Pause/Play

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Lui si addormenta, io mi alzo per lasciargli spazio, potessi passerei queste ore attaccato a lui con la colla e neanche basterebbe a recuperare il tempo perduto, ma voglio che riposi tranquillo.
Sono solo oggi e domani e la frase che mette tranquilla la mia testa e che crea un lutto nel mio cuore.
Ma sto bene, giuro sto benissimo.
Mai stato così.
È quasi ora di pranzo e quindi mi metto a preparare qualcosa che so che gli piace, ho bisogno di prendermi cura di lui e di me. Di quello che siamo noi solo quando siamo insieme.
Dopo circa tre quarti d'ora noto di sottecchi che è appoggiato allo stipite della porta con la t-shirt bianca e il boxer ed io lo trovo irresistibile e se non gli salto addosso di nuovo e solo perché deve riposarsi e recuperare energie.
"Che buon profumino" dice avvicinandosi abbracciandomi e dandomi un bacio sul collo.
"Dobbiamo litigare" sentenzio.
Mi guarda come se fossi un extraterrestre.
"Dobbiamo litigare. Su forza" gli dico come se fosse la cosa più naturale del mondo "vabbè trovare un motivo non sarà difficile me ne hai dati sempre trecento al minuto, potrei cominciare dal fatto che devi essere presentabile e vestirti"
"Tu sei fuori. Non cambi mai" ride lui.
"Ringraziami"
"Ma poi perché dovrei vestirmi, io così sono comodo"
"Io meno"
"Problema tuo, amore mio"
"Amore tuo un corno. Smielato e sdolcinato può essere il secondo punto di partenza della litigata. Continua su, spara minchiate ed io do il meglio di me"
"Ma quindi ti è mancato così tanto anche litigare con me? Adesso sei tu che me lo chiedi in ginocchio"
Lascio il mestolo a mezz'aria. Quelle parole me le ricordo. Le ho pronunciate io anni prima quando eravamo ancora reclusi in quella "casa", non solo mi erano rimaste impresse, ma svariate volte le avevo trovate nei video che giravano sulle fanpage e su Twitter. Le ricordava pure lui. Alla fine siamo solo due pirla. Solo due pirla.
Mangiamo tra battutine, risatine, finte offese e perculamenti ed io non so perché ma mi sento "vivo", inebriato come non mi sentivo da tempo.
Mi squilla il telefono che ho dimenticato chissà dove in giro, ho avvisato la mia agenzia di curare tutto loro e di chiamarmi solo per emergenze.
Lo trovo e vedo il display Andrea 💙. Sospiro.
Ha visto anche lui che mi ha aiutato nella ricerca della vibrazione proveniente dal telefono disperso "Rispondigli sarà preoccupato per te"
Mi sento una merda. Ho tradito, sono stato tradito ma Andrea no. Andrea non lo merita. Sono solo due giorni poi dovrò affrontare anche questo.
Lui si allontana infastidito ed esce sul terrazzo. Lo vedo dai vetri che fuma nervosamente.
Come ci siamo finiti in questa situazione paradossale?
Come faremo a non farci male?
Liquido Andrea velocemente rispondendo perlopiù con "tutto bene" "si…si" "ok tranquillo" ho capito poco o niente di quello che mi ha detto spero solo che le mie risposte siano state coerenti.
Sono un po' vigliacco lo ammetto ma una parte di me ha deciso che non vuole mollare il momento che sto vivendo so benissimo che non tornerà più, che tra qualche ora ognuno tornerà in sé e tutto questo sarà stato solo l'ennesimo sogno ad occhi aperti tra di noi.
Ed io voglio sognare, non vorrei ferire nessuno, ma voglio godermi questi attimi di felicità rubata. Saranno solo dolci e amari ricordi.
Solo ricordi.
Vado in terrazzo e lo abbraccio da dietro, temo una sua reazione nervosa ed invece si scioglie al mio abbraccio.
"Ci tieni a lui, vero?"
"Si" rispondo sincero "non voglio perderlo"
Diventa teso come una corda di violino.
