Capitolo 7° - La sveglia

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"La tristezza: un appetito che nessun dolore sazia"
(EM Cioran)

"La tristezza: un appetito che nessun dolore sazia"(EM Cioran)

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LA SVEGLIA

Sono triste. Guardo fuori dalla finestra e penso che anche questa notte è triste, ha cominciato a piovere proprio quando io ho cominciato a piangere. Saranno le emozioni della giornata troppo lunga e con un finale che avrei immaginato diverso, ma ci sono proprio rimasta male e continuo a tormentarmi con la domanda "perché non mi ha baciato?". Ma quello non è il vero motivo per cui piango, piango perché  voglio liberarmi da questo mattone che ho sul petto, da questo senso di inadeguatezza e di rifiuto. Mi sento sola e mi manca Edoardo. Lo so è ridicolo dopo quello che mi ha fatto, ma guardo la nostra foto insieme a Parigi, sotto la torre Eiffel, incorniciata e appesa sopra il divano e non posso fare a meno di tornare con la mente a quello che è stato. Mi mancano i suoi abbracci, i suoi baci, le nostre risate, i lunghi discorsi a bassa voce sotto il piumone, le nostre gite, la complicità, mi manca fare l'amore. Poi la parte ancora lucida di me mi ricorda che tutte queste cose,  purtroppo, io non le ho vissute in esclusiva con lui. Mi ferisce sempre questo pensiero, mi si stringe il petto e mi manca il respiro. Non ero l'unica per lui. Ma perché? So che è stato lui a sbagliare ma comincio sempre più a farmene una colpa anche io. Dove ho sbagliato? Cosa gli ho fatto mancare? Perché ha avuto bisogno di andare con un'altra? La colpa un po' deve essere per forza anche mia. Se solo me ne avesse parlato, forse avrei potuto lavorare un po' su me stessa e tutto questo si sarebbe potuto evitare.
Continuo per qualche ora a guardare la pioggia fuori dalla finestra e a rimuginare su questi fatti e soprattutto su quello del non essere abbastanza. La  fuori ci sarà sempre una donna migliore di me e non ho speranza di vivere la storia d'amore che vorrei, perché qualcun altro me la porterà via. Ora sulle dita della mano conto già due uomini che hanno contribuito a creare in me questa convinzione, e uno sarebbe diventato mio marito. Sinceramente non so che altro pensare, avrei voglia di perdonarlo e avanzare lungo la navata con il mio abito da sposa, ma lui avrà lasciato Manuela? Penserà ancora a lei? Troverà un'altra donna? Non posso vivere così. Non so se vale la pena continuare a provarci e avere speranza. Sono confusa, amareggiata, triste. Mi addormento raggomitolata sotto la coperta che una volta avvolgeva comodamente due persone, e io mi sento un po' come lei, vuota a metà.

