Capitolo 16° - La veglia

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"Il grande dolore che ci provoca la morte di un buon conoscente ed amico deriva dalla consapevolezza che in ogni individuo v'è qualcosa che è solo suo, e che va perduto per sempre." (Arthur Shopenhauer)

Nota dell'autrice: Questo capitolo è forte. Tratta argomenti spinosi, tra i quali il sesso, ed è scritto in modo molto esplicito e diretto, senza censure, sconsigliato ai minori.

 Tratta argomenti spinosi, tra i quali il sesso, ed è scritto in modo molto esplicito e diretto, senza censure, sconsigliato ai minori

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LA VEGLIA

Sono seduta su un divano di pelle marrone spinto contro il muro in fondo alla stanza. Nel soggiorno del Signor Paolino tutto è stato spostato per fare spazio e dare la possibilità ai suoi cari di commemorarlo dopo il funerale con un piccolo rinfresco in suo onore. Dopo l'abbraccio di Clara nel mezzo del funerale e gli sguardi imploranti che continuava a lanciarmi Tommaso mi è caduta a dosso una tristezza infinita. La sento spingere sul petto e bloccarmi il respiro, come fosse solida. Tutto è confuso e appannato. Sto male e mi gira la testa, quindi ho preferito allontanarmi dalla calca di persone presenti alla veglia nel centro della stanza. Parlano con toni concitati e occhi lucidi ridendo per qualche trascorso divertente di cui il mio ex capo è stato protagonista. Non sto male solo per la sua morte, ma anche per come sento la mia vita ora. Una gigantesca catastrofe. E proprio in questo frangente la sua mancanza si accentua ancora di più. Avrei bisogno di parlargli, di sentire le sue parole di conforto, di sentirlo vicino. Capisco solo ora quanto si fosse insinuata la sua persona nella mia vita. Era il mio confidente, il mio consigliere. Era mio amico prima di tutto, prima di essere il mio capo, prima di essere il nonno dell'uomo di cui mi sto innamorando e tutto il resto. Come ho detto io stessa purtroppo, nel mio discorso di poche ore fa, bisogna però registrare questa perdita e ricalcolare tutto il nostro avvenire senza quella presenza su cui non si può più contare. Cercare di portare un equilibrio tra i ricordi, il dolore e il futuro sereno che ci meritiamo. Questa considerazione vale soprattutto per me, ma si sa che è più facile parlare...che fare. Quello che ho detto alla messa sembra un po' un elaborazione del lutto "computerizzata", ma purtroppo è la sincera verità. Per quando mi riguarda devo fare i conti con il presente e con il futuro e andare avanti, anche se la cosa che mi spezza il cuore è la sensazione di non dover fare a meno solo di Paolino, ma anche di Edoardo e Tommaso. Un addio moltiplicato per tre.
Sono persa in queste considerazioni cupe quando, mentre fisso il mio calice pieno di bollicine che ho tra le mani da quando sono arrivata, sento qualcuno asciugare una lacrima che mi sta rigando la guancia. Mi rivolgo piano verso il consolatore scoprendo che si tratta di Tommaso. Si è seduto vicino a me e mi sta guardando. In questo momento, quando guardo i suoi occhi verdi e grandi, giurerei che il dolore che lui sta provando è uguale al mio, forse maggiore, come se fosse costretto a nascondere qualcosa al mondo.
- Non piangere ti prego. Non posso sopportarlo – mi dice piano avvicinando la sua bocca al mio orecchio. E' vicino abbastanza perché senta il suo alito caldo sulla mia pelle e il piacevole odore del prosecco che deve appena aver bevuto, lo stesso che giace ancora nel mio bicchiere intatto.
Lo guardo e non so cosa dire o cosa pensare e intanto altre lacrime mi bagnano il viso, anche se non vorrei. Mi mordo le labbra e abbasso la testa nel tentativo di interrompere la fonte di questo pianto, la sensazione che ho, l'amore che provo per lui. Tommaso mi solleva il mento con due dita costringendomi a guardarlo nuovamente negli occhi e nuovamente vedo il suo dolore che mi ricorda tanto il mio. Mi avvicino a lui perché vorrei farmi stringere e abbracciare, consolare e baciare dalle sue labbra carnose e morbide, ma il mio cervello mi ricorda cosa ha combinato quest'uomo, e che lui è parte integrante dello schifo che ho dentro e quindi rimango immobile. Lui mi accarezza piano i capelli e poi la guancia.
- Sei così bella – dice con voce quasi soffocata – Non avrei mai voluto farti del male – mi dice.
