21 capitolo - DUBAI

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Olly e Hayley erano sulla strada di casa. Spensierati come non mai, come se niente al mondo potesse buttarli giù. Ed era vero. Tutto andava così bene da non sembrare la realtà.

«Posso fermarmi per un po' da Mac? È qualche giorno che non la vedo» disse Hayley, mentre il vento fresco proveniente dal finestrino aperto le sbatteva i capelli sul viso. Guardò Olly che guidava a velocità sostenuta lungo l'autostrada. Aveva lo sguardo sereno ma era nervoso per la sorpresa che le avrebbe, o meglio, le avrebbero organizzato lui, la sua famiglia e i genitori di lei, per il compleanno. Cadeva proprio il giorno dopo e Olly desiderò che fosse tutto perfetto. Il pensiero che anche una singola cosa, organizzata così minuziosamente, potesse andare storta lo rese ancora più agitato. Cominciò a tamburellare sul volante.

«Allora?» chiese di nuovo Hayley, riscuotendolo dai suoi pensieri. «Sì, okay. Non c'è problema» rispose il ragazzo, con un tono di voce vago che insospettì Hayley. Ripensò a quando gli aveva detto che intendeva passare il compleanno andando in pizzeria e al suo sì condiscendente e al modo in cui si era trattenuto dal sorridere. A che diamine stava pensando? Le stava nascondendo qualcosa? Se sì, voleva saperlo. Le era sempre piaciuto togliersi lo sfizio della sorpresa, era troppo curiosa e la sua curiosità prevaleva, alle volte. Cercò quindi di estorcergli informazioni mettendolo sotto torchio. «Allora...» cominciò agitandosi sul sedile e puntandogli contro gli occhi scuri. Olly ricambiò lo sguardo sorridendo mite.

«Allora» ripeté lui.

«Sei d'accordo di uscire fuori domani?»

«Perché non dovrei?»

«Uhm, e mi hai già fatto il regalo?»

«Sì»

«Cos'è?» incalzò Hayley.

Olly alzò gli occhi al cielo. «Sai che non posso dirtelo, amore. Comunque, è una sciocchezza, tranquilla. Non ho avuto il tempo di fare un regalo elaborato». Murs, meriti il primo premio per la miglior bugia mai detta, pensò. Hayley non poté fare a meno di intristirsi un po' per la leggerezza con cui Olly stava parlando del suo compleanno. Non essere egocentrica, si disse. Non ci sei solo tu nel suo mondo. Ma in fondo era comunque il suo compleanno. Avrebbe voluto più, -che so-, dolcezza? Guardò fuori dal finestrino, seccata, e Olly, con la coda nell'occhio, se ne accorse nascondendo a stento una risatina. Come poteva pensare che gliene importasse così poco del suo compleanno? Dio, il giorno in cui è nata. Avrebbe voluto festeggiare quel giorno tutti i giorni dell'anno e ringraziare. Se non fosse nata chissà con chi sarebbe Olly, in quel momento. Hayley si voltò verso di lui e provò di nuovo.

«Non mi stai nascondendo qualcosa? Sei strano, ultimamente». Accidenti, quella ragazza aveva l'occhio lungo. Fiutava le situazioni spinose peggio di un cane da tartufi. Era anche per questo che l'amava. Sapeva osservarlo come nessuno aveva mai fatto. «Come avrei potuto organizzare qualcosa? Harry mi sta alle costole, dopo quest'ultimi giorni vorrà che mi rimetta in carreggiata. Non posso stare troppo lontano dalla musica, mi capisci?» fece Olly, cercando di essere il più serio e convincente possibile. Lei lo guardò stringendo le labbra e annuì. Certo che capiva, anche se all'inizio aveva fatto fatica. Il suo regalo di compleanno l'aveva appena vissuto nella loro piccola fuga nell'Essex. Il pensiero la rallegrò molto e Olly si stupì della rapidità con cui gli aveva creduto.


«Arrivati» disse il ragazzo, baciandola sulla bocca, appena arrivati di fronte al suo vecchio appartamento. Lei aprì la portiera con un sorriso e si sporse di nuovo per dargli un altro bacio. Entrambi indugiarono parecchio sulle labbra dell'altro. «Ci vediamo dopo» fece Olly. Suonò come una promessa.


Hayley, che aveva ancora le vecchie chiavi, aprì la porta. Era pronta a fare per qualche ora un bel po' di baccano con l'amica di sempre, ma sfortunatamente, per Hayley non per Mac, la trovò molto impegnata a fare altro. Lei e nientedimeno che Andrew, l'amico di Olly della Modest, stavano pomiciando tranquillamente sul divano del salotto, proprio nel punto in cui Hayley era solita guardare i suoi film preferiti. Le venne da ridere nel vederli così ignari della sua presenza. Presenza che necessitava di essere notata. Tossicchiò e non poté evitare una risatina. I due ragazzi si staccarono come se qualcuno avesse staccato all'improvviso la spina della corrente. Mac strillò e si mise le mani sulle guance, rossa. «Hayley! Oddio, ci hai spaventati!» Adesso Hayley scoppiò a ridere. «In realtà, siete voi che avete spaventato me. Questo non me l'aspettavo». Andrew, imbarazzatissimo, cercò di evitare il suo sguardo ma non si scompose più di tanto. Fece una risatina e si passò una mano tra i capelli neri. Si alzò dal divano. «Ehm, ciao Hayley. Ci hai proprio beccati». Spostò il peso della gamba sull'altra, a disagio. «Eh, già» disse Hayley trattenendo l'istinto di ridere. Dopo qualche istante di silenzio, Andrew diede un bacio a Mac e le sfiorò la mano con la sua. Hayley vide nei suoi occhi la stessa luce che vide in quelli dell'amica. «Io me ne vado. Salutami Olly. Harry si sta innervosendo perché non torna in studio da quattro giorni». Andrew ridacchiò e la salutò con una pacca amichevole sulla spalla. Prese il giubbotto di pelle e con un ultimo bacio a Mac aprì la porta e se ne andò. Hayley spostò lo sguardo sul volto della ragazza, che si era fatta piccola piccola sul divano e aveva la faccia che sembrava prendesse fuoco da un momento all'altro. «Allora! Raccontami tutto!» scoppiò Hayley saltandole addosso e strappandole uno strillo. Mac rise. «Okay... Una settimana dopo l'uscita in pizzeria mi ha contattato. Da lì siamo usciti un paio di volte e abbiamo continuato a sentirci tramite messaggi» la guardò, sorridendo cosi tanto che Hayley non capì come non facesse a non farsi male alle mascelle. «E... beh, è nato tutto. Niente di che». Hayley strabuzzò gli occhi. «Niente di che?! La mia amica trova un ragazzo favoloso e dice niente di che!» alzò teatralmente le braccia al cielo. «No, dopo questa...». Mac rise di nuovo trattenendola per una manica. «Dai, stupida, vieni qui. È che non ci credo nemmeno io, ecco perché».

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