Capitolo 3° - Le spezie

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"Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici."
(Khalil Gibran)

"(Khalil Gibran)

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LE SPEZIE 

Son già passati quattordici lunghi giorni e quattordici lunghissime notti da quando ho lasciato Edoardo. Ancora vivo in una bolla sospesa nel vuoto, non riesco a metabolizzare la rottura, tanto meno il fatto di essere stata ingannata e  tradita sotto il mio naso per tre anni. Forse dipende dal fatto che ancora non ho fatto il "piantone". Non lo so perché, ma a parte qualche lacrimuccia non è venuto fuori niente.

In questo tempo che ho passato chiusa in casa ho pensato e ripensato alla nostra storia, che io credevo "d'amore", e a tutte le falle e le incoerenze che ci sono state. Come ho fatto a non accorgermi prima di quello che stava succedendo? Come ho potuto essere così sciocca?

Ogni notte è stata quasi completamente insonne, ma più che dare dello stronzo a lui mi sono data della scema io, per aver perso tutto questo tempo con un essere così viscido e schifoso. E poi quell'altra? Quella con cui mi tradiva intendo. Che razza di donna sei mi chiedo. Una donna di emme, ecco cosa sei, te lo dico io. Ma non ti vergogni ad andare con uomo che si sta per sposare? Fare l'amore sul letto di un'altra, circondata da foto di coppia che non sono le tue. Misera, sei solo una persona insignificante.

Non posso compiangermi a vita comunque, il  muro si è sorbito tutti i miei insulti e i miei sfoghi, ora non posso dedicare ulteriore tempo a questa relazione finita.

Forse è per questo che non ho pianto. Lui non merita anche le mie lacrime, si è già preso il mio amore, la mai dedizione, il mio cuore, quattro anni della mia vita e quattro giorni di pensieri deliranti, e per quanto io sia stata sciocca, non mi merito di soffrire ancora. Oggi la mia vita ritorna in carreggiata e nessuno, mai più, me la farà sotto il naso. Me stessa, questo io te lo giuro solennemente!

Mi sono vestita in modo molto carino, tra un ora ho appuntamento in centro con Anna, è convinta che la sua terapia d'urto mi farà bene, e sinceramente lo credo anche io, a chi non fa bene fare shopping? Ma prima di incamminarmi con tacco dodici verso la morte del mio bancomat, voglio andare a fare la mia terapia personale che non pratico da diverso tempo visti gli ultimi giorni. Così parcheggio proprio davanti alle "Les bonnes choses" e mi siedo al solito tavolino che è sempre l'unico libero. All'inizio non capivo il perché, ma poi ci sono arrivata, anche se tardivamente. Il tavolo a quest'ora è l'unico al sole. Le persone preferiscono rimanere al fresco, nell'ombra del palazzo, anche se è primavera e sono rimaste al freddo tutto il santo inverno. Fatto sta che il tavolino è al sole e la gente non ci vuole fare colazione, ma io si. Io amo il sole, e ho anche bisogno di colorirmi un po', quindi prendo due piccioni con una fava e mi ci siedo.

Non ho nemmeno il tempo di appoggiarmi alla sedia che qualcuno si accomoda dall'altro lato dello stretto tavolo. Mentre mi siedo le nostre ginocchia sbattono scontrandosi. Maledizione! Che fastidio non poter mai fare colazione in pace.

Muffin a colazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora