Truvamm na soluzion

578 8 2
                                    

Non sono riuscita a dormire per tutta la notte, pensavo al gesto compiuto, ai danni che avrei creato, forse avrei anche deluso Gianmarco... mi alzo dal letto e mi dirigo verso il bagno, voglio controllare se la pistola ha dei colpi, faccio per aprirla e ne vedo cinque, penso bastino. Sento la porta di camera mia aprirsi, poso subito la pistola ed esco dal bagno. <Maro Ilary, hai dormito sta notte? Hai due occhiaie> dice Gianmarco appena mi vede, <in realtà no, non faccio che pensare a quello che è successo ieri> dico esausta, lui mi guarda dispiaciuto <dai, dico giù che stai male, e ti porto la colazione qua, la facciamo assieme vabbuon?> dice e io annuisco entusiasta <maro grazie Gianmà> dico e lo abbraccio. Dopo qualche minuto risale con la colazione e io decido di fargli qualche domanda sulla mia famiglia, non la vedo da tanto e sto iniziando a preoccuparmi oltre che a sentire uno strano vuoto, sono comunque una ragazzina e non ho realizzato ancora del tutto che potrei non rivederla più. <Novità di Ciro? Della mia famiglia, gli avete detto che sto bene?> chiedo tutto d'un fiato. <pccre non posso rivelarti queste cose, tu nun t preoccupa> dice cercando di ignorare la situazione. <Gianmarco non mi ignorare, ho bisogno di sapere cazzo, non vedo la mia famiglia da giorni e qui a nessuno frega niente, e non fraintendermi me lo aspettavo, ma da te... da te no> dico arrabbiata e delusa allo stesso tempo. Lui mi guarda per qualche secondo e poi dice <Tuo padre e i suoi uomini sono venuti più volte qui con pistole, hanno ferito molti nostri uomini e non sappiamo come far finire questa storia senza riconesegnarti a loro, stanno cercando una soluzione definitiva, tuo fratello Ciro sa della missione, sta male a quanto so, sanno tutti che ti abbiamo noi nel tuo quartiere> dice tutto d'un fiato. Io rimango paralizzata, dovevo agire in fretta davvero. < Ma quale cazzo di missione avete dato a mio fratello? E Anna, Anna come sta? E anche Edoardo, sta bene?> continuo io con le domande, lui sospira, non sa se raccontarmi tutto, fa un sospiro e continua  <Anna non la conosco, mi informerò e ti farò sapere, invece da quanto so Edoardo sta male, ha fatto scoppiare una mezza rivolta in carcere, penso perché si senta in colpa di non averti tenuta con lui per tutta la giornata.>, io mi metto le mani in faccia e piagnucolo leggermente, mi sento in colpa. <Mi vuoi dire che cazzo dovrebbe fare Ciro?> affermo dopo qualche secondo con gli occhi lucidi, lui sospira affranto, non vorrebbe dirmelo si vede, ma continua <Gli abbiamo riferito che per riaverti indietro deve uccidere una persona, a Edoardo, in modo che rimarrà da solo, senza nessuno. Perché per ora ha solo lui e te, e si sa che anche se lo uccidesse, tu faresti la stessa fine>afferma con la voce un po' interrotta dalle lacrime che gli erano venute parlando. <No cazzo, non può uccidere Edoardo m, no cazzo> dico io mettendomi un cuscino sulla faccia per nascondere le lacrime. Gianmarco mi abbraccia e restiamo così per un po'. Poi arriva la sera, lui si addormenta in camera mia e io decido di lasciarlo dormire. Mi metto sotto le coperte, e prendo una decisione definitiva. Adesso agisco io. Passa un'altra settimana, ogni volta mi riprometto che agirò ma non ci riesco mai. Solo il pensiero di avere una pistola in mano mi terrorizza, figuriamoci usarla. Una mattina però, tutto cambia. Gianmarco entra in camera mia e dice <Pccre oggi vado in missione, torno domani sera, nun c pozz fa nient> è dispiaciuto e io più di lui, ma mi rassegno a questa decisione, faccio per scendere a fare colazione da sola siccome Gianmarco è andato via, ma sento parlare di me. <La ragazza deve morire, al più presto> dice un uomo <Si infatti, sta diventando un peso> afferma un altro uomo, poi sento la voce di Matteo dire <lasciatela uccidere a me, na support chiu>, vengo presa da un attacco d'ansia come mio solito, mi dirigo nella mia stanza come una furia, afferro la pistola, la stringo in mano. Poi sento qualcuno aprire la porta <Pccre muovt vien ca> era la voce di Matteo, mi metto dietro la porta del bagno e dico <Puoi venire un attimo per favore?