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Buongiorno a tutte❤️
Ecco il secondo capitolo come promesso 😘
Attendo come sempre i vostri commenti 🤣❤️

Gemma

Come da programma sono le sette e venti e l'autobus non si vede, con tutta la neve lungo le strade e quella che sta cadendo dal cielo la cosa non mi sorprende.
Purtroppo la metropolitana non è vicino a casa, altrimenti mi sarei organizzata diversamente, e non con un odioso autobus che brulica di gente incivile o puzzolente.
Devo essere in ufficio entro un'ora e di questo passo sono sicura che arriverò in ritardo, se arriverò.
I taxi costano un occhio della testa ma in caso di emergenza come questa credo che dovrò fare un eccezione.
Prendo il telefono dalla borsa e dopo averlo sbloccato compongo il numero della compagnia di taxi che mi assicura che salvo imprevisti mi avrebbe mandato un'auto entro quindici minuti, e calcolando che arriverei giusto in tempo, accetto e aspetto il suo arrivo.
La neve cade fitta, e mi rendo conto che sto diventando un pupazzo di neve, così decido di aprire il mio ombrello da borsa che tengo di emergenza e aspettare sul marciapiede la mia salvezza.
Adoro Milano, quel suo rumore inconfondibile di auto che tagliano il traffico e di gente che corre per le strade di fretta, noi milanesi siamo sempre di fretta, o meglio odiamo il ritardo, preferiamo arrivare in largo anticipo e piuttosto fermarci in un bar o chissà.
Auto c'è ne sono oggi, anche se meno del solito, ma gente a piedi davvero poca, tanto che le uniche impronte nella neve fresca sono le mie.
Se avessi ancora cinque anni mi metterei sdraiata sulla neve a fare l'angelo e poi sarei corsa nella vasca da bagno a riscaldarmi mentre mia madre avrebbe imprecato che mi sarei presa un febbrone da cavallo.
Mi manca la me bambina, quella innocente e ingnara del male che aleggia nel mondo e che avrei conosciuto appena adolescente.
Un clacson mi fa tornare alla realtà così vedo un taxi bianco e apro lo sportello e mi siedo dicendo al tassista l'indirizzo del mio ufficio. Ha un aspetto che mette i brividi, vestito in tuta nera e con uno stuzzicadenti tra le labbra che mi da l'idea di sporco.
" paga contanti o con carta?" mi chiede mentre imposta l'indirizzo
" aspetti dovrei avere... Oddio ho lasciato il portafoglio sopra!" dico disperata
" se non paghi scendi" dice severo
" senta mi dia cinque minuti che salgo e lo prendo" dico mentre chiudo la borsa ma la sua mano mi blocca il polso
" fammi toccare e siamo apposto" mi dice malizioso facendomi schifo
" lei è un maiale!" scendo velocemente sbattendo la portiera e lo sento imprecare ma sgommando mi lancia un sacco di neve bagnata rovinandomi il fondo del jeans e parte del giubbino
" ti odio giovedì! Dio santissimo" dico mentre risalgo sul marciapiede e andando a piedi verso la metropolitana, ci metterò tanto ma chiederò immensamente scusa e sperando che visto il mal tempo la mia capa non mi faccia una lavata di testa.
" scusi! Scusi!" sento gridare da una voce maschile che mi fa voltare
" si? Che cosa c'è adesso?" dico scazzata finché non vedo un uomo vestito in modo elegante ed impeccabile sotto un ombrello grosso dalla cui mano vedo spuntare il mio ombrello rosa
" me ne ero dimenticata. La ringrazio... Oh" mi interrompo quando sposta l'ombrello e vedo il suo viso che mi sconvolge: occhi blu come l'oceano, una barba ben curata e dei capelli che noto essere castani per già del ciuffo che esce dal cappello di lana.
I suoi occhi mi hanno sconvolta, sono bellissimi e profondi che per un momento mi riportano alla mente quando mi guardava Marco ma il suo tossire mi riporta con i piedi nel mondo dei vivi
" prego... Tutto bene? " dice facendo uno strano sorriso, credo abbia notato che lo sto guardando strano