- Eppure lo hai fatto – replico. Mi ha usato, mi ha mentito spudoratamente, non mi ha degnato di una spiegazione, e questo la dice lunga sul fatto che non abbia nemmeno rispetto o stima per me. Mi trova bella certo, magari mi desidera, ma non solo la persona che ha scelto per condividere la sua vita. Questa considerazione mi fa venire in mente che la sua compagna non è presente oggi e nemmeno lo è stato quel giorno in ospedale. Perché non è venuta? Il tuo uomo sta provando il dolore gigantesco della perdita e tu non gli stai nemmeno vicino? Devono proprio avere un brutto rapporto di coppia se lui la tradisce e lei se ne infischia se lui soffre. Grandioso.
- Ti ripeto che mi dispiace immensamente per questo. Un giorno quando potrò, se ancora tu avrai voglia di ascoltarmi, giuro che ti darò tutte le spiegazioni che ti meriti - continua. Ancora con questa storia? Non ne posso più.
- Se tu tenessi a me mi diresti subito di cosa si tratta. Se tu tenessi a me non mi avresti lasciato andare, non mi avresti spezzato il cuore. Invece sei rimasto impassibile anche quando ti ho detto che mi stavo innamorando di te- sbotto, le lacrime si fanno veloci e sento il viso brucia sotto di loro.
- Non sono rimasto impassibile – dice sgranando gli occhi.
- No? – gli chiedo inarcando un sopracciglio.
- No. Mi fa piacere, un immenso piacere quello che hai detto...- si morde il labbro, sembra voler continuare ma rimane in silenzio.
- Ma? – lo esorto a continuare.
- Ma..- sospira – questo non è il momento giusto per ..-
- Per cosa?- gli chiedo allibita. La voce troppo alta ma poco mi importa.
– Non è il momento per una relazione? ma per scopare è sempre il momento vero?- gli chiedo, sono accecata dalla rabbia. Mi alzo e gli do le spalle dirigendomi verso la porta.
So che non è educato da parte mia andare via senza salutare Clara e lasciando Anna, che nemmeno so dove si è cacciata, da sola ma non ce la faccio più a restare e a fingere che tra me e lui sia tutto a posto. Non posso più rimanere nella stessa stanza senza provare l'impulso di baciarlo e poi riempirlo di schiaffi.
Scendo le scale alla velocità della luce, ma non esco dal portone, vado sul retro e apro la porticina che da sul retrobottega del negozio. Per fortuna non è stata chiusa a chiave. Ho bisogno di calmarmi e non posso uscire per strada in queste condizioni e tanto meno guidare per andare a casa. Per il taxi soldi zero e quindi non ho scelta.
Mi tolgo le scarpe con il tacco e le lancio in un angolo della stanza mentre mi sdraio per terra, lunga distesa. Sento il freddo delle mattonelle che si irradia nel mio corpo e mi aiuta a sbollire. Inizio a calmarmi e lentamente riprendo a respirare in maniera normale. Tengo gli occhi chiusi e le braccia distese lungo il corpo. Inspirare, espirare, inspirare, espirare. Va molto meglio.
- O mio Dio! Chiara!- sento una voce urlare dietro la mia testa. E' la voce di Tommaso, deve essere entrato dalla porticina del sottoscala anche lui. Spalanco le palpebre e mi alzo sugli avambracci mettendomi semi seduta. Lui intanto si è inginocchiato vicino a me. L'aria seria e preoccupata.
- Stai bene? Cosa ti è successo? – mi chiede agitando una mano per indicare il mio corpo che fino a un attimo fa era a terra. Evidentemente deve aver pensato che mi fossi sentita male e fossi svenuta. Mi viene da ridere. Non riesco a trattenermi anche se ci provo e scoppio sa ridere buttando indietro la testa. Sento la tensione abbandonarmi una volta per tutte mentre la sua faccia inebetita non fa altro che aumentare la dose delle mie risate. Mi stringo la pancia che mi fa un male cane e mi asciugo le lacrime. Non riesco a parlare.
- Che cazzo hai da ridere!!!- sbotta lui.
- Scusa – gli dico con un filo di voce. – Mi ero solo stesa un secondo per calmarmi...ma la tua faccia – dico mentre lo indico e scoppio di nuovo a ridere.
- Vaffanculo!- dice lui mentre si siede vicino a me. Ma non vuole davvero dire quello che ha detto, si sta solo riprendendo dallo shock, infatti il suo viso impallidito per la paura ricomincia a prendere colore.
- Quindi stai bene? – mi chiede mentre allunga una mano tremante verso di me. La appoggia sulla mia guancia destra e io premo verso di lui, bisognosa di quel contatto.
- Si sto bene – rispondo.
- Sei scappata - mi dice – Ti stavo cercando -
- Avevo bisogno di cambiare aria – mi giustifico.
- E di allontanarti da me – aggiunge lui. Io annuisco brevemente.
- Perché la tua fidanzata non è qui?- gli chiedo senza mezzi termini.
