"Ricorda. L'unico sbaglio che tu possa fare è non fare qualcosa per paura di sbagliare"
(Elbert Hubbard)TEMPO DELL'ADDIO
Il campanello ha già suonato due volte. Ciascuna delle quali io sono arrivata fino alla porta, in punta di piedi, senza aprirla. Mi sono limitata all'osservazione tramite lo spioncino di chi ha premuto l'interruttore. E' Tommaso ovviamente. Evidente l'arrabbiatura mista all'ansia che gli sfigura il viso e lo fa tremare.
Sa benissimo che sono in casa perché le luci sono accese, sta solo aspettando che io apra la porta. Dalla frustrazione si passa le mani tra i capelli, poi si gira verso il muro dove appoggia la testa e contemporaneamente il pugno destro colpisce forte la parete facendo sgretolare il vecchio intonaco che finisce sulle mattonelle beige del pianerottolo. Lo vedo girarsi e tenendo la schiena attaccata al muro accovacciarsi sul pavimento.
- Lo so che sei lì Chiara. Non me ne andrò fino a che non mi aprirai questa cazzo di porta e mi avrai dato delle spiegazioni – lo sento dire nella mia direzione. La voce attutita dalla porta blindata che ci separa.
So che dice la verità, ho visto abbastanza di lui e dei suoi comportamenti per credere alle sue parole. Non se ne andrà, e io prima o poi dovrò uscire da questo appartamento (e farlo attraverso la finestra non mi sembra un opzione plausibile) quindi tanto vale affrontare questa conversazione e mettere un punto a questa storia. Tra l'altro non sono mica io dalla parte del torto, è lui quello marcio fino al midollo.
Apro piano la porta. Giusto uno spiraglio.
- Finalmente – dice lui con tono seccato e sollevato allo stesso tempo mentre si alza in piedi
– temevo di dover dormire sdraiato qui – aggiunge indicando il punto dove si trovava pochi istanti prima. Lo fa per smorzare la tensione, ma io non ho alcuna voglia di ridere.
- Cosa vuoi? – gli chiedo appena varca la soglia.
- Mi sembra palese – risponde sgranando gli occhi -...chiarire questa situazione! Cosa diavolo ti è saltato in mente? -
- Cosa vuoi da me intendo!- ribatto.
- In che senso? – chiede confuso.
- Cosa vuoi da me Tommaso? Chi sono, cosa sono? Cosa siamo?- chiedo ancora a denti stretti, imponendomi di non alzare la voce. Tommaso è sorpreso dalla domanda ma di colpo il suo sguardo si addolcisce e allunga le mani con le quali mi cinge i fianchi per tirarmi a se. Prontamente mi divincolo e do uno schiaffo a una delle sue braccia per fargli intendere di non toccarmi. Abbastanza sconcertato Tommaso fa un passo indietro.
- Ma che diavolo...- il suo sguardo si è incupito, gli occhi sono diventati neri e sulla fronte gli si forma qualche ruga.
- Parla! – mi dice scontroso.
- No, ti ho fatto una domanda. Rispondimi!- lo incalzo.
- Lo stavo facendo per Dio! Mi hai respinto!- sbotta alzando il tono di voce.
- Cercare di abbracciarmi non la giudicherei una risposta -
Lui chiude gli occhi e fa un respiro profondo. Quando li riapre per parlarmi non so associare la sua espressione a un sentimento, ma sono sicura che non è qualcosa di positivo.
- Mi piaci Chiara. Mi piaci un sacco e lo sai. Non ho una definizione per ciò che siamo e non mi piace mettere etichette, ma a occhio direi che è qualcosa di importante!-
- Non ti piace mettere etichette? – urlo. Quest'uomo mi fa esasperare, ho un nervoso pazzesco.
- No – conferma lui.
- Ah si? Peccato che in presenza della tua compagna tu mi abbia etichettata eccome!- Ho scoccato la freccia.
- Cosa?- i suoi occhi sono enormi e sembrano quasi lampeggiare allarmati.
- Hai capito – grugnisco – ero in negozio stamattina, vi ho visti e ho sentito tutto -.
La freccia ha colpito. Tommaso sembra collegare le mie parole agli avvenimenti della sua giornata. Apre la bocca per dire qualcosa ma non escono suoni, è pallido come un fantasma.
- Non hai nulla da dire?- gli chiedo. Il silenzio continua.
