8 capitolo - QUELLO CHE VOGLIONO TUTTI

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Olly camminava. Camminava per le strade della sua infanzia, nell'Essex, riconobbe il pub che era solito frequentare con gli amici, la sua vecchia scuola elementare, la biblioteca del paese e la casa dei suoi, la stessa in cui aveva abitato fino a qualche anno fa. Non seppe perché, ma doveva continuare a camminare e lo fece, il bavero del cappotto alzato mentre il vento gli frustava i capelli. Improvvisamente si ricordò che doveva tornare da Hayley, il bisogno era divenuto impellente. Così, tornò indietro fino alla casa dei suoi e la vide, sotto il portico di casa sua, seduta sui gradini e con la testa tra le mani. Perplesso, Olly puntò verso di lei e un fiotto di felicità lo riempì quando lei alzò il capo e, incrociando lo sguardo con il suo, sorrise. La ragazza fece per alzarsi e raggiungerlo, Olly quasi corse verso di lei, il bisogno di vederla acuito al massimo. Ma si sentì i piedi bloccati al cemento e, stupefatto, abbassò lo sguardo ritrovandosi nell'acqua fino al petto. Inorridito dalla situazione scalciò e provò a stare a galla, ma più si agitava e più l'acqua non assecondava i suoi movimenti. Olly si guardò attorno disperato e urlò il nome di Hayley. Questa volta i suoi occhi marroni non incrociarono i suoi: c'era solo un'immensa distesa d'acqua, come un oceano, e Olly non riusciva a nuotare. La chiamò ancora, Hayley, ancora e ancora ma da lei non ci fu risposta. Si dimenò come un forsennato nel tentativo di liberarsi della morsa dell'acqua e quando stava per perdere le speranze vide un puntino, proprio di fronte a lui, che si sbracciava per provare ad attirare la sua attenzione. Riconobbe il suo nome urlato anche a distanza di chissà quanti metri.

«Hayley! Sono io!» urlò disperato e al tempo stesso sollevato. «Non muoverti, arrivo!»

Provò a fare un paio di bracciate verso la sua direzione, desiderava disperatamente raggiungerla, ma si sentiva le braccia pesanti e le gambe ancora ferme, bloccate. Gridò di nuovo e anche Hayley si sbracciò di più. Anche lei gli urlò qualcosa.

Provò di nuovo e di nuovo fallì. Si arrabbiò, gridò, scalciò, imprecò, ma non servì a niente.

Galleggiava, e basta.

Olly si svegliò improvvisamente sentendo qualcuno che tirava la tenda della stanza e lasciò entrare il sole. Le lame di luce gli ferirono gli occhi e nascose il viso tra i capelli di Hayley.

Dio, era accanto a lui. Era qui. Cercò di calmare il battito del cuore.

«Svegli ragazzi, che è mattina! Olly, non sapevo che avresti dormito qui» esclamò la voce squillante di Mac, a braccia incrociate di fronte a loro. Li osservò per un attimo con uno sguardo interrogativo. Olly si guardò intorno, disorientato, e ancor più confuso nel vedere Hayley accoccolata a lui, una mano che stringeva un lembo della maglietta e l'espressione imbronciata. Mugolò piano, e si voltò su un fianco. Gli si era addormentato un braccio e delicatamente lo tolse da sotto il collo di Hayley.

«Ma che ci faccio qui» biascicò Olly con la voce impastata di sonno, stropicciandosi gli occhi.

Mac scoppiò a ridere.

«Ehi, bell'addormentato, non ti ricordi che ieri sei venuto a mangiare la pizza? Credevo te ne fossi andato da un bel po' d'ore, è una sorpresa trovarti qui Murs». Sembrò terribilemente imbarazzata quando pronunciò l'ultima frase.

Olly la guardò, curioso, mettendosi a sedere sul materasso e cercando di metterla a fuoco.

«Non abbiamo dormito insieme in quel senso, Mackie. Non preoccuparti, siamo amici» spiegò con un mezzo sorriso. Non la biasimò per averlo pensato, sarebbe venuto in mente a chiunque nel vederli abbracciati da addormentati.

Mac alzò gli occhi al cielo.

«Mackie... Okay, d'accordo. Ti prendo in parola» lo minacciò sorridendogli. Olly alzò le mani scoppiando a ridere, in segno di resa.

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