- Chi?- chiede lui sorpreso, poi sembra all'improvviso ricordare – ah, si. Non è la mia fidanzata Chiara – spiega scuotendo il capo.
- E chi è? – gli chiedo – per come le hai parlato non può essere altro – sentenzio.
- E invece è proprio altro – dice lui scocciato.
- Allora spiega!- la rabbia comincia a ribollirmi nelle vene un'altra volta.
- Non posso!- dice lui esasperato – Chiara non posso parlartene ok? Non è la mia fidanzata, ma è una delle persone a cui tengo di più in questo mondo! Mi dispiace non poterti spiegare ma non è facile o scontato come credi tu!- ruggisce.
- E io ti ripeto che questo silenzio stampa per te è più importante di quello che c'era tra noi e quindi sai cosa? Io non sono una pezza per i piedi o una qualunque da scoparti e poi lasciare senza dire una parola. Non sono disposta a farmi trattare così da te, quindi Tommaso vai a quel paese e lasciami in pace!- dopo aver urlato con ferocia anche io ed essermi sfogata (anche se non mi sento meglio per niente, anzi..) mi alzo per recuperare le mie scarpe. Lui mi afferra il braccio e mi tira di nuovo sul pavimento dove casco con un tonfo vicino a lui.
-Aia!- gracchio mentre mi massaggio una chiappa.
Il suo sguardo mi trafigge. E' davvero arrabbiato.
- Scusa, non volevo. Ma adesso chiariamo una cosa prima che tu vada – comincia – prima di tutto lei non è la mia fidanzata e tanto meno una persona con cui ho dei rapporti sessuali come pensi tu. Seconda cosa: con te non ho scopato, ho fatto l'amore! Per lo meno...per me è stato così. Terzo: prima non mi hai fatto finire nemmeno di parlare. Volevo dire che questo non è momento per dirti ciò che provo, volevo aspettare di chiarire la situazione prima di dirti che mi sono innamorato anche io di te. Quarta e ultima cosa: Non sono io a lasciarti, sei tu che non ti fidi minimamente di me e hai chiuso tutto saltando alle conclusioni senza darmi la possibilità di spiegare anche se per questo serve qualche tempo. Sei tu a mettere un punto e non darmi alcuna chance –.
Quando finisce di parlare io non so cosa dire. Cerco di registrare tutto quello che mi ha detto e di immagazzinare il colpo. Ho davvero dedotto quello che volevo in questi ultimi giorni senza lasciargli margine? Sono stata così accecata dalla rabbia e dall'esperienza appena passata con Edoardo e il suo tradimento che ho sacrificato quella che poteva essere una bella storia d'amore? E questo solo per la paura e la sfiducia... e il non aver pazienza di aspettare i suoi tempi? Lui ha appena detto che mi ama. Mi ama. Forse ho capito male.
- Mi ami?- sussurro. Lui si addolcisce, lo vedo rilassare le spalle.
- Dal primo giorno, dal primo momento in cui ti ho visto seduta sola a quel tavolino della pasticceria – ammette.
- Sei così bella, così unica. Sai sempre come sorprendermi e cosa rispondere. Mi tieni testa e sei un po' matta, cosa che non mi dispiace per niente. Non ti fai problemi nel dire o fare le cose, nemmeno a mangiare come la maggior parte delle donne. Sei simpatica e romantica. E poi...sei brava a letto – finisce la dichiarazione con un occhiolino per alleggerire la situazione. Mi regala un sorriso fantastico, misto tra malizia e il sollievo di aver sputato il rospo. Gli sorrido anche io.
- Quindi non vai a letto con lei?- chiedo per accertarmi di aver capito bene.
- No!- dice lui disgustato – non lo farei mai, mi fa schifo solo pensarci – aggiunge.
- C'è solo una persona che desidero da un pezzo – mi dice mentre la sua mano risale dal ginocchio su per la mia coscia.
- Si? E chi è la fortunata?- gli chiedo io già ansimante.
- Sapessi....Ho già avuto il piacere di averne un assaggio. Peccato che è passato del tempo...e potrei aver dimenticato – mi risponde, la sua bocca vicinissima alla mia, nei nostri occhi lampi di desiderio.
- Allora dobbiamo subito rimediare – gli dico io. E Lo bacio. Con passione, con sollievo, con la voglia ardente di perdermi in lui come la prima volta. Ho quasi scordato quando è buono il suo sapore, di quanto è piacevole la sua bocca e di quanto dannatamente sia bravo a baciare. Le sue mani corrono sulle mie gambe nude sollevando il vestito fino alle anche. Mi fa sdraiare dolcemente sul pavimento duro e si stende su di me. Mi sento schiacciata tra il suo corpo e le piastrelle, l'uno caldo e le altre fredde, la sensazione mi piace da morire. Sono molto eccitata e quando la sua bocca scende lungo il mio corpo lasciando una scia di baci e di piccoli morsi sento le mutandine completamente fradice. Tommaso si strofina su di me mentre una mano mi accarezza un seno e gioca con il mio capezzolo, l'altra mano invece accarezza ancora la gamba, ma all'improvviso sale vertiginosamente verso l'alto e si sposta nel mezzo, proprio nel centro, dove desidero che sia. Inarco la schiena e un gemito viene soffocato dalla sua bocca che preme sulla mia. Il suo bacio si interrompe. Si stacca da me e si solleva quel poco che basta per potermi guardare.
