Travolti

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Arriviamo in un posto abbastanza isolato. Che è stato anche un nostro posto. Ora vorrei proprio capire che cazzo gli passa per la testa a venire qui.
Gilda vuole le sue coccole ed entra in competizione con me per averle. Fai pure le faccio capire con lo sguardo. Pure il cane sottone dovevo avere.
Tutti che non lo superano. O lo odi o lo ami di sicuro non ti passa indifferente, anzi.
Passeggio a riva e lui gioca con la birbantella.
Mi raggiunge e mi abbraccia da dietro. Io resto rigido. Non può sempre giocare con me, non è giusto.
Mi molla sentendo la mia rigidità "scusami, hai ragione, scusami"
Tanto tra noi le parole spesso non sono necessarie, ovviamente ha capito.
Mi volto giusto per il tempo di riuscire a vedergli gli occhi lucidi che poi mi nasconde voltandosi.
La goccia che fa traboccare il vaso.
Mi avvicino e lo bacio.
Lui risponde immediatamente ed è il trionfo dei sensi. Lui sarà sempre con me ed io con lui. Questo non potrà cambiarlo mai niente e nessuno.
"Buon compleanno amore mio" gli dico tra i baci. Lui sorride e non abbiamo nessuna intenzione di staccarci.
E niente tra di noi è sempre così, il fuoco cova sotto la cenere, inutile negarlo, inutile combatterlo.
Vicino c'è un hotel dove siamo già stati ci rifuggiamo lì e facciamo l'amore come dei forsennati. Restiamo abbracciati a farci le carezze senza parlare. Inutile usare le parole. Incontrarsi per caso, evadere, farsi travolgere dalla passione cambia poco o niente. Lui torna da lei, come ogni volta. E nella mia testa risuona Minuetto della Martini.
Gli squilla il cellulare ed ovviamente come nel più classico e stomachevole dei triangoli è lei. Mentre si parlano lui si riveste. Io no. Non ho voglia di ritornare in auto insieme a lui. Prenderò un taxi con Gildina che sta giocando con la sua palla sul pavimento. Quando finisce la conversazione telefonica mi guarda e gli dico che torno da solo.
Se ne va dicendomi un "mi dispiace" amaro.
Avrei voglia di piangere tutte le lacrime del mondo. Ma non lo faccio.
Organizzo le mie cose prendo il taxi vado in stazione e parto per Roma lo stesso. Voglio fuggire da tutti e da tutto. Soprattutto da me stesso.
Appena arrivato a Roma, Stefania e Simone vengono a prendermi in stazione. Gilda e Margot se la spassano tra loro ed io sento una strana tensione.
Stefania non mi guarda totalmente in faccia e soprattutto ha una dolcezza un po' "strana" nei miei confronti che non mi piace.
Ceniamo insieme e lei mi propone il giorno dopo di andare a Fregene, ma io rifiuto categorico, basta mare grazie.
Il telefono comincia ad impazzire per le notifiche e Stefania attacca una chiacchiera infinita per non farmelo prendere.
"Stefy che mi stai nascondendo?" Le dico subito.
Sospira.
Non fa in tempo a dire nulla che il telefono squilla a più non posso.
È il mio agente.
"Che cazzo avete combinato?"
Io non capisco, ma di che parla?
"Guarda tutto quello che ti ho mandato e poi richiamami che dobbiamo decidere come muoverci"
Stefania e Simone sanno già allora. Ecco perché sono strani.
Guardo ed ho una stretta allo stomaco. Il web, i social sono al delirio, è finito tutto in pasto ai media. Beccati sulla spiaggia, beccati nelle nostre effusioni.
Merda, questo no. Proprio ora, no.
Inizia il delirio, dagli articoletti acchiappalike da quattro soldi, alle principali trasmissioni TV, prima mattina, pomeriggio prima serata, ovunque quelle foto e commenti di ogni specie.
A sto punto anche chi mi segue concorda abbiamo una sola alleata, lei: "la suocera".
Lascio tutto in mano alle mie persone fidate è l'unica cosa che posso fare per recuperare il salvabile.
Io e lui non ci sentiamo anche perché nessuno dei due ha più il numero dell'altro, da quando ho saputo lo ha cambiato anche lui.
Tre giorni dopo, appena sveglio dal riposino pomeridiano accendo il televisore per capire se l'incendio si sta spegnendo ed ecco che quello che era sembrato il devasto era stato solo un focolaio, con fare teatrale e melodrammatico seguo l'annuncio dalla tv: Cristina è ricoverata in ospedale perché rischia di perdere il bambino. Porca troia.
Che cazzo abbiamo combinato penso. Spero con tutto il cuore che non accada niente e scoppio a piangere. Aveva ragione lui. Non c'è spazio per tutto.
Il bambino e lei hanno più bisogno di lui. Io che vorrei vivere solo di lui non posso e non devo essere la sua priorità.
