Capitolo 12° - Illusioni

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"Ci sono solo due cose che un uomo e una donna possono fare in un giorno di pioggia. E a me non piace vedere la televisione." (Carol Burnett)

" (Carol Burnett)

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ILLUSIONI

Al risveglio non sono più tra le sue braccia, ma sento il calore del suo corpo vicino al mio. Indecisa tra l'aprire gli occhi e cominciare la giornata o rimanere ancora nel dormiveglia intanto rimango in ascolto.
La notte è passata tranquilla. Stretta nel suo abbraccio mi sono sentita completamente me stessa dopo tanto tempo. Mi sono sentita desiderata, felice, appagata. Mi sono sentita "scelta". Ovunque dovesse andare e qualunque fosse l'urgenza dell'impegno che richiamava la sua attenzione lui ha comunque deciso di stare con me, non mi ha lasciata, e questo mi ha fatto sentire importante.
Ho impiegato un po' di tempo prima di prendere sonno quando ci siamo sdraiati a letto, non perché non fossi stanca, ma perché non volevo perdermi nemmeno un istante di quelle ore passate insieme. Cullata dal suo respiro, lento e ritmico, mi sono persa tra i pensieri e i ricordi delle ultime ore, ma poi le palpebre sono diventate pesanti e inebriata dal suo profumo mi sono addormentata senza accorgermene.
Il suo respiro ora è più veloce e lo sento fare piccoli movimenti, capisco che è sveglio quando si sistema il piumino tirandolo più in alto, così decido finalmente di guardarlo. I nostri occhi si trovarono e io mi sento arrossire. Mi sta osservando, e chissà da quanto tempo, appoggiato sull'avambraccio piegato. Mi sorride.
- Sei bellissima – mi dice.
- Grazie- gli rispondo mentre sento le mie guance andare in fiamme per l'imbarazzo ricordando di colpo la nostra prima notte insieme. Nascondo la testa sotto il mio cuscino.
- Smettila di fissarmi - dico con la voce attutita dall'imbottitura.
- Perché?- sento chiedere.
- Perché mi vergogno – gli rispondo piano.
- E di cosa? – chiede ancora.
Non gli rispondo, lasciando che il silenzio si carichi di un'ovvia risposta. E' lui a romperlo, con tono canzonatorio.
- Forse ti riferisci a quando...- dice allungando una mano e infilandola tra le mie cosce, che io stringo istintivamente -..a quando mi hai slacciato i pantaloni e..-
- Smettila!- gli urlo ridendo e lanciandogli il cuscino che poco prima mi copriva la testa.
Senza volerlo ci ritroviamo avvinghiati, rotolando sul letto mentre stiamo facendo di nuovo l'amore.