> in tono mieloso, lui si avvicina lentamente <che vuo fa pccre> dice in tono malizioso, si avvicina al bagno, poi entra definitivamente e io subito chiudo la porta sbattendola. Senza pensare, come un fulmine, punto la pistola sul petto del ragazzo di fronte a me, chiudo gli occhi e sparo. Non riesco a credere a quello che ho fatto, dopo un buon minuto apro gli occhi e lo vedo, un cadavere a terra con tutto sangue che cola. Mi sporco leggermente le scarpe ma non ci faccio caso, scoppio in lacrime, avevo ucciso una persona. Faccio dei respiri profondi, mi asciugo le lacrime, metto la pistola nel reggiseno e indosso una felpa per coprire il tutto. Chiudo a chiave la porta del bagno e mi avvio giù. Come al solito appena mi vedono smettono di parlare, io mi siedo e dico: < Matteo ha detto che aveva bisogno di fare una doccia, l'ho aspettato per un po' ma vedendo che ci metteva tanto sono scesa da sola> con un tono un po' inquietante. <Non ti preoccupare ora mangia e fai presto sono andati quasi tutti via> dice un signore. Infatti a tavola c'erano giusto due uomini e il così detto boss, insieme ad altre due donne. Mamma gio qualche morso, e decido di finire ciò che ho iniziato. Con lo sguardo controllo se oltre la mia ci siano altre armi, ma non mi sembra. Lentamente passo un amano sul reggiseno, nessuno ci fa caso, prendo l'arma già carica e senza aspettare altro sparo un colpo sulla testa del signore accanto a me. Muore sul momento, non ci penso troppo perché prima che altri realizzassero quello che avevo fatto sparo anche all'altro uomo di fronte a me. Lui non muore subito e con le lacrime agli occhi sparo un altro colpo. Le signore urlano e piangono ma no ci faccio troppo caso perché mi dirigo verso il boss. Stava maneggiando vicino ai pantaloni, dove aveva la pistola, non riesce a prenderla e inizia a urlare ma metto subito fine a quelle urla. Sparo due colpi uccidendolo sul colpo, guardo le donne, loro non volevo ucciderle ma non potevo lasciarle lì, forse avrebbero detto qualcosa a qualcuno. <Voi, nel ripostiglio ora> urlo piangendo, loro mi ascoltano e io le chiudo a chiave. Piango ininterrottamente, mi avvicino di nuovo al ripostiglio e dico <Scusatemi vi prego, dovevo farlo, o io o loro> piango sempre di più. La sala è piena di sangue e anche io, dalla testa ai piedi. Mi nascondo di nuovo la pistola nel reggiseno, prendo un lenzuolo e me lo svolgo per tutto il corpo, coprendo anche la faccia. Esco e finalmente rivedo la luce del sole, supero il cancello e mi rendo conto di non sapere dove mi trovo. Prendo un sospiro e rientro dentro, decido di muovermi prima che rientri qualcuno. Mi dirigo vicino al ripostiglio e dico <Dove ci troviamo?>, una delle due donne mi risponde <Te lo dico ma tu non ci denunciare alla polizia ti prego> piange disperata <non lo farò> dico io e lei continua< Ci troviamo vicino Secondigliano, dove devi arrivare?>, <A Scampia, ci vuole tanto?> chiedo io <A piedi un po', ma se prendi la bici che sta fuori ci metterai dieci minuti> dice e poi continua spiegandomi la strada per arrivare a Scampia. La ringrazio e corro subito fuori, prendo la bici e scogli la strada per tornare a casa mia. Nessuno si accorge troppo di me siccome è mattina presto, arrivo finalmente sotto casa mia. Mi levo il lenzuolo di dosso, continuo a piangere, busso al campanello. Qualcuno apre la porta, alzo lo sguardo, è mia madre, io la guardo e piango <Mamma io non volevo> dico disperata, lei mi guarda con le lacrime agli occhi, mi fa entrare dentro e mi abbraccia sporcandosi anche lei di sangue <Ammor mij, nun t preoccupa, tutt s risolv> dice e piange abbracciandomi. Restaino abbracciate così per un po', poi scendono un paio di persone preoccupate al suono del pianto. <Mamma che succer?> è la voce di Ciro, mi giro e mi ritrovo lui, mio padre ed Edoardo che mi guardavano stupefatti. <Io non volevo, non volevo morire, sono stata presa dall'ansia, io non volevo> dico piangendo sempre di più, si avvicina Ciro, <oddio pccre sei viva, Ammor mij t vogl tropp ben, nun t preoccupa, nun c pnza, nun c pnza> mi culla tra le sue braccia, vedo scendergli qualche lacrima, mi credevano tutti morta. Si avvicinano anche Edo e mio padre, anche a loro è scappata qualche lacrima, <A port rind o liett> dice Edo e Ciro mi appoggia sulle sue braccia, mio padre mi lascia un bacio sulla fronte e dice <risolvimm t cos, c parl in cu boss loro e troviamo  na soluzion> a me sale ancora di più l'ansia, scendo con d'orsa dalle bracci di Edo e urlo <Che vuoi risolvere papà? L'agg accis u boss, insieme a due uomini e a uno che si chiama Matteo, sono fottuta, oddio, porca put*ana dovevo morire> piango ancora di più. Nei loro occhi c'è sorpresa ma cercano di non mostrarlo <vabbuo truvamm nata soluzion, mo vai a rorm, stai tranquilla> dice mio padre e incita Edo a riprendermi in braccio. <No lascia stare, ho già sporcato mezza casa di sangue vado a farmi una doccia> dico instericamente dirigendomi verso la doccia. Mi sento distrutta...


CIAUU, ecco un nuovo capitolo, ho cercato di farlo il più lungo possibile perché domani ricominciano le lezioni e sarò piena di studio. Spero questo capitolo vi piaccia anche se é molto drammatico, a domaniii

La Camorra~Mare Fuori~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora