Capitolo 17° - La lettera

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"Non si può avere coraggio senza prima avere paura ." (Tibor Kitic)

" (Tibor Kitic)

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LA LETTERA

E' passata una settimana dalla veglia per il Sig. Paolino. Mi sono pesata stamattina e ho perso tre chilogrammi. Non ho toccato cibo, sono andata avanti con qualche pacchetto di cracker qui e la, e solo perché Anna mi ha obbligato a mangiare ogni volta che è passata a vedere com'era la situazione. L' intenzione di fare la dieta per qualche tempo c'era, ma non avevo certo premeditato di incasinarmi la vita fino a questo punto per perdere qualche chilo.
Cosa posso dire? Mi merito tutto il male che sto provando. Invece che imparare ad ascoltare le persone, imparare ad aspettare i loro tempi, imparare a chiedere per fare chiarezza in una situazione...mi faccio sempre prendere dal momento e queste sono le conseguenze. Il mio essere così sanguigna mi sta portando solo problemi, devo crescere e imparare dai miei errori. Mi sento proprio una cretina. Anzi non è che mi sento, lo sono e basta. Sono peggio di Bridget Jones all'apice della sua sfiga, e questo la dice lunga, molto lunga.

Ad oggi la situazione è questa:
Edoardo quel giorno mi ha chiesto spiegazioni rincorrendomi fino alla macchina, un misto tra collerico, agitato e disperato. Forse proprio nel momento in cui mi ha visto cinta da un altro abbraccio ha davvero capito cosa voglia dire perdermi. Infatti gli eventi che hanno seguito lo hanno dimostrato. In quel frangente io non sapevo cosa dire e cosa pensare quindi sono scivolata dentro l'auto e sono letteralmente scappata via. Ma lui non ha mollato e mi ha tampinato ogni secondo, con messaggi e chiamate. Mi vuole vedere, mi vuole parlare, vuole stare con me, ma io ancora non ho fatto chiarezza nella mia testa e nel mio cuore e non so cosa dirgli.
Tommaso invece non l'ho sentito. Ho provato a chiamarlo più volte ma il telefono è sempre staccato e parte la segreteria. Ho lasciato anche qualche messaggio palesemente disperato, della serie "ciao ciao dignità", ma non mi ha mai richiamata. Anna quotidianamente è passata anche al negozio ma è sempre rimasto chiuso, ancora con quel cartello appeso alla porta. Sono stata tentata di chiamare Clara, ma poi ho sempre desistito perché potrei allarmarla chiedendogli dove si trova il figlio e poi le dovrei delle spiegazioni. Insomma esclusa anche questa possibilità l'unica cosa che rimane da fare è aspettare che sia lui a farsi vivo. Anche se so con certezza che quel ragazzone grande e grosso in qualche modo se la sta cavando, sicuramente con grande sofferenza, non posso comunque fare a meno di essere preoccupata. Sarà incazzato a morte con me, deluso e amareggiato. Io che gli ho piantato un casino pensando fosse fidanzato o sposato mentre alla fine sono stata proprio io a tradirlo. Inconsapevolmente certo, ma ho comunque sbagliato. 

Ho una gran confusione dentro, vorrei vedere entrambi, vorrei parlare con entrambi e passare del tempo con loro.

Il mo telefono suona per l'ennesima volta distogliendomi dai pensieri che continuano a rotazione, sempre gli stessi. E' Edoardo, mi faccio coraggio e decido di rispondere, non posso lasciarlo a tormentarsi nell'attesa di un mio segno di vita, anche perché è quello che sto vivendo con Tommaso quindi so esattamente come ci si sente.

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