Capitolo 33

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Vartan stava correndo per i corridoi del palazzo di Halaf come se non ci fosse un domani falciando tutti i soldati nemici che incontrava per strada mentre quelli che erano i soldati della guardia reale di Halaf riconoscendolo si spostavano per farlo passare. Dopo nemmeno un'ora da quando erano arrivati nei pressi di Halaf Yasmin aveva spiegato a tutti il piano: circondare la città e combattere fino ad arrivare al castello che si trovava precisamente al centro della città. Il piano era abbastanza semplice e lo avevano eseguito molto velocemente. Vartan non aveva guardato in faccia a nessuno e aveva galoppato fino all'ingresso del palazzo dove, scendendo da cavallo, aveva ucciso le due guardie che si trovavano alla porta per poi entrare a cercare il fratello e il cognato. Non si era minimamente curato della battaglia che stava infuriando tutto intorno, non aveva nemmeno salutato decentemente Thalles dopo quella piccola sfuriata che gli aveva fatto e solo perché voleva andare immediatamente da Narek.

Raggiunse velocemente le prigioni dove trovò re guardie reali che lo guardarono tra lo stupito e il gioioso.

-dove sono?- chiese Vartan con il fiatone e una di loro fece cenno al re di Lagash di seguirlo e Vartan così fece fino ad arrivare davanti alla prigione dove erano intrappolati Narek, Ciel e i bambini.

Vartan non perse tempo e aprì con le chiavi, che erano state lasciate li vicino, la cella per poi entrarci.

-Narek?- chiese il ragazzo leggermente preoccupato e cercando di far abituare i suoi occhi al buio. Quando lo fecero per poco non scoppiò a piangere di gioia. Suo fratello gli sorrise, stava bene e anche Ciel e i bambini stavano bene.

-grazie al cielo- sussurrò Vartan correndo da Narek e abbracciandolo stretto.

-sapevo saresti arrivato- sussurrò invece Narek stringendo forte il fratello minore.

-dobbiamo andarcene da qui- Vartan si alzò per poi aiutare il fratello a fare lo stesso. Narek invece porse la mano a Ciel che la prese volentieri e fu allora che Vartan si accorse del ventre pronunciato del moro.

-sei incinta?- chiese quasi sconvolto il biondo mentre Ciel annuiva.

-ed è una bambina- gli disse tutto felice Narek mentre prendeva in braccio Kejio e Vartan prendeva Leena.

-ti ho già detto che non puoi dirlo visto che non è ancora nata- borbottò Ciel.

-invece si- rispose Narek facendogli la linguaccia.

-io tento ad essere d'accordo con Ciel- disse Vartan scuotendo la testa. Era felice che entrambi stessero bene. Aveva temuto il peggio ma non si era avverato per sua fortuna.

-ehi! Comunque come hai fatto a sapere che eravamo qui? E soprattutto come hai fatto ad entrare qui senza essere visto da quel tizio?- chiese Narek uscendo dalla prigione seguito dagli altri due.

-abbiamo avuto un piccolo aiuto da parte di Ur. Comunque la battaglia sta ancora infuriando e io devo tornare li e dobbiamo assolutamente mettere in salvo Ciel e i bambini-

-perché pure io? Posso combattere!- ma a quelle parole entrambi i fratelli lo guardarono malissimo -si ho capito non posso combattere perché sono incinta- si rispose da solo il moro sbuffando.

-non ti preoccupare, torneremo tutti sani e salvi- gli disse Narek baciandolo sulle labbra.

-forza, dobbiamo uscire di qui prima che si accorgano che sono entrato- continuò Vartan iniziando a camminare velocemente mentre Leena gli si stringeva addosso felice di avere lo zio al suo fianco in quel momento.

-venite con noi- disse una delle guardie guidando i tre mentre le altre chiudevano la fila pronte a combattere in caso di necessità.

-grazie per essere rimasti fedeli- disse Ciel alle guardie che li stavano scortano.

-sapevamo che il re Vartan sarebbe tornato- disse una di loro mentre Vartan sorrideva a quelle parole. Non tutti sarebbero rimasti fedeli alla famiglia reale originaria in quel caso.

-dov'è l'accampamento?- chiese Narek mentre stavano camminando in uno dei cunicoli sotterranei che collegava le prigioni all'esterno. Erano cunicoli che solo le guardie reali e i reali stessi conoscevano. Di sicuro chi aveva attaccato il castello no visto che stavano procedendo senza intoppi.

-fuori dalla città, sulle montagne. Non credo riusciremo ad arrivare fino a li senza essere intercettati-

-quindi che facciamo? Hai detto che dobbiamo andare in un posto sicuro-

-possiamo raggiungere le ultime file dell'esercito che si trovano ai margini della città, in questo momento dovrebbero essere riusciti ad conquistare quella parte- continuò Vartan che si fermò di colpo visto che la guardia davanti a lui aveva fatto lo stesso. Erano arrivati alla fine del cunicolo e dovevano aspettare il momento giusto prima di uscire allo scoperto.

-okay, ma come hai fatto a convincere i reali di Ur ad aiutarci?- chiese ancora Narek facendo alzare gli occhia al cielo al fratello.

-gli era arrivata voce che era stato il re di Lagash ad attaccare Halaf e io ho spiegato che non era così. Ci aiutano anche perché credono che sia uno dei loro Lord ad aver organizzato l'attacco.

-via libera- disse la guardia e i tre si mossero fino a raggiungere le stalle che erano li vicino dove si trovavano due cavalli che sembravano leggermente spaventanti da tutto il trambusto.

-andate verso l'accampamento e dite che vi mando io- disse Vartan prima di mettere Leena sopra al cavallo sul quale era salito anche Ciel.

-e tu? Non posso lasciarti da solo- disse Narek mentre sistemava meglio Keijo davanti a lui.

-devi proteggerli e non puoi farlo se rimani qui- e così dicendo Vartan lasciò la sua spada nelle mani del fratello che la guardò per un attimo.

-ti verrò ad aiutare-

-pensa prima alla tua famiglia, io me la posso cavare anche da solo-

-non morire Vartan, non per noi- disse Ciel bloccando le parole del marito.

-non ti preoccupare lupetto, non ho nessuna intenzione di morire. Ho una promessa da mantenere- rispose Vartan e la promessa era quella che aveva fatto a Sylas: sarebbe tronato dal bambino tutte le volte possibili e non sarebbe mai venuto meno a quella promessa, mai.

-sta attento- disse Narek prima di spronare il suo cavallo a partire seguito a ruota da quello di Ciel mentre Vartan prendeva la spada che una delle guardie gli stava porgendo prima di buttarsi nella mischia.

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