- Sei orribile!- gli urlo, e da li un fiume di parole mi esce dalla bocca senza che riesca a fermarlo.
- Dopo tutte le prediche sul mio ex e sull'amore ecco che tu sei il peggiore dei traditori! Mi fai - Mi - Fai davvero, davvero, schifo e non voglio più vederti. Il lato positivo di questa faccenda è che tuo nonno non sia qui per vedere la persona che sei diventato, gli avrebbe straziato il cuore. Come hai potuto farmi questo? Dopo che sapevi cosa mi aveva fatto Edoardo? E pensare che mi stavo innamorando di te...- mi blocco all'istante. Questo non dovevo dirlo, mi è scappato e non so nemmeno quando ne ho raggiunto la consapevolezza.
- Ti stai innamorando di me? –ripete lui con un filo di voce.
- Stavo- mi affretto a dire io. Devo recuperare l'errore e fargli sapere che quel poco amore che c'era ora è scomparso, anche se non è vero.
- Tesoro – dice lui cercando di riavvicinarsi a me, ma io arretro e tendo mani e braccia in avanti per mantenere le distanze.
- Non toccarmi, e tesoro dillo a qualche altra, come hai fatto stamattina – gli dico. La voce si è incrinata verso la fine. Anche se lui mi ha ferito, raggirato e ingannato vorrei che mi abbracciasse. Il mio cuore vuole essere amato e vuole amarlo ma la mia mente non è così contorta e per fortuna gli do ascolto, lui è impegnato che cavolo!
- Ti prego, stammi lontano.–
- Non è come pensi tu – si affretta a dire, la voce triste, amareggiata.
- No? Allora spiegami – chiedo mentre la curiosità mi fa visita e una piccola speranza di placare il dolore si riaccende in fondo al tunnel.
- Adesso non posso – dice scuotendo la testa.
- Cosa significa che non puoi?- balbetto mentre la luce si affievolisce.
- Mi dispiace, non posso. Credimi, vorrei ma proprio non posso – ripete lui. La testa piegata di lato mentre mi guarda pregandomi con gli occhi di ascoltarlo.
- Sono tutte scuse – scuoto la testa e guardo il pavimento, la luce si è spenta completamente.
Lui si appoggia sospirando al muro. Nello stesso punto dove ieri abbiamo fatto l'amore, ma da ieri mi sembra passata un eternità.
- Devi fidarti di me –
- Come posso farlo se non mi dai neanche una spiegazione? – farfuglio esasperata. Sono sfinita anche se stiamo parlando da pochi minuti.
- Devi farlo e basta, ti prometto che prima o poi ti spiegherò – insiste.
- Spiegami subito, o ti avviso: quando uscirai da quella porta sarà l'ultima volta che ne avrai avuto la possibilità –lo ricatto, perché non so che altro fare.
Lui muove piano la testa da destra a sinistra a viceversa. Mi sta dicendo che non può anche se lo ho messo alle strette.
- Te lo giuro, se potessi lo farei, ma è una cosa più grande di me- implora.
- Più importante di Noi?- è la sua ultima possibilità. Non mi risponde. Continua a guardarmi in un silenzio d'assenso. I miei occhi già umidi si riempiono di lacrime. Non voglio piangere davanti a lui quindi mi giro dandogli le spalle.
- Vai via – gli dico. Lui rimane immobile.
- Ho detto vai via!- urlo mentre sento il sapore salato della lacrime che mi bagnano le labbra.
- Ho capito – dice lui piano. La voce bassa, non sembra la sua.
Sento la porta aprirsi e richiudersi. Mi giro di scatto. Sono sola, se n'è andato. Reprimo l'impulso di corrergli dietro, perché sarebbe un suicidio. Perché l'amore è così? E' una tortura. Ti rapisce il cuore, ti fa assaggiare il meglio della vita e poi ti strappa il boccone di bocca lasciandoti morire di fame lentamente. Mi asciugo le lacrime e mi butto nel letto dove crollo sfinita.
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Muffin a colazione
ChickLit"Sei un viscido bastardo, ti voglio fuori da qui entro stasera". Questo è il biglietto che sto lasciando al mio fidanzato questa mattina. Per essere precisa lo lascio in bagno. Un bel post-it giallo attaccato al suo spazzolino. Quel maniaco dell'ig...