- Devo andare piccola – mi sussurra all'orecchio abbracciandomi da dietro mentre io sono seduta e sto finendo la mia colazione. Pane, burro e marmellata stamattina.
Bevo un sorso di caffè e do l'ultimo morso al pane mentre lo guardo infilarsi la giacca. Lui si gira verso di me e mi fa l'occhiolino. E' adorabile.
- Ci vediamo dopo – mi dice mentre esce, io gli faccio "ciao ciao" con la mano.
Ancora rincitrullita da quell'atmosfera romantica vado a recuperare il mio cellulare, disperso chissà dove dalla sera precedente. Lo trovo nella borsetta abbandonata vicino al divano. Ci sono due messaggi non letti su Whatsapp, li apro. Uno è di Anna, mi chiede come sto e se ho notizie di Tommaso. Tutto a un tratto ricordo con un improvvisa fitta al cuore cosa è successo il giorno precedente. Le lacrime cominciano a scorrere veloci sulle guance, mi manca il respiro. E' come se un mattone mi avesse colpita in testa facendomi tornare alla realtà, saldando i miei piedi ben bene nel terreno. Oggi non lavorerò. Oggi il negozio rimarrà chiuso. Chiuso per lutto.
Una delle persone più care che io abbia mai conosciuto, che mi ha voluto bene come a una figlia, è venuta a mancare. E io cosa faccio? Mi trascino in una notte di sesso per offuscare il dolore. Sono una stupida, Tommaso è anche suo nipote! Mi sembra di aver mancato di rispetto a un uomo che mi ha dato fiducia fin dall'inizio senza conoscermi e standomi poi accanto in tutti i momenti che si sono avvicendati nella mia vita, belli o brutti che fossero. La felicità e la spensieratezza date dalla notte di follia mi passano di colpo, facendo spazio a una pesante malinconia e lasciandomi incredula davanti al mio comportamento.
Apro il secondo messaggio mentre mi maledico.
< Ciao, mi sono liberato dal lavoro di questo weekend quando ho saputo quello che è successo al tuo capo. Voglio davvero starti vicino. Ti prego permettimelo, vediamoci. E. >
- L'ultima cosa che ho voglia di fare è vederti – borbotto mentre butto nel lavello le stoviglie usate per la colazione. Ci mancava solo Edoardo. Certo non posso negare che sia un gesto carino scrivere un SMS del genere vista la situazione, ma questo varrebbe se fatto da qualsiasi altra persona, ma fatto da lui...ha un sapore finto. Rileggo il messaggio. Ha cancellato i suoi impegni di lavoro? Devo credergli? Certo che no, ma cosa mi salta in mente. Come posso anche solo lontanamente pensare di fidarmi ancora di lui? Non è umanamente possibile credo, perdonarlo poi ancora peggio... E certo non basta questo gesto per recuperare nemmeno il più misero dei suoi errori. Non so cosa fare. Sto davvero di merda.
A disagio mi rendo conto che una parte di me però ha voglia di vederlo. La parte che non vuole rimanere da sola tutto il giorno, sapendo benissimo che tutti i pensieri che mi affollano la testa non mi daranno pace e che il senso di colpa si farà ancor più pesante. Magari incontrandolo ricorderò meglio come si è comportato male con me e di conseguenza forse quello che ho fatto io mi sembrerà molto meno brutto. Ormai sono quasi convinta di accettare la sua proposta, poi tra l'altro gli avevo detto che lo avrei visto e avrei ascoltato ciò che aveva da dire, quindi tanto vale...
< Va bene, ti concedo un caffè... ma non farti strane idee. Non ho bisogno di te, ma hai detto che avevi bisogno di parlarmi, quindi ti ascolterò. > gli rispondo. Non vorrei dargli l'impressione di voler essere consolata da lui o cose del genere. Ho solo bisogno di distrarmi ora come ora, stasera dovrò affrontare questa situazione e capire cosa ne sarà della mia vita d'ora in avanti. Un passo alla volta.
Il cellulare vibra. E' la risposta di Edoardo.
< Ok, passo a prenderti tra un paio d'ore>
< Va bene, puoi passare a prendermi fuori dal negozio? Ho bisogno di sbrigare una faccenda li prima>
< Certo, alle undici sarò li. A dopo>
Metto il cellulare nella borsetta e vado a prepararmi per quella giornata fuori casa. Mi metto un paio di jeans aderenti e una camicetta di seta nera che crea un gioco di vedo non vedo. Voglio che Edoardo si penta amaramente di quello che ha fatto, e intravedere il pizzo del mio reggiseno e le mie curve sicuramente gli ricorderà i suoi errori. Mi infilo un paio di scarpe con il tacco grosso per rimanere comoda e una giacchetta di pelle, un po di trucco sul viso, una spazzolata ai capelli e sono pronta. Mentre aspetto l'autobus mi faccio una lista delle cose che devo fare in negozio. Chiudere la cassa e portare il guadagno della settimana in banca, preparare i pacchetti per le consegne degli acquisti online e dare una pulita ai pavimenti. Per ultima la cosa più triste in assoluto, attaccare sulla porta il cartello "chiusi per lutto". Mi rendo conto che per quanto potrò sforzarmi oggi niente potrà più farmi "dimenticare" che il Signor Paolino è morto. E' sfiancante, ma è giusto. Un lutto è un lutto.

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