Capitolo 19 - Simon

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Simon era talmente incazzato che sarebbe stato capace di sbranare chiunque gli avesse rivolto la parola, ma non poteva perché doveva lavorare. Ci mancava solo che perdesse il lavoro per colpa di quella grandissima testa di cazzo di Wesley, che lo aveva fatto infuriare come non gli capitava da anni.

Michael, il capo, era un rompicoglioni con la R maiuscola e messa in grassetto. Pretendeva che ogni cliente venisse trattato sempre con rispetto perché per lui vigeva la regola insindacabile che il cliente aveva sempre ragione.

L'ultima volta che Simon aveva provato quell'ira così funesta era stato quando sua madre lo aveva minacciato che, se non fosse tornato a casa per andarsi a curare in una clinica di conversione, avrebbe chiamato gli assistenti sociali e spedito Annie in prigione per sequestro di minore.

Annie si era presentata circa un'ora dopo a casa dei suoi genitori con una chiavetta USB dove aveva caricato un Power Point.

Aveva fatto una presentazione da far vedere alla polizia con tutti i messaggi carichi d'odio che i due bastardi avevano scritto a Simon da quando era andato a vivere da sua zia, con l'aggiunta di alcuni audio registrati durante delle loro telefonate e di vari dati che avevano raccolto su internet per quanto concerne le cliniche di conversione. 

Annie, ringraziando il cielo, aveva sempre un asso nella manica.

"Simon."

Si girò verso Jamie, che era giunto al suo fianco. Il locale si era quasi sfollato e, con somma irritazione, Simon vide Wesley ancora seduto al suo solito sgabello. Aveva ordinato un whisky, nel mentre, che gli era stato servito da Jamie dato che Bran aveva espresso a chiare lettere che se si fosse avvicinato di nuovo al professore gli avrebbe rotto una bottiglia in testa.

Non si era meravigliato quando il suo migliore gli aveva confessato di aver ascoltato gran parte della loro discussione e di aver tipo minacciato Wesley di rompergli il naso

Simon non aveva detto nulla a Bran perché conosceva il suo migliore amico e il suo bisogno di tenere sotto controllo tutta la sua famiglia.

Sicuramente, tra qualche ora avrebbe sbollito la rabbia perché era consapevole di essere tutto fumo e niente arrosto. Ma, al momento, voleva solo continuare a leccarsi le ferite in tutta tranquillità, facendo l'offeso, e senza essere stressato dal compagno del suo capo.

"Cosa c'è, Jamie?" gli domandò, burbero.

Simon, in realtà, sapeva cosa voleva dirgli: di andare a parlare con Wesley e chiarire.

Jamie, talvolta, si credeva di essere la versione terrena di Cupido e Simon era convinto possedesse un quadernino dove segnava tutte le coppie che erano scoppiate in quel posto e che lui aveva aiutato a riunirsi. Quel ragazzo era un seguace sfegatato del romanticismo a tutto tondo.

Si chiedeva costantemente se fosse stato proprio quel lato del suo carattere così romantico la chiave per riuscire a conquistare il cuore di quell'orso bruno di Michael.

"Perché non..." Il suo collega iniziò a parlare, ma Simon lo interruppe subito, alzando una mano nella sua direzione.

"Non voglio sentirti, Dottor Stranamore."

Simon non aveva alcuna intenzione di andare a chiarire la situazione che si era creata con il professore di Letteratura inglese perché era arrabbiato e offeso.

Mio ragazzo un mazzo di cazzi, pensò.

Se Wesley fosse stato davvero il suo ragazzo, come Simon aveva creduto e sperato, non lo avrebbe di certo trattato con la stessa sufficienza con cui si era rivolto a lui quando si erano incontrati la prima volta, circa tre settimane prima, in quel dannato locale.

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