Vengo svegliata dalla suoneria del telefono. L'ho dimenticato nella tasca del giacchino e il suono è attutito dalla stoffa, ma comunque fastidiosamente alto. Non ho voglia di alzarmi per andare a prenderlo e rispondere alla chiamata. Sono comoda e al caldo, cavolo stavo dormendo così bene. Chi può essere a quest'ora? Decido di alzarmi ma la suoneria si interrompe. Poco male, richiamerò domattina, adesso voglio solo dormire. Passano pochi minuti e sono costretta ad alzarmi lo stesso per andare al bagno. Mentre sono li sento che il cellulare in salone squilla ancora. Ma cos'è sta storia? Non si può dormire, non si può fare pipì in pace, ma chi è e cosa cavolo vuole? Anche questa volta non arrivo in tempo per rispondere, ma prendo il telefono dalla giacca e torno verso il divano. Ci sono tre chiamate perse, evidentemente una me la sono persa mentre dormivo. Apro la finestrella del telefono e scopro che una è arrivata da Anna, e pazienza, sono consapevole che quella vecchia pazza non ha orari e me ne sono fatta una ragione da tempo, ma le altre due sono arrivate da parte di Tommaso. Guardo l'ora. E' l'una del mattino. Ma stiamo scherzando? Ho sbagliato a dargli il mio numero oggi in ospedale, mi sono fatta lo stalker nuovo? Mi innervosisco. Insomma prima mi vuoi baciare poi mi lasci li come un baccalà e te ne vai e poi mi chiami all'una del mattino? No caro, io non ci sto. Metto il silenzioso senza vibrazione e appoggio il cellulare sopra il tavolino. Decido di andare a letto e appena tocco il cuscino Morfeo mi fa subito visita. Sogno di andare a trovare Anna nella sua casa al mare e che insieme andiamo a una festa sulla spiaggia dove ci sono dei ragazzi che suonano. Uno carino che suona il tamburo sembra guardarmi insistentemente, ma io non ho voglia di dargli corda, però voglio provare a suonare e allora mi avvicino per chiedergli se mi presta il suo tamburo, ma quando sono quasi arrivata ecco un altro uomo che si piazza in mezzo a noi e suona uno strano strumento. Un campanello. Un campanello? Driiiiiiiiin. Mi sveglio di soprassalto. Qualcuno sta suonando il cacchio di campanello di casa. Guardo la sveglia, l'una e trenta minuti. Giuro che se sono ancora i figli adolescenti dei miei vicini che mi fanno qualche scherzo li uccido e gli seppellisco nel giardino condominiale. Mentre passo affianco al tavolo della cucina vedo che c'è ancora la brocca dell'acqua piena. Bene, loro fanno lo scherzo a me e io lo faccio a loro! Su tutte le furie mi dirigo verso la porta del mio appartamento, la apro e splash! Un bel gavettone a quei due ragazz... Anna e Tommaso?
- Cazzo ma sei uscita fuori di testa?- mi urla Anna fradicia da capo a piedi con gli occhi spalancati.
Io non so cosa dire, sto ancora sognando? Cosa ci fanno qui questi due? Insieme poi.
- Co..cosa ci fate qui?- chiedo. E sono sicura che la mia espressione è uguale a quella che hanno i bambini quando cadono e si sbucciano il ginocchio, appena prima di piangere.
- Accogli così tutti quelli che vengono a trovarti?- dice Tommaso senza rispondere alla mia domanda. Lo odio per un istante.
- Quelli che vengono a suonarmi insistentemente al campanello nel bel mezzo della notte si – rispondo, con la mia lingua biforcuta. Ben tornata Chiara, ora ti riconosco.
- Spostati dai, facci entrare – mi dice Anna lanciandomi uno sguardo inceneritore e spingendomi piano di lato per passare, si dirige dritta verso il bagno e chiude la porta.
Mi faccio completamente da parte per far passare anche Tommaso, e mentre mi oltrepassa noto che a lui è arrivato solo qualche schizzo, era dietro Anna e l'acqua se l'è presa tutta lei. Povera, sono troppo dispiaciuta, oggi combino solo guai e mi sembra che questa giornata non abbia mai fine. Dico a Tommaso di accomodarsi e raggiungo la mia amica in bagno per scusarmi.
- Allora mi spieghi cosa ci fate qui?- le chiedo impaziente di sapere mentre le passo il phon per asciugarsi i capelli.
- Mi devi una piega, sappilo!– mi dice lei fra i denti, ma poi si ammorbidisce – Siamo venuti a veder come stavi. Eravamo preoccupati!-
- Preoccupati?- sono confusa.
- Si! Ho incontrato Tommaso mentre tornavo a casa, sono uscita con Alessio per la cronaca...ma poi ti racconto! Insomma tornavo a casa e l'ho visto comprare le sigarette al distributore automatico. Mi sono presentata perché l'ho riconosciuto....-
- Eh?? Ma sei matta? – le dico arrabbiata – Cosa ti è saltato in mente?-
- Ehi, sei la mia migliore amica! Dovevo avere informazioni su questo tipo prima che cominciasse a chiederti di uscire e passare al pasto successivo alla colazione. Sai che non ero d'accordo, ma visto come ci tenevi, non volevo che ti spezzassero ancora il cuore!-
Anna sembra sincera, ma è la solita ficcanaso.
- Comunque – continua lei dopo una pausa mentre si mette il mio maskara sulle ciglia – Mi ha raccontato di cosa hai combinato oggi. Mi ha detto del leggero trauma cranico e del fatto che il medico gli abbia consigliato di svegliarti ogni due ore stanotte per vedere se era tutto a posto, a proposito il medico ha pensato che lui fosse il tuo fidanzato!- Anna soffoca un ridolino mentre io la guardo male nello specchio.
- Vabbè! Fatto sta che lui ti ha chiamato più di una volta e tu non hai risposto, non hai risposto nemmeno a me e allora siamo dovuti venire di persona a vedere come stavi. Tommaso era davvero super preoccupato!-
Santo cielo. Era "super preoccupato" per me? Ma non poteva dirmelo di questa cosa dello svegliarmi ogni due ore? Ora capisco perché aveva tanta fretta di sapere il mio numero prima.
- E' stato davvero carino – aggiunge Anna – è stato sveglio apposta per non dimenticarsi o per paura di non sentire la sveglia e siccome non rispondevi è uscito ed è andato fino in negozio per cercare il tuo indirizzo sulla rubrica di suo nonno ma non ha trovato nulla. Dall'esasperazione ha attraversato la strada ed è andato a comprarsi le sigarette al distributore ed è li che ci siamo incontrati. Ma la parte più bella è che lui non fuma! Ha detto che non sa perché ma gli è venuto l'impellente bisogno di fumare. E' stato destino, doveva incontrarmi.- conclude tutta felice.
- Vedo che hai cambiato idea su di lui- le dico ironicamente. Oggi il destino è stato nominato troppe volte per i miei gusti.
- Si, avevi ragione, prova qualcosa...- mi dice lei con una piccola gomitata. Poi mi sorride e comincia ad asciugarsi i capelli.
Io esco dal bagno e raggiungo Tommaso. Sono molto imbarazzata e non so cosa dire. Opto per un "grazie".
- Tommaso, bhè, io...vorrei ringraziarti. E' stato carino da parte tua preoccuparti per me, ma potevi dirmelo che dovevo svegliarmi ogni due ore, avrei fatto dormire qui mia mamma e ci avrebbe pensato lei – gli dico senza guardarlo, mentre mi tormento le mani per l'agitazione.
Sento che lui si avvicina e arriva proprio davanti a me, dove si ferma. Alzo lo sguardo e ci guardiamo negli occhi. La luce elettrica è ancora assurdamente spenta, ma i lampioni della strada ci illuminano attraverso le finestre quanto basta perché io possa vedere che i suoi occhi luccicare, e capire che non sono solo io ad aver voglia di baciarlo, ma lui prova altrettanto nei miei confronti.
- Non volevo dirtelo, così avrei avuto una scusa- mi dice piano, mentre mi accarezza una mano con la sua. Ho un leggero tremito.
- Una scusa?- ripeto come un ebete mentre le nostre dita si intrecciano.
- Una scusa per poter sentire ancora la tua voce – mi dice, con un tono caldo, che non ammette fraintendimenti.
E ci risiamo, lui si sporge avanti ed è sempre più vicino, manca poco e ci daremo il nostro primo bacio. Mi manca il respiro, ma mi muovo in avanti anch'io per accorciare la distanza. Mentre le nostre labbra si sfiorano piano dal bagno il phon cessa di soffiare e la porta che si apre. Tommaso si sposta di colpo e fa un passo indietro lasciandomi la mano, sospesa in avanti. Maledetta Anna.

