22 capitolo - DESTINAZIONE

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Il loro aereo atterrò alcune ore dopo. Le ruote, nel frenare, fischiarono e stridettero sull'asfalto della pista baciata da un sole accecante. Olly, guardando fuori dall'oblò condensato, osservò  tutta la lunghezza della pista che gli causò l'effetto ottico simile alla strada bagnata. Le ali del bestione svoltarono insieme a tutto il corpo uccellesco dell'aereo e in quel momento si percepì il sollievo generale dei passeggeri di essere finalmente arrivati a destinazione. 

Prego, signori passeggeri, slacciarsi le cinture di sicurezza. Grazie per aver viaggiato con  la nostra compagnia e per aver scelto il volo A5HF2. Il pilota e l'equipaggio vi augurano una buona permanenza.

La voce metallica si spense nel ronzio delle casse. Olly si voltò verso Hayley che sonnecchiava a bocca leggermente aperta sulla sua spalla. Le scosse piano la spalla, emozionato. «Hayley» la chiamò. «Svegliati, amore». La ragazza aprì gli occhi, confusa, poi vedendo il tramestio dei primi passeggeri che si accingevano a tirare giù i propri bagagli a mano, venne presa da una sorta di agitazione. «Accidenti» disse stropicciandosi gli occhi. «Che ore sono?» «Manca poco alle sette. Io comunque farei scendere tutti» rispose Olly sorridendo e osservando la grossa fila lungo il corridoio. Hayley annuì e tuffò di nuovo il viso nell'incavo tra la spalla e il braccio di lui. Si trovavano davvero a Dubai. Era così fantastico che le venne voglia di cantare. «Ci credi che non so ancora che dire? Cioè, non, non so davvero più come ring...» Olly la interruppe. «Hayley me lo avrai ripetuto un migliaio di volte da quando siamo partiti. Non mi è costato nulla, lo sai. Con i soldi che guadagno posso permettermelo». Hayley lo sapeva. Ma le dispiaceva comunque che i suoi soldi guadagnati con gli album e i concerti finissero spesi per grande, grandissima parte per un viaggio del genere, per lei. «Lo so» sospirò infine. «Quanto sei testardo, è impossibile farti cambiare idea». «Esatto. Felice che tu abbia capito» gongolò tutto soddisfatto. Si alzarono e cominciarono a prendere i loro bagagli per uscire dall'aereo lungo la fila che a quel punto si era fatta esigua.

Arrivarono all'hotel (rigorosamente 5 stelle, Olly non si era fatto mancare nulla per loro) tramite un taxi preso all'uscita dall'aeroporto. Il tassista, un ometto color caffellatte, con un paio di baffi neri e un'espressione seria, si fermò di fronte all'ingresso dapprima lastricato in pietre lisce e che poi lasciava posto ad un tappeto rosso che si stendeva fin dentro il lussuoso albergo. Hayley, affascinata, rovesciò la testa in alto come una bambina, e lesse l'insegna gigante scritta in corsivo: The Address Downtown Dubai. Aveva detto Olly che le recensioni trovate su Internet erano molto buone e vedendolo lì, di fronte a tutta la sua modernità, Hayley pensò che non potesse non essere vero. Il portiere li salutò gentilmente in inglese e aprì loro il portone. Si ritrovarono di fronte ad un salone immenso: c'erano tavolini elegantemente agghindati sulla sinistra, poltroncine di velluto ed enormi te nde di un materiale simile a seta raccolte ai lati per mostrare un'ampia vetrata luminosa che raccoglieva il calore del sole proveniente dal deserto. Facendo molti passi avanti, Olly e Hayley notarono che la vetrata dava sulla piscina, dove alcuni ospiti stavano ancora crogiolandosi. Poi, cone ricordandoselo all'improvviso, Olly tolse gli occhi da tutta quella magnificenza e si diresse verso un grosso, lucido banco in mogano per il check-in. «Salve» esclamò l'uomo di fronte a lui con fare sofisticato. Dalla targhetta che spuntava dal taschino il ragazzo riuscì a leggere il suo nome, Amir. Il cognome lo trovò illeggibile. «Benvenuto nel nostro hotel. Come posso aiutarla?» Diamine, parlava un inglese perfetto, senza grinze né imperfezioni. Olly si sentì un po' impacciato da tanta cortesia ma la sua risposta venne fuori senza tremori. «Mmh, salve, avrei una prenotazione a mio nome. Murs». L'uomo annuì e inforcando gli occhiali cominciò a scorrere sul computer quella che Olly pensò fosse una lista di nomi. «Murs, sì. Una prenotazione per due» constatò e Olly annuì. Hayley, che nel frattempo si era avvicinata, guardò incuriosita l'uomo, il bancone e, cazzo, tutto quel bendidio non riuscendo a non sorridere a Olly. «Carte d'identità, prego, signori». Olly tirò fuori dalla tasca posteriore dei jeans il portafoglio e allungò la carta d'identità ad Amir nello stesso istante in cui lo fece Hayley. Con un'occhiata veloce l'uomo controllò i documenti e segnò qualcosa al computer. Poi si rivolse a loro. «La camera 215 è pronta per voi. Quinto piano. Riguardo la colazione, comincia alle otto e  pranzo e cena alle 20:00. Vi chiamo un facchino per i bagagli». Premette la radiolina che aveva all'orecchio e borbottò qualcosa di incomprensibile, forse in arabo. Qualche minuto dopo un giovane facchino uscì dall'ascensore, vestito da capo a piedi con un uniforme verde bottiglia. Con un educato "buonasera" caricò i loro bagagli su un carrello che poi trasportò nell'ascensore, enorme pure quello. «Ecco a voi le chiavi. Buona permanenza, signori» fece l'uomo della reception e con un sorriso di cortesia, li congedò. Olly non fece in tempo a dire grazie che l'uomo si era di nuovo immerso dietro lo schermo del computer. Insieme al facchino salirono di qualche piano sull'ascensore, Olly e Hayley che si scambiavano occhiate impazienti. Quando scesero attraversarono un lungo corridoio e a circa metà si trovava la loro stanza, o per meglio dire suite. Il facchino, con un'efficienza invidiabile, tirò fuori dal taschino una carta che fece scorrere in una fessura di un apparecchio di metallo accanto alla porta e quella, con uno scatto piacevole, si aprì. Si ritrovarono immersi in un lusso senza parole, senza se e senza ma per descriverlo: tende bordeaux, un letto matrimoniale grande con una testiera morbida, lenzuola di lino, tv al plasma e due tavolini in una piccola stanza attrezzata a salotto. Il bagno poi, conteneva doccia grande quanto un ufficio con sauna e bagno turco, vasca idromassaggio, piastrelle in marmo color terra di Siena. Tutto riccamente decorato, disseminate qua e là c'erano saponette profumate. Hayley era senza fiato, si trovava in un paradiso senza precedenti. Il facchino scaricò diligentemente i loro bagagli e chiese se avessero bisogno d'altro. Alla risposta negativa di Olly, uscì dalla suite con un sorriso cordiale. Hayley si lasciò cadere sul letto, morbidissimo, sentendosi quasi sopraffatta da tante meraviglie.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 22, 2015 ⏰

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