Sento i miei collaboratori che mi rassicurano, stanno sistemando le cose con i media e si stanno aggiornando sulle condizioni di lei. Mi sento in colpa, terribilmente. Mi ritrovo quasi a pregare che non accada nulla di male ne a quel bambino ne a lei. Piango tutte le mie lacrime.
Stavolta è finita davvero. È finita.
Un paio di giorni dopo vengo a sapere che è stata dimessa dall'ospedale e che il bambino sta bene.
Piano piano lo scoop perde mordente, anche perché tra querele e diffide, ad aprire bocca sull'argomento passa la voglia quasi a tutti.
Per me comincia una spirale distruttiva, alcol feste e uomini nei momenti up come stavo già facendo ma arrivano down terribili. Giornate intere chiuso dentro a piangere senza nemmeno aprire le finestre, senza guardare nemmeno il cellulare, senza togliermi il pigiama, lavarmi, mangiare. Il lavoro ne risente, la mia famiglia è molto preoccupata. I miei pochi amici anche. Mando a fanculo per direttissima quasi tutti, ripetutamente e senza diritto di replica, a tratti sono allegro e di compagnia a tratti sono stanco di tutto. Mi chiudo sempre di più nel grigiore, nell'apatia, nell'infelicità.
Il mio dolore diventa sempre più grande e mi schiaccia.
Passano mesi.
Dalle pagine patinate e sui social girano le interviste di loro due in coppia che annunciano il lieto evento: è nato Thomas.
Questi non stanno bene.
Hanno chiamato il bambino Tommaso. Ma che è una nuova forma di perversione da diagnosticare? O sono pazzi o sono incoscienti o con me ci hanno sempre e solo giocato. Magari lui non mi ha mai amato, mi ha solo illuso, mi ha solo sfruttato ed erano tutti d'accordo alle mie spalle. Voglio annegare, voglio sparire dalla faccia della terra.
...
Non mi ricordo più molto so solo che quando mi sveglio vedo neon accecanti, è tutto bianco ed io faccio una fatica immane ad avere le palpebre aperte. Sono stanco, ho sonno. Fatemi dormire. Ho sete. Riapro gli occhi ancora a fatica e riconosco la sagoma familiare di mia madre. "Mamma" lei mi stringe le mani e credo pianga. Le dico che ho sete e mi aiuta a bere. Ma dove diavolo sono? Non capisco. Mi sento uno schifo. "Ma cosa è successo?" Non mi ricordo. Non mi ricordo. Maledizione. Mamma mi spiega che sono in ospedale e che ho avuto un malore.
Mi agito, arriva il medico e un'infermiera e mi rassicurano dicendo che è tutto sotto controllo. Torno a dormire.
Quando mi risveglio deve essere piena notte, mi sento un pochino meglio. Mi guardo attorno, è sicuramente una stanza privata di una clinica. Ho bisogno di andare al bagno e voglio alzarmi, pian piano riesco ad alzarmi ma quando provo a mettermi in piedi ho un capogiro, non mantengo l'equilibrio, cazzo cerco di ripararmi per non sbattere a terra e invece sento sorreggermi.
Sarà entrato qualche infermiere.
Ok non mi sono voltato, ma ora ho capito e sinceramente preferivo stramazzare al suolo.
Si schiarisce la voce e poi mi chiede se va tutto bene.
Non rispondo. E mi divincolo risedendomi sul letto "tu che ci fai qui?"
Mi volto a guardarlo e cazzo mi sembra distrutto, ha gli occhi gonfissimi come se avesse pianto tutte le sue lacrime, è pallido come un lenzuolo, smagrito, ma che gli è successo? Il dispiacere per lui passa subito se sono in ospedale io, qualsiasi cosa è successa a lui è sicuramente meno grave.
"Stai bene?" mi chiede di nuovo con una dolcezza infinita.
Stronzo. Pezzo di merda.
Annuisco ed è già troppo. Ora ricordo tutto. I sensi di colpa ecco cosa ci fa qua.
"Puoi anche tornare da Tommaso junior. Io non sono tuo figlio. Tu non sei nessuno e non hai diritto di stare qua"
Indietreggia come se invece che con delle parole lo avessi colpito con due pugni bene assestati.
"Scusami" dice tra le lacrime "avevo bisogno di sapere che stavi bene" si volta e se ne va.
Ha avuto le mie emozioni,le mie giornate, i miei sogni, la mia esperienza televisiva più importante, il mio cuore, i miei respiri, gli avrei dato la mia vita. Ora basta. Non avrà più nient'altro da me. Non esiste più per me.
Esisto io.
Oggi rinasco.

Angolo autrice:

Carissime/i, l'incubo delle shipper è realtà 🤣😂🤣🤣. È nato. È tra noi.

Del resto quando non puoi combattere il tuo nemico fattelo amico.

😄

Inoltre sono lieta di annunciarvi che capitoli su questo "mood" sono ufficialmente finiti. Da ora in poi sarà tutto in salita. Scherzo.

Sicuro gli stati d'animo saranno su chiavi profondamente diverse. Peggio della mezzanotte non può venire.

Spero possa piacervi.

P.s. Ci rivediamo tra un po'... Nella storia si intende.

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