" sisi.. si! arrivederci" dico girandomi e andando verso casa ma inciampo nel tombino e mi preparo ad una caduta dolorosa quando sento due braccia muscolose prendevi in tempo da dietro. La mia schiena sbatte contro il suo petto muscoloso e sento il suo mento appoggiarsi sulla mia testa, sono di spalle ma sono rossa come un semaforo dall'imbarazzo
" mi scusi" dico senza girarmi perché se lo riguardassi negli occhi mi perderei un'altra volta.
" non si è fatta male vero?" chiede mentre mi fa voltare, ma io tengo gli occhi verso il basso e fisso i suoi scarponcini da neve beige
" no sto benissimo. Mi scusi ancora. L'avrò fatta tardare" dico moritifcata e nervosa, sento la sua mano alzarmi il mento e farmi scontrare di nuovo nei suoi occhi che mi guardano curiosi
" non sono in ritardo. Stavo andando a fare colazione in un bar a qualche isolato da qua e poi a lavoro"dice tranquillo
" uhm buon per lei. Io dovrei essere al lavoro entro ormai quaranta minuti ma... Credo che.... " dico mentre vedo che prende dal cappotto delle chiavi che presumo essere della sua auto
" le va un passaggio? Se stava aspettando l'autobus credo che starà qui tutto il giorno" effettivamente ha ragione, però non lo conosco e non si sa mai cosa potrebbe accadere.
Mille scenari girano nella mia mente e credo che lui li intercetti
" non sono un maniaco. Ma una brava persona. E mi farebbe piacere se accettassi" dice porgendomi la mano
" ehm.. Va bene" dico timida e ricambiando la stretta di mano
" benissimo andiamo per di qua" dice facendomi strada, ma quando nota che barcollo mi offre il braccio che senza pensieri accetto così camminiamo vicini verso la sua auto e quando la vedo rimango a bocca aperta : una stupenda Maserati nera.
" oddio è tua?" dico stupita
" eh si. Pronta?" dice mentre vedo che apre l'auto e la portiera come un cavaliere
" si! Sono emozionata! Cazzo che auto! Scusami" dico rossa per le parole, ma mi rilasso quando lo sento ridere
" dimmi dove ti devo lasciare" così gli dico a macchinetta dove lavoro e vedo che lo imposta sul navigatore e poco dopo ci muoviamo.
Mentre guida lo osservo di profilo, è veramente un bell'uomo, noto che sposta lo sguardo dal cambio al mio viso e mi giro facendo finta di nulla
" posso sapere come ti chiami? Diamoci del tu dai" mi dice mentre accelera
" mi chiamo Gemma. E tu?" vedo che quando sente il mio nome sussulta ma forse è solo una mia impressione
"Jared anche se sono italiano a mia madre piaceva questo nome straniero " dice tornando incredibilmente serio
" mi piace" dico per spezzare il silenzio improvviso
" come mai non hai un auto? Paura di guidare? Sbadata come sei temi di fare un incidente? " mi chiede sghignazzando
" si. Brutta esperienza" dico stavolta io seria e mettendo il silenzio tra di noi fino all'arrivo davanti al palazzo dove c'è il mio ufficio
" grazie per oggi Jared. Ti auguro una buona giornata... Arrivederci" dico scendendo dalla macchina velocemente quando sento una portiera sbattere e mi sento afferrare per il polso facendomi scontrare ancora contro il suo petto muscoloso
" Gemma ti ho per caso... Ferita?" dice preoccupato
" no è solo una brutta giornata"dico andando spedita verso la porta scorrevole
" ti vengo a prendere più tardi va bene? "dice alzando la voce per farsi sentire
" no grazie. Davvero. Vai e ti auguro una buona giornata " dico robotica e senza aspettare una risposta entro dove prendo il mio badge alla reception e mi fiondo in ascensore e mentre le porte metalliche si chiudono vedo i suoi occhi blu che mi fissano intasamente, sconvolgendomi ancora profondamente.

Un cuore per dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora