Capitolo 15

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Da quasi due giorni non vedevo Jace, mi dispiacque molto al pensiero di vederlo triste e in pensiero per me. Ma dovevo fare chiarezza con il mio passato per vivere al meglio il mio presente. Il teatro a questo punto doveva essere già pronto e tra una settimana avremmo dovuto fare l'inaugurazione: chissà come la organizzeremo, mi domandai. Decisi di chiamare Jace, non avevo intenzione di sbucare a casa e magari fargli pure prendere un infarto. Non potevo proprio; già non sapevo se mi avrebbe perdonato il fatto di essere sparita per tre giorni. Lasciai squillare il telefono tre volte e alla quarta, quando stavo  per  mettere giù una voce stanca rispose: "Pronto?" non aveva visto il nome. "Jace..." sussurai spaventata della sua reazione. "Dio Demi dove sei?!" mi urlò sollevato "Sono sotto casa..." "Aspettami scendo, ti prego non andartene via di nuovo.Ho bisogno di te." sentii una stretta al cuore, lui aveva bisogno di me ed io non c'ero. Fuggivo davanti ai problemi; non avevo ancora richiamato Andy e non avevo intenzione di farlo. Non so neanche perché la sua dichiarazione mi abbia fatto andare fuori di testa; avrei potuto fare molte altre cose e invece ero ricaduta nell'alcol. Bella merda...

Mentre ero ancora immersa nei miei pensieri Jace mi si gettò addosso senza il minimo ritegno stringendomi in una morsa dolorosa ma piena di amore. "Demi, hai idea di quanto mi sei mancata?" mi sussurrò tra i capelli aspirando a fondo il nostro contatto. Strinsi le dita nella sua maglietta cercando di mantenere il più a lungo possibile di tenerlo stretto. Avrei dovuto dirgli tutto al più presto o sarei scoppiata. "Scusa,  non ti lascerò mai più. Lo giuro." non parlammo neanche,  semplicemente le nostre bocche si unirono in un bacio che lanciava scintille da tutte le parti. Non era più il semplice bacio lieve prima di andare via, né quello passionale dell'amore. Era solo un bacio che rivendicava un possesso: 'tu sei mio e sei tutto ciò che voglio.' ecco cosa diceva il nostro bacio: ti voglio. Dio, quanto mi erano mancate quelle spalle, quegli abbracci, quel profumo...Solo dopo che sei stato a lungo distante da qualcosa ne puoi apprezzare a pieno lo splendore. Amavo Jace e non avevo più motivo di nasconderglielo. "Ti amo." sussurrai appena ci staccammo. Non avevamo bisogno di nient'altro.

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"Ti devo raccontare un po' di cose..." dissi piano mentre eravamo abbracciati a letto. Non mi rispose per qualche secondo e quasi sperai che stesse dormendo. "Che cosa?" "Perché me ne sono andata,  per esempio." "Non mi interessa, adesso sei qui e non impor..." "Importa a me, non voglio avere segreti. Non più." Lo sentii annuire e prendere un respiro profondo come a darmi  il via. Gli raccontai tutto scendendo ancora di più nei particolari di quanto avessi osato fare con mia mamma o chiunque altro. Non si arrabbiò e tentò di non interrompermi mai, neanche quando provai a spiegargli come portavo i soldi a casa. Non volevo pensasse male di me, ma io avevo bisogno di tornare ad essere leggera. Niente più inganni o mezze verità.

"E questo  é tutto..." Jace prese un respiro prima di parlare e, anche se sapevo che avrebbe detto qualcosa di gentile, avevo paura della sua reazione. "Non dovrai mai più fare cose del genere. Da oggi in poi ti proteggerò ionda qualunque cosa." mi strinsi di più al suo petto abbracciandolo maggiormente, era la prima persona al mondo che me lo diceva. Neanche mia mamma mi aveva mai detto che mi avrebbe protetto contro qualunque cosa; solo Jace. A quanto pare Jace era la mia prima volta in molte cose.

"Mamma!" sentii urlare quando entrai nella cucina. Mamma? E da quant'é che Chris mi chiama mamma? Comunque non mi formalizzai troppo e mi chinai per prenderlo in braccio. In fondo ci volevamo bene, io ero stata l'unica donna che avesse mai vissuto con lui e suo padre da quando poteva ricordarlo. Si appoggiò sulla mia spalla mentre io lo abbracciavo, come faceva solitamente quando lo tenevo in aria cominciò a giocare con i miei capelli attorcigliandoci le dita intorno. "Dove sei stata?" "Dovevo incontrare mia mamma e mia sorella, Chris." "E perché ci hai lasciato da soli?" "Perché ero triste..." "E perché eri triste?" mi chiese corrucciato il piccolo bambino biondo. Mi aveva messo in difficoltà, chiaramente. Cosa potevo raccontargli? Che mi era crollato il mondo addosso dopo che un mio amico mi aveva confessato il suo amore?Che mi ero rifugiata in un bar in cui non ricordo minimamente come ho potuto passare le mie ore? Fortunatamente ad aiutarmi a dribblare la domanda arrivò Jace esclamando a suo figlio: "Non sei felice che Demi é tornata?!" Chris sorrise arricciando il naso. Era un bambino bellissimo, simile al padre ma al contempo più delicato e aggraziato prometteva di essere un ragazzo bellissimo. "Sono felice, ma mi é mancata mamma." "Mamma?" chiese Jace assumendo una buffa espressione. Neanche lui se l'aspettava. "Sì, mamma." continuò aggrappandosi ancora di più alla mia spalla sempre con una mano nei miei capelli. "Allora, mamma..." cominciò Jace rivolgendosi a me scherzosamente "Quand'é che la fissiamo quest'inaugurazione?" "Presto, Andersson, presto." Ridendo ci avviamo verso la cucina, se qualcuno si fosse preso la briga di fotografarci in quel momento saremmo apparsi come una famiglia felice e spensierata.  Una famiglia che si ama davvero.

