Capitolo 8° - Lo specchio

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"Il cambiamento non è mai doloroso, solo la resistenza al cambiamento lo è"
(Buddha)

"Il cambiamento non è mai doloroso, solo la resistenza al cambiamento lo è"(Buddha)

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LO SPECCHIO

Sono appena entrata in negozio, è molto presto. Questa notte non sono riuscita a chiudere occhio neanche un minuto, neanche un secondo. Ho pensato tutto il tempo. Ho pensato a lui, alle sue labbra sulle mie, alle nostre dita intrecciate, al suo respiro caldo sul mio viso, a come sarebbe potuta andare se Anna non ci avesse interrotto, se Anna non ci fosse stata. E' passato solo un giorno dal nostro bacio, ma è stata davvero una lunga giornata. Non l'ho visto e nemmeno sentito. Io non ho cercato lui e lui non ha cercato me. Volevo vedere se lui avrebbe ceduto per primo, chiamandomi o perlomeno scrivendomi un messaggio (alla fine dei conti è stato lui a dirmi che voleva una scusa per rivedermi quindi mi sembrava logico lasciargli fare il primo passo) ma non ho ricevuto nemmeno il più piccolo dei segni. Ora sa anche dove abito, quindi qual è la sua scusa? Mi bacia e poi mi ignora? Non capisco. Fatto sta che un giorno mi è sembrato più lungo di un'intera settimana. Anna è rimasta con me fino all'ora di pranzo poi è scappata perché doveva andare al nuovo ristorante vattelapesca in centro, per gente che se la tira e ha il portafoglio che trabocca di banconote, con il suo adone, Alessio. Nuovo grande amore della sua vita, con un suv nero di proporzioni epiche (forse per compensare qualcos'altro). Rimasta sola ho avuto tutto il pomeriggio per far andare i pensieri a ruota libera, senza freni, il risultato è stato che non sono più riuscita a fermarli nemmeno inserendo la retromarcia. Ed eccomi qui, in negozio, anche se non dovrei, con gli occhi spalancati e due occhiaie da zombie. Il signor Paolino mi ha telefonato mentre ero ancora con Anna raccomandandosi di non muovermi per un paio di giorni che ci avrebbe pensato lui qui alla Finestrella, era stato chiaro e irremovibile; ma io non ce l'ho fatta ad aspettare così tanto. Un giorno va bene, ne avevo fisicamente bisogno visto quello che mi è successo, ma non più di queste ventiquattro ore. Adesso ho fisicamente bisogno di lavorare e tenermi occupata soprattutto mentalmente. Non riesco a stare a casa con le mani in mano. Anche se a dirla tutta una delle mie mani non è minimamente utilizzabile tutta fasciata e dolorante. Mentre mi sposto cerco di non fare il minimo rumore per non tradire la mia presenza rendendola palese al mio capo, che dorme sopra la mia testa. Ha il sonno così leggero che basterebbe lo scricchiolare di una sedia a svegliarlo. Appoggio le mie cose dietro il bancone come mio solito e mi guardo intorno. La luce è poca, vedo appena i contorni di ciò che mi circonda rischiarati dall'alba. Che pace. Controvoglia sono però costretta ad accendere la luce per diminuire il rischio di "caduta di oggetti " al mio passaggio visto la semioscurità in cui mi sto muovendo e il mio culone che arriva al traguardo sempre dieci minuti dopo il naso. Vado verso l'interruttore e lo schiaccio. Sullo stesso muro è appeso uno specchio e appena la luce inonda la stanza in una frazione di secondo io mi ritrovo a fissare la mia immagine riflessa, sbatto gli occhi accecata dalla luce e un po' stordita. Una copia esatta di me stessa mi guarda, mi osserva, mi intimidisce quasi. Mi sembra mi conosca meglio di come mi conosco io, e che mi voglia far avere un messaggio di qualche genere, tipo: "cretina devi dormire!". Da piccola pensavo che l'altra me fosse una persona reale. Che vivesse in un'altra dimensione e che si trovasse in quell'istante anche lei davanti allo specchio del suo mondo parallelo, e da un momento all'altro avrebbe spiccato un salto attraversando il vetro per venire a giocare con me. Non è mai successo ovviamente, ma potrei giurare che una volta mi ha sorriso, come per dire "non possiamo incontrarci ma io sono qui e non andrò mai via". Mentre mi guardo mi rendo conto che mi sono trascurata ultimamente. Mi trucco raramente, ho le occhiaie fino ai piedi, la guance un po' scavate. Ho un flashback di ieri, nel quale mi ricordo che non ho nemmeno mangiato, ne a pranzo ne a cena. L'altra allo specchio è contrariata: "devi mangiare!". Non è da me. Mi do dei pizzicotti sulle guance per fargli prendere un po' di colore, e anche un po' per sentire se sono ancora viva. Forse dovrei mettermi un filo di matita e un po' di mascara sulle ciglia, magari anche il rossetto. Ho l'aria preoccupata. Anna mi dice che sono bella anche così, al naturale, ma io so che truccata sto meglio. Non ho voglia di farlo ma il pensiero che Tommaso potrebbe presentarsi al negozio (e capirebbe subito che non ho dormito e che probabilmente ho pensato a lui a quello che è successo) mi da la spinta necessaria. Prendo la pochette dei trucchi dalla mia borsa e torno davanti allo specchio. Mi trucco e anche benino, ci perdo più del tempo necessario ma con ottimi risultati. Adesso mi riconosco, così va meglio, ma c'è ancora qualcosa che non mi convince. Mi tocco titubante la lunga treccia a spina di pesce che mi sono fatta durante la notte insonne. Cade lateralmente lungo la mia spalla sinistra. Un grosso aggroviglio di capelli scuri accompagna la parte esterna del seno fino alla metà del torace. Comincio a scioglierli e li lascio liberarsi nell'aria mentre continuo a passarci le dita per pettinarli e dargli un po' di volume. Si accende una lampadina nella mia testa e mi ricordo. Ricordo che più di una volta ho sentito dire: "chi taglia i capelli è perché deve dare un taglio netto alla sua vita, vuole una svolta". Tutti i giorni da anni sono sempre stata uguale, da quando ho conosciuto Edoardo non ho più tagliato i capelli, se non per spuntarli, perché lui era quello a cui piacevano lunghi e guarda caso, ora mi arrivano fino al sedere. Raccolgo in fretta i capelli dietro la nuca piegandoli e simulando un caschetto. Mi piace. Alle superiori una volta avevo fatto un taglio carrè e tutti mi avevano detto che sembravo una bambola e che mi donava. Dovrei tagliarmi i capelli. Taglio nuovo, vita nuova insomma, il concetto è questo! Si dovrei proprio farlo. Dentro non sono più la stessa, non sono più la Chiara di poche settimane fa, non sono più la fidanzata di Edoardo, quindi non voglio più essere ciò che non sono nemmeno fuori, voglio cambiare totalmente. Ho deciso che taglierò i capelli e caschi il mondo se non lo faccio. Due smeraldi brillano ora nello specchio mentre mi rendo conto che ho voglia di rinascere.

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