Rimangono entrambi a farmi compagnia ancora per un oretta poi Tommaso si congeda e torna a casa, visibilmente stanco. Anna invece si ferma a dormire da me assumendosi il compito di svegliarmi durante le ultime ore che ci rimangono per riposare. Siamo tutte e due nel lettone sotto le coperte, ci teniamo per mano, e io ritorno con il pensiero alla mani di Tommaso e mi chiedo quando avrò ancora la possibilità di intrecciare le nostre dita. Edoardo ha lasciato di nuovo la mia mente, ed è tornato in un angolino nascosto. Mi dico che a quest'ora potrebbe essere nel letto di un'altra, e lo odio profondamente per questo e anche se ho sbagliato in qualche cosa certo non me lo merito un amore così. Non devo più farmi ingannare dalla solitudine e dai ricordi, Edo..vaffanculo!
Ho voglia di parlare con Anna e di raccontarle cosa provo, cosa sento e cosa stava per succedere con Tommaso, ma il sonno ha la meglio e mi addormento, l'ultimo pensiero è: ho voglia di un muffin al bacio.

vaffanculo! Ho voglia di parlare con Anna e di raccontarle cosa provo, cosa sento e cosa stava per succedere con Tommaso, ma il sonno ha la meglio e mi addormento, l'ultimo pensiero è: ho voglia di un muffin al bacio

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Grazie di aver letto il settimo capitolo del mio libro. Se ti è piaciuto ti ricordo che puoi votarlo cliccando sulla stellina e puoi commentare per farmi sapere cosa ne pensi, mi farebbe piacere.
Buone letture, un abbraccio.

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