- Molto bene dolcezza – mi dice mentre muove le dita sui miei slip bagnati. Gli sorrido piano e con le mani tra i suoi capelli cerco di far tornare la sua bocca dove dovrebbe essere.
- Un attimo – mi dice mentre fa forza sul collo per non farsi spostare. Io non capisco cosa sta facendo o aspettando.
- Voglio guardarti – mi dice con voce roca mentre in un secondo mi sposta le mutandine e due delle sue dita entrano dentro di me. Anche se è stato veloce è stato delicato e tremendamente sexy. La mia schiena si inarca ancora e la mia bocca si apre per la sorpresa. Mentre lui muove le dita su e giù con il pollice mi massaggia il clitoride e io continuo a gemere e sento che l'orgasmo è ormai vicino. Lui sembra accorgersene. E' maledettamente bravo.
- Si dolcezza, vieni per me – mi dice mentre mi guarda negli occhi e i suoi movimenti si fanno più veloci. Nel giro di pochi secondi esplodo nel piacere senza preoccuparmi che di sopra possano sentirmi o che lui mi stia guardando.
Non so come e quando ma Tommaso si è liberato dei pantaloni e delle mutande. Tenendo le mutandine spostate di lato mi penetra senza preavviso. Miagolo e sento che mi sto bagnando ancora di più.
- Sei così bella...così bella- mi sussurra nell'orecchio mentre mi prende le mani e le porta sopra le nostre teste. Le nostre dita si intrecciano e lui continua a spingere, andando su e giù con passione. Io gli circondo il bacino con le gambe e spingo insieme a lui. Le nostre bocche si incontrano ancora e le nostre lingue si inseguono mentre i nostri sospiri si mischiano e i nostri corpi si fondono.
Lo sento rallentare e sforzarsi per fermarsi.
- Cosa c'è?- gli chiedo già presa dal panico. Non può fermarsi così, non adesso che ci siamo ritrovati e stiamo provando questo piacere divino.
- Non ho il preservativo..- confessa .
Ci metto un attimo a capire le sue parole perché sono troppo presa dal resto.
- E' meglio se ci ricomponiamo, torniamo di sopra e poi riprendiamo esattamente da qui quando saremo soli – dice, anche se si capisce che non avrebbe nessuna voglia di fermarsi ed aspettare di essere in un posto più adatto muniti di precauzioni.
- Stai scherzando? – gli chiedo – Vuoi fermarti proprio ora?- lui sorride.
- Si penso sia meglio – mi dice mentre esce piano e io mi sento improvvisamente vuota. Mi da un bacio casto sulla bocca e si solleva.
Anche se so che ha ragione non vorrei finisse qua. Vorrei che continuasse a unirsi a me in ogni modo possibile e immaginabile. Uffa, Brutto traditore.
Tommaso mi tende la mano per aiutarmi a rimettermi in piedi ma io non la prendo. Anche se non possiamo fare l'amore in quel modo non è detto che debba concludersi tutto così. Lui mi guarda, aspettando che io accetti la sua mano e mi alzi ma io non mi muovo. Lo guardo con lo sguardo più sexy del mio repertorio e mi metto in ginocchio davanti a lui, la testa proprio all'altezza del suo pene che comincio ad accarezzare con la punta delle dita. E' ancora teso e duro, ma appena lo tocco lo vedo tendersi ancora di più verso di me.
- Sei sicuro che te ne vuoi andare così?- gli chiedo con tono malizioso.
- Perché cosa hai in mente?- mi chiede facendo il finto tonto ma con voce piena di desiderio. Vuole sentirmelo dire ma non gli darò questa soddisfazione.
- Io non ho niente in mente e tu?- lo stuzzico. Grugnisce e non dice niente.
- Niente?- gli chiedo mentre alzo un sopracciglio - Allora ok, andiamo su –.
Faccio per alzarmi. Lui mi blocca le spalle e mi tiene in ginocchio.
- Aspetta – mormora mentre mi raccoglie i capelli in una coda. Gli occhi languidi, le labbra socchiuse e il respiro affannato.
- Dimmi - lo torturo, e lui mi tira i capelli.
- Voglio venire – dichiara con un filo di voce.
- Dove?-
- Nella tua bocca – risponde. E io non gli do tregua.

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