"Sono solo due giorni, anzi anche meno. Ognuno di noi tornerà alla propria dimensione, alla propria felicità" gli dico pacato.
Sospira.
"Dimmi un posto dove vuoi andare e non sei mai stato. Dove non sei mai stato con nessuno. Voglio un posto che ricorderai come un posto che hai visto solo con me. Qualcosa che sia solo nostro"
Sorrido. Ci sono un milione di posti, di cose, di gesti, di canzoni, di sensazioni, emozioni, che per me sono state sempre e solo nostre. Io non ho questo bisogno. Ho un mondo chiuso a chiave dentro di me solo nostro.
Per me lui è sempre stato unico.
L'unico.
Anche quando ho mentito al mondo e soprattutto a me stesso. Ma lui non dovrà saperlo mai.
Decidiamo di andare a visitare un parco poco distante Roma, occhiali, cappellini, riusciamo ad andarci in incognito. Finiamo per divertirci come ragazzini e torniamo a casa stanchi e rilassati.
"Come stai? Hai dolori? Devi prendere i farmaci"
"Mia madre, no. Ti prego"
"Eh! A tratti mi pento che non l'hai avvisata perché stai facendo poco e niente di quello che ti ha raccomandato il medico e mi sta salendo l'ansia. Se ti succede qualcosa do' di matto, mi devo ricoverare prima io"
Si avvicina per baciarmi "non mi succede niente. Anche se ho qualche dolore non sono mai stato così bene in vita mia, ansioso ed ipocondriaco di questo cazzo che sei"
"Romanticismo e stronzaggine sono la tua migliore sintesi"
"Non è quello che ti piace più di me"
"Assolutamente no"
"Ah no? Non ti piaccio?" dice cominciando a strusciarsi e a baciarmi.
"Assolutamente no" ripeto con sempre meno decisione.
"Ma davvero?"
"Dai Fra, ho paura che ti faccia male. Dai"
"Si infatti, proprio male" e da lì perdiamo il controllo e ci ritroviamo di nuovo l'uno strumento di piacere dell'altro.
I miei dolci e amari ricordi del futuro ora sono il presente che vivo.
Ceniamo con delle pizze ordinate al volo nel letto. Decido io che quella sia la location migliore perché voglio che si riposi e lui non mi dà ascolto. Devo impormi con tutte le mie forze e dire che io non sono mica uno che non ottiene quello che vuole.
Ma lui riesce a tenermi testa, a sfidarmi, a farmi capitolare. È sempre stato così. Guardiamo film da internet e parliamo. Tanto. Gli chiedo di Thomas. Si stupisce che apra l'argomento ma poi sorride e si scioglie ed io adoro sentirgli raccontare di lui.
Il giorno dopo, intorno all'ora di pranzo ha un appuntamento di controllo con il dottore dell'altro giorno in ospedale ed io sono un pochino in ansia. Sono taciturno e pensieroso, nel pomeriggio io ho il treno, lui domani mattina perché tra mille cose non abbiamo fatto insieme i biglietti e non abbiamo trovato posto sullo stesso treno. Avremmo comunque scelto carrozze differenti perché ci è già venuta di culo fino ad adesso con il gossip e i social meglio non sfidare troppo oltre la sorte e fare qualche altra cagata come in passato nel darci in pasto ai media.
Da un lato preferisco un rientro distanziato perché in treno devo intervenire sul nastro della mia vita che è finito in pause e riattivare play.
Lui si rende conto che ho cominciato la mia fase di distacco e rispetta la mia scelta.
Mi chiede almeno tre volte di non accompagnarlo in ospedale, l'ultima sembra quasi una preghiera, mi dice che non è necessario, che non vuole che mi preoccupi per lui, ma io non demordo. Dovrebbe saperlo ormai che con lui cedo spesso e volentieri, ma se si tratta di lui non mollo.
Non l'ho mai fatto.
Fortunatamente la visita si conclude positivamente. Tiro un sospiro di sollievo, questa piccola, inimmaginabile, ansiogena e romanticissima pausa dalla mia vita è finita.

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