Capitolo 15 - Simon

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"Mi stai innervosendo," gli disse Bran, quando gli passò la tazza piena fino all'orlo di caffè.

"E perché?" chiese Simon, andandosi a sedere al suo fianco.

"Perché sei troppo felice. Vederti così preso bene di prima mattina mi sta facendo saltare tutti i nervi," borbottò, iniziando a sorseggiare il suo caffè.

Era vero. Simon non era felice, sarebbe stato riduttivo. Era supermegafelicissimo.

"Sei solo invidioso," provocò il suo migliore amico.

Gli aveva raccontato ieri sera, appena tornato da casa di sua zia giusto in tempo per attaccare il turno al Red Moon, degli sviluppi che ci erano stati con Wesley. Bran aveva sogghignato tutto il tempo e, quando erano arrivati al locale, da brava civetta qual era, aveva spifferato tutto a Jamie e Zack. Tutti e tre si erano divertiti sadicamente a prenderlo per il culo, dicendogli, soprattutto, che si era innamorato.

Simon non era innamorato. Si era preso una cotta con i fiocchi, quello sì, ma non era innamorato. Che parolona.

Nossignore.

Che bacio, però, ragazzi.

Ad un certo punto, Simon aveva creduto che le ginocchia gli si fossero trasformate in gelatina perché il professorino damerino con la lingua ci sapeva fare.

Bran sbuffò, scuotendolo amaramente dai suoi pensieri sulla bocca di Wesley. Una ruga di fastidio gli divideva a metà lo spazio tra le sopracciglia. "Solo perché hai finalmente scopato con il professore, non significa che devi essere così raggiante. Mi fanno male gli occhi solo a vederti."

Simon scosse il capo. "Non ci ho scopato, lo sai. Penso solo di essere riuscito a fargli capire una buona volta che non voglio prenderlo per il culo, metaforicamente parlando. Per quanto riguarda il senso letterale, invece, dovrà passare ancora un po' di tempo." Fece un occhiolino a Bran solo per irritarlo ancora di più.

"Buono a sapersi," commentò, sintetico.

Bran la mattina era sempre simpatico come prendere la cistite, soprattutto quando non poteva alzarsi alle due del pomeriggio. Tre volte alla settimana avevano il corso di Barman Professionale, precisamente il lunedì, il mercoledì ed il venerdì. Per Bran, ogni volta, alzarsi presto dal letto era una vera botta in fronte.

Quel mattino, però, Simon lesse qualcosa di strano nello sguardo del suo migliore amico. Era particolarmente di cattivo umore.

"Tutto okay, Bran?" gli domandò.
Bran lo fissò con la coda dell'occhio, la mascella sinistra glia ebbe un guizzo strano verso l'alto. "Perché me lo chiedi?"
"Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda."

Il suo amico alzò gli occhi al cielo ed abbandonò la tazza vuota sul piccolo bancone della loro minuscola cucina con stizza.
"L'influenza del professorino inizia già a manifestarsi."

Simon si irritò. "Mi sto preoccupando per te, perché stai mettendo in mezzo Wes?"

Bran si alzò di scatto. "Wes non c'entra niente. Sono io ad essere di cattivo umore."

"Me ne sono accorto, Bran, ma vorrei capire perché hai il cazzo così girato stamattina."

"Lasciami stare, Simon. Non è mattinata e non ho voglia di litigare con te," brontolò e si girò per svignarsela in camera sua, ma Simon non glielo avrebbe permesso.

Andò a piazzarsi di fronte al suo migliore amico, bloccandogli la strada, con le mani poggiate sui fianchi. "Bran, parla."
"Simon, spostati," ringhiò.
"Non mi sposto, coglione."

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