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Jace urlava al telefono e tutti nello  studio sentivano che quell'uomo imperturbabile che si affaccendava a risolvere ogni problema finanziario con incredibile freddezza stava pernperdere ogni controllo di sé. Urlava e nessuno sapeva chi era quella persona che era riuscita a far arrabbiare un uomo del genere. Intanto Jace girava per la stanza mordendosi la guancia fino a farla sanguinare. Margaret riusciva a dargli sui nervi come poche altre persone riuscivano a fare: sua madre e suo fratello Joel erano tra i fortunati. Poi ovviamente c'era Demi,  ma con lei eranuna cosa diversa, perché ogni volta che lo faceva innervosire c'era qualcosa che attenuava la situazione e gli lavava ogni collera di dosso. Forse era semplicemente il forte affetto, o quel dispiacere che si leggeva negli occhi di Demi quando lui alzava la voce. Sfumature che trasformavano Demi in una creatura da amare e non solo da desiderare. "Te lo ripeto. Non puoi venure da un giorno all'altro. Non puoi pagare un avvocato." "E invece verrò,  sono già in volo." rispose una voce squillante ma fastidiosa dall'altro capo del telefono.  "E vieni pure! Così conosci la donna che Chris chiama mamma." Dall'altra parte del telefono Margaret non si sforzò neanche di rispondere ma chiuse il telefono in faccia ad un Jace infuriato. Con un urlo chiamò la sua segretaria e le chiese di andare a prendere Demi, dovunque si trovasse, perché doveva arrivare il più presto possibile in ufficio. Margaret era venuta a rivendicare il suo possesso su Chris e Jace non era sicuro che sarebbe riuscito a non saltarle addosso senza vicino a trattenerlo la calma di Demi.

"Subito signor Andersson." disse convinta la ragazza dai capelli rossi, non poteva permettersi di deludere il suo capo quando era così furioso.

Mezz'ora dopo

La segretaria di Jace mi chiamò tutta agitata dicendomi che mio marito era furioso e non  la smetteva di urlare al telefono e aveva espressamente chiesto di lei. Corsi subito all'enorme edificio, tanto non avevo voglia di passare ancora del tempo con il capo cantiere che diligentemente mi stava illustrando ogni piastrella decorativa del teatro.  Amavo l'aspetto finale di quell'edificio, era così confortevole e profumava di sogni realizzati e che presto si sarebbero realizzati. Quando arrivai alla 'Andersson & Co.'  corsi su per le scale fino ad arrivare all'ultimo piano, purtroppo l'ascensore era occupato e dovetti correre come una matta e quando arrivai al piano dove lavorava Jace ero uno straccio. Bussai alla porta nera sotto indicazione della segretaria: aveva detto che Jace le aveva lanciato un fascicolo in faccia poco prima per essere entrata senza bussare. Non volevo un fascicolo in faccia anch'io,  no grazie. "Chi é? "urlò burbero Jace, ok era irritato. Entrai sperando di non ricevere un mattone in faccia e mi parve quasi di vederlo sollevato quando arrivai. "Ci hai messo tanto." constatò poco amichevolmente "Amore, non posso volare. Sai ci sono i semafori e..." "Scusa. Scusa." disse acido Jace per fermarmi, io intanto stavo tentando di non andare in bestia. "Per cosa sei preoccupato?" domandai avvicinandomi. Lui abbassò gli occhi e sospirò rumorosamente. "Questo pomeriggio arriva la madre biologica di Chris...." "Margaret?" lui annuì scocciato. "E porterà con sé i due assistenti sociali, credo che tenterà di metterci i bastoni tra le ruote in ogni modo possibile e...se perdessi Chris io...io, non so." mi inginocchiai vicino a lui accarezzandogli il viso. "Non lo perderemo, tu conosci tanto di me e io di te. Cosa potrebbero chiederci per metterci in difficoltà?" Jace annuì stancamente e mi posò una mano sul ginocchio. "Non mi lasciare Demi."  Avvicinai il viso al suo per baciarlo piano. "L'abbiamo giurato. Finché morte non ci separi."

Shakespeare Theatre// Demi Lovato  !IN STATO DI REVISIONE E CORREZIONE!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora