Napoli

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Ero a casa della mia migliore amica Anna. Avevo dormito da lei, abbiamo pariato tutta la notte mi sono davvero divertita. Verso le dieci di mattina ci siamo svegliate e abbiamo deciso di andare a trovare i nostri amici a Scampia. <Annarè che mi devo mettere?> le chiedo sorridendo come mio solito. Non parlavo spesso in napoletano ma il suo nome faceva molto più effetto pronunciato in questo modo. <Viestt psant Ilariè ca fa fridd ogg> Lei invece, era il contrario di me, adorava il suo dialetto e ne andava fiera. Optai per un jeans semplice a vita alta e una felpa di mio fratello. Il mio adorato fratello, mi manca così tanto...
<pccre a ch piens?> la mia amica mi risveglia dai miei pensieri <niente Annaré andiamo ja> Salutiamo la madre di Anna, lei è molto dolce e comprensiva, al contrario di mia madre... lei non è molto presente nella mia vita. Ci incamminiamo contente verso le strade di Napoli, il sole nonostante il forte vento illumina i nostri volti rendendo tutto più bello. Arriviamo a Scampia verso le undici, intravedo il mio gruppo di amici vicino una piazzetta. Per qualche motivo sono tutti raggruppati attorno qualcosa, che a questa distanza non riesco a vedere. Ci avviciniamo incuriosite è appena li salutiamo sbandano, poi Marco, uno dei miei amici dice <Maro c'avit fatt caca sott, vnit ja> ci fa avvicinare al gruppetto in modo che nessuno ci possa vedere. Appena poso lo sguardo sul motorino del mio amico, noto ben nascosta, una bustina di droga. <Stavamm vrenn come dividerla po sit arrivat vuj> Mi giro verso il mio gruppo infastidita <ma sit sciem, non dovete portare questa roba quando ci sono io, mi avete rotto le palle> mi rendo conto di stare urlando. Un altro amico del mio gruppo interviene <Ma si scem acal a voc> presa da uno scatto d'ira prendo la bustina, mi avvicino all' scogliera e butto tutto il contenuto in mare. Il mio gruppo rimane in silenzio, mi rendo subito conto della cazzata che ho fatto. <Ma alllor si scem tu, l'avvimm pavat ch'ella robb, chi si tu p fa chest > stringe il braccio provocandomi dolore. Lo quando impaurita, nonostante anche lui sia un ragazzino di 14 anni, ha uno sguardo così crudele, così... da adulto. <Ma si scem o frat, lasciala anda, po s lament co par> Lui infastidito lascia la presa, non vado orgogliosa di quello che è mio padre ma in certe occasioni aiuta. Per chi se lo stesse chiedendo è uno dei più importanti e rispettati boss di Napoli e la mia famiglia gestisce tutto il quartiere. Anna, inorridita al gesto del ragazzo, esclama infuriata <T si futtut a vit o sce, pur s Ilary non c'è lo va dire al padre che l'hai tuccat, c sta tutt o quartier ca che già sta jenn a canta a ro u boss> mi prende per mano, e ci dirigiamo verso casa mia. <Annaré so preoccupata> dico sincera <di che cosa pccre?> la guardo rattristata <non voglio che papà gli fa del male> anche se non dico a chi mi riferisco, la mia amica capisce subito di chi sto parlando <pccre ci doveva pensa prima, tu nun t preoccupa> Arrivata a casa la mia amica mi da un bacio sulla guancia e se ne va. Entro e noto mio padre apparentemente tranquillo seduto sulla sedia in cucina, e mia mamma preoccupata che corre verso di me <ammor mij, stai buon?> domanda preoccupata. Il mio incubo diventa realtà, già sanno tutto... <si mamma, non ti preoccupare> dico nervosa, Mio padre si gira verso di me, sempre con quello sguardo apparentemente tranquillo <...



Come detto in precedenza, ho aggiornato la mia storia e spero sia di vostro gradimento ! Come potete notare i dialoghi sono in dialetto, per ogni difficoltà chiedete nei commenti. Questo è solo l'inizio di una storia molto intrigata, domani sera aggiornerò di nuovo.
Buona notte e a domani🥰.    
P.s. Scusatemi qualche errore in caso c'è ne siano e non ci ho fatto caso

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