio io?" "Mi é giunta una voce che tu adori il teatro e la musica perciò ho pensato..." "Beh hai pensato male." lo interrupi bruscamente. "Io devo lavorare e non ho tempo per   avviare un teatro. Non ho soldi, non ho tempo e non ho voglia."

Mi guardò con una smorfia triste sul volto, apparendo sempre più simile ad un bambino. "Io lo so che ne hai voglia, ti prego fallo per me." "Ma tu non hai bisogno di me." risposi acida riprendendo ciò che mi aveva detto in auto, forse non aveva veramente bisogno di me, ma lo sguardo che fece tradì il contrario.

Ma non potevo far nulla per rimangiarmi le parole; ormai avevo tirato la bomba.

Il giorno prima

Jace's POV

Appena era entrata nella mia stanza quella ragazza dagli splendidi capelli acuri mi era salita alla gola un'irrefrenabile voglia di toccarla. Ma non brutalmente, avrei voluto accarezzarla, passare le dita tra quei meravigliosi capelli e sulle labbra a forma di cuore. Dire che ero stato folgorato era poco, con la sua sola presenza un uragano si era mosso al mio interno e allora avevo capito che era lei. Era lei di cui avevo bisogno.

Chiamai la mia segretaria, la signorina Jansen. "Salve signor Andersson,  di cosa ha bisogno?" "Voglio che tu scopra tutto quello che puoi su una ragazza,  Demetria, che lavora al Luxury. Tutto quello che trovi, anche il nome del suo cane se lo trovi." immaginai la mia segretaria annuire sorridente, spesso le chiedevo di trovarmi informazioni sui miei avversari politici o su altri uomini d'affari ma mai l'avevo fatto con una donna. "Farò il più presto possibile." "Ciao." "Salve signore."

Poco meno di unora più tardi mi arrivò un fascicolo via e-mail sul laptop chiamato "Demetria Devonne Lovato" era composto da poco meno di tre pagine, sembrava quasi che non avesse fatgo niente in tutta la sua vita.

Che nome buffo, per una ragazza così bella.

"Nata il 20 Agosto 1992 ad Albuquerque in Texas."  Texana quindi,  mi piace.

Saltai tutta la parte sulla sua infanzia fino ad arrivare al suo presente.

Vive nel Bronx da sola in un palazzo di una tale Madame Bouvarie. Ok che ora il Bronx non é più il brutto quartiere che era un tempo ma resta comunque un posto per delinquenti.

Frequenta un corso di recitazione e canto serale. É un artista quindi la bella Demi, eh?

E così finiva tutto il fascicolo su Demi, insomma su di lei non si sapeva nulla, poco della sua famiglia, un po' sulla sua vita e il fatto che le piacesse l'arte.  Tutto qui, questo mi sorprendeva, solo chi ha le conoscenze giuste  può far scomparire in questo modo le proprie traccie e a questo punto mi chiedo chi sia veramente la donna che mi ha incantato il cuore.

Shakespeare Theatre// Demi Lovato  !IN STATO DI REVISIONE E CORREZIONE!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora