Capitolo 18° - Quando meno te lo aspetti

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"Una storia per me significa una trama in cui vi è una certa sorpresa. Perché è così che è la vita – piena di sorprese"
(Isaac Bashevis Singer)

 Perché è così che è la vita – piena di sorprese"(Isaac Bashevis Singer)

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QUANDO MENO TE LO ASPETTI

Edoardo estrae una bottiglia di vino dal frigo e poi lo richiude. Si avvicina al tavolo dove poco prima ha preparato due calici e comincia a versarlo con una certa maestria. Il profumo arriva subito alle mie narici e mi fa chiudere gli occhi, inebriata. Li riapro quando mi accorgo che lui è dietro di me, si appoggia alla spalliera della mia sedia e poggia un bicchiere vicino al mio computer.

- Cosa stai guardando? - mi chiede mentre si china in avanti per vedere meglio la pagina internet aperta sullo schermo luminoso. 

- Nulla di che, non preoccuparti - dico mentre mi affretto a chiudere il dispositivo, anche se potrebbe essere troppo tardi.

- Schizofrenia paranoide? - esclama infatti lui, perplesso. Non ricevendo risposta mi incalza.

- A cosa ti serve questa ricerca? - 

- Oh...a nulla. Per cultura personale - rispondo, cercando di troncare il discorso il più in fretta possibile. So che quando Edoardo comincia a farmi domande incuriosito non mi lascia più in pace. Si incaponisce per avere riposte e io non ho assolutamente intenzione di dargliene in questa occasione. 

- Cultura personale? - ridacchia  e mi guarda mentre alza un sopracciglio, come a volermi dire "guarda che non me la bevo assolutamente".

- Si è una cosa che ho sentito alla TV, in una serie, mi stavo documentando per capire di cosa si parlava - mi sto arrampicando sugli specchi, sento distintamente il rumore delle mie unghie che scivolano, ma spero ardentemente che lui si accontenti di questa spiegazione.

- Ah, ok. Brava la mia piccola investigatrice - mi dice lui mentre mi da un bacio sulla testa. Poi esce dalla cucina diretto al salone. 

- Ti aspetto sul divano! - mi urla arrivato nell'altra stanza, e io tiro un respiro di sollievo. Sono riuscita a scampare un suo terzo grado per adesso.
Riapro il computer e continuo a leggere e documentarmi. Ci tengo a sapere il più possibile su questa malattia, voglio capire meglio cosa stanno passando Tommy e la sua famiglia.

Sono trascorse un paio di settimane da quando lui mi ha portato la lettera e io non ho mai smesso di pensarci. Il suo ultimo bacio leggero pizzica ancora sulla mia pelle, indelebile. Ripenso costantemente a ogni momento passato insieme. Ogni bacio, ogni carezza, ogni risata. Sono stampate nella mia mente, indelebili. Anche la notte lo sogno (e sono sogni vietati ai minori giusto per essere chiari) ma poi mi sveglio e accanto a me non c'è lui, ma un'altro uomo; Edoardo. Non so se quello che provo in quegli attimi sia puro dispiacere o solo malinconia.
Ho deciso di fare ciò che Tommaso mi ha chiesto comunque, è la cosa più giusta. Ho dato a Edo una seconda possibilità. Devo capire se il nostro amore ha ancora una chance e può sopravvivere a tutto questo o se è definitivamente rovinato, chiuso, finito, morto, Kaputt.
Per ora tutto è andando splendidamente, devo essere sincera, lui è cambiato (in meglio). E' più attento, generoso, si interessa al mio stato d'animo, mi ascolta, mi sta vicino. Non mi fa mancare assolutamente nulla, a volte sono addirittura felice. Si, proprio quella parola con la "F", felice, F-E-L-I-C-E. Io sento di provare ancora qualcosa per lui ma ho bisogno di tempo per capire e dare un nome a questo sentimento. Per ora non ci sono ancora riuscita, ma sono determinata a scoprirlo, ho fede.
Ogni giorno esco e vado in negozio. Dopo tutte le scartoffie e le faccende burocratiche per il passaggio di proprietà finalmente è mio, o meglio, lo è a metà.
Lui non è mai venuto ai vari appuntamenti. Che fosse notaio, agenzia delle entrate o altro, ha sempre delegato qualcuno in caso necessitasse la presenza di entrambi. Non mi ha mai telefonato, zero messaggi, è sparito. Da una parte meglio così, non so che effetto avrebbe su di me rivederlo ora, l'unica certezza che ho è che è presto, non me la sento.
In negozio uguale, meglio essere sola, così ho potuto fare come dicevo io. E il fare equivale sostanzialmente al "nulla", perché ho continuato a lavorare come quando il Sig. Paolino era ancora tra noi, non ho cambiato niente. Non ho ammodernato l'arredamento, ne cambiato la sua disposizione. L'insegna che sotto il logo di "La finestrella" porta la dicitura "da Paolino" è rimasta quella. Tutto identico a prima insomma, e non per capriccio né per pigrizia, è così perché sono sicura che sia tutto perfetto come è stato lasciato. Amo profondamente ogni angolino e mi crogiolo nei ricordi camminando tra gli scaffali mentre spolvero gli oggetti in vendita. Anche la routine è la stessa. Pulisco, riordino, vendo, regalo, chiacchiero e poi la sera faccio chiusura e torno a casa soddisfatta.
Mi rendo conto che ci torno volentieri, che spesso non vedo l'ora di rincasare se so che ci sono le braccia di Edoardo ad accogliermi sull'uscio. Spesso lui arriva prima di me e mi fa trovare la cena pronta. Il signorino ha pure imparato a cucinare mentre era solo, come si dice? Fare di necessità virtù...ed è pure discretamente bravo. Anche se apprezzo tutto questo e me lo godo, il tutto mi fa rendere conto di essere in un limbo maledetto da cui non so uscire. Non so scegliere, non so cosa voglio davvero (o chi).

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 11, 2019 ⏰

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