9 capitolo - INDISTRUTTIBILE

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Come una foglia che plana dolcemente a terra, Olly Murs si lasciò cadere sul letto di casa sua. Era completamente distrutto. La settimana più lunga della sua vita: apparizioni televisive, in radio e concerti in giro per sporadiche città l'avevano stancato più del previsto. Un costante mal di testa gli premeva, adesso, vicino alla tempia. Mentre pensava vagamente di prendere un'aspirina, il cellulare gli tremò nella tasca dei jeans e sbloccandolo notò che era un messaggio di Hayley:

Ehi, Olly come stai? Sei sempre in giro eh, è un po' che non ci vediamo... Immagino che sia stanchissimo, ma mi sei mancato lo stesso :P. Adesso fatti una bella dormita. Ci vediamo presto, baci.

Olly sorrise allo schermo dell'Iphone e digitò velocemente il testo di risposta:

Lee, mi sei mancata anche tu. Ho solo bisogno di un lungo sonno, sono distrutto. Ti prometto che ci vediamo presto. Olly.

Il ragazzo gettò il telefono sotto il cuscino, appoggiò la guancia su di esso e si addormentò, subito e senza neanche svestirsi.

La mattina dopo si svegliò dal suono martellante del cellulare, che suonava proprio sotto al suo orecchio, insistentemente. Sbuffò e provò a ignorarlo, ma quello continuò a suonare, cocciuto. Sbadigliò e rispose alla chiamata, gli occhi aperti a malapena e i capelli castano biondo scompigliati. Ci passò una mano per dargli una sistemata.

«Pronto» borbottò Olly scocciato.

«Ehi, Olly sono Harry! Amico, stavi ancora dormendo?» La sua voce squillante gli perforò i timpani e si allontanò con una smorfia dall'apparecchio. Guardò l'ora: segnava le 9,36, il sole era già alto da un pezzo. Aveva dormito per dodici ore filate.

«Già... Dimmi Harry»

«Olly, alzati da quel letto e vestiti. Oggi abbiamo diversi appuntamenti in agenda» gli comunicò sfogliando qualcosa al di là della cornetta. Forse proprio l'agenda.

"Oh, ti prego, anche oggi no" pensò Olly.

«Harry, non puoi rimandarli? Oggi non mi sento molto bene, sono stanchissimo. Facciamo un altro giorno, dai»

Harry, leggermente seccato, decise di acconsentire. Aveva lavorato come un pazzo, un giorno di pausa non avrebbe ucciso nessuno.

«E va bene, d'accordo, ma solo per oggi. Il tuo tour comincia tra pochi mesi e non c'è tempo da perdere. Ma per oggi te lo sei meritato»

«Grazie Harry... Ci vediamo, allora» e riagganciò. Felice alla prospettiva di avere davanti a sé dodici ore assolutamente libere, Olly si stiracchiò e dandosi una spinta con le gambe scese dal letto. Si sentiva carico e pimpante, fresco e riposato. Si sentì un po' in colpa per la mezza bugia raccontata a Harry, ma non ci pensò su troppo. Quella lunga dormita non gli aveva fatto altro che bene. Dopo essersi lavato e aver fatto una colazione veloce, si vestì e decise di uscire con Hayley, erano tre giorni che non la vedeva. Gli era mancata moltissimo. Olly aveva capito ormai da tempo che era entrata nella sua vita per non uscirne mai più. E lui voleva dirle tutto e nel migliore dei modi. Voleva portarla in un posto speciale.

Fischiettando, chiuse la porta di casa e imboccò il vialetto diretto alla sua auto che sfanalò quando Olly l'aprì con il telecomando a distanza e si diresse verso Hortley Road numero 16.

Saltellando da un piede all'altro dall'eccitazione, Olly suonò al campanello di casa di Mac e Lee. Si sentiva di buonumore e al tempo stesso nervoso. Quel giorno avrebbe potuto essere il giorno in cui tutto sarebbe cambiato e sarebbe dipeso solo da lei. In meglio, certo, o in peggio. Poteva finire tutto. Tutto poteva crollare in pezzi, il suo cuore sarebbe crollato se fosse andata male. Poteva finire tutto o poteva incominciare. Sarebbe stata lei l'artefice del suo destino.

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