Simon aveva gli occhi fissi sulle mattonelle bianche, l'aria in quel posto puzzava di disinfettante e morte, sentiva i battiti furiosi del suo cuore che gli pompavano nelle orecchie. Un tum tum tum veloce, che proprio non riusciva a regolarizzarsi.
Era arrivato in ospedale circa mezz'ora prima e in quel breve, ma allo stesso tempo interminabile, lasso di tempo Annie aveva imprecato contro ogni singolo dottore ed infermiere. L'avevano minacciata di cacciarla via dal reparto se non si fosse data una calmata, ma quell'avvertimento l'aveva solo fatta infuriare maggiormente.
Nessuno era riuscito a calmare la rabbia e la disperazione di sua zia ed era logico, visto che solo Sabrina era in grado di far funzionare la piccola parte di Annie dotata di raziocinio.
"Simon," bisbigliò, cauto, Wesley seduto al suo fianco.
Simon voltò lentamente il capo verso il professore, aveva una profonda ruga di preoccupazione che gli divideva a metà la fronte, la sua mano destra era intrecciata saldamente alla sinistra di Simon.
Simon sapeva che se non ci fosse stata la presenza confortante di Wesley accanto a lui, molto probabilmente sarebbe svenuto a terra o affogato in una valle di lacrime perché, dopo essere stato ripudiato dai suoi genitori, Simon faceva fatica a somatizzare qualunque esperienza negativa succedesse nella sua vita.
La psicologa che aveva incontrato insieme ad Annie, dopo una sola seduta, gli aveva detto che soffriva di una leggera forma di DSPT, ciò spiegava per quale motivo fosse ritornato a balbettare come quando aveva sei anni e non riusciva a pronunciare la parola hamburger senza farsi venire una crisi isterica.
Tutto normale, visto che era stato vessato dal sangue del suo sangue.
Apparentemente, Simon si fingeva un ragazzo tutto d'un pezzo, in realtà, sotto la scorza non lo era per niente. Sua zia lo aveva rimesso insieme tanti anni fa, ma le ferite che aveva dentro non si erano mai risanate del tutto.
"Non hai fatto colazione, sei pallido e tremi. Hai bisogno di mettere qualcosa nello stomaco," gli disse Wesley, accarezzandogli dolcemente con il pollice le nocche.
Simon scosse il capo. "Se mangio anche solo una mollica di pane sono abbastanza certo di rimettere."
Wesley sospirò ed inclinò il capo per posargli un leggero bacio sulla fronte. Simon strinse le palpebre perché sentì le lacrime riaffiorare, ma non voleva piangere. Si sarebbe risolto tutto e Sabrina sarebbe ritornata a cucinargli i cookies con le gocce di cioccolato come se nulla fosse successo.
Annie, tra un attacco di ira e l'altro, gli aveva raccontato che quella mattina la sua compagna era uscita per andare a prendere la colazione allo Starbucks vicino casa, come spesso faceva, e che poco dopo aveva ricevuto una chiamata da parte degli operatori sanitari perché Annie era il contatto di emergenza di Sabrina.
Era stata investita da una donna che aveva perso il controllo della propria auto. In quel momento si trovava in sala operatoria perché, secondo quel poco che aveva compreso, Sabrina aveva un ginocchio ridotto ad una purea di patate e un trauma cranico considerevole.
"Ho paura che Annie si senta male se non prova a darsi una calmata," mormorò Wesley, osservando con sguardo angosciato sua zia.
Simon sospirò e si poggiò, senza forze, contro il fianco del professore, che lasciò la presa sulla sua mano per circondargli le spalle con un braccio. "Non ci provo nemmeno a dirgli qualcosa perché potrebbe sbranare anche me," replicò, continuando a tenere gli occhi fissi su sua zia.
Non sapeva se essere più preoccupato per Sabrina o per Annie.
Percorreva il corridoio del reparto avanti e indietro, davanti la porta della sala operatoria dove Sabrina si trovava da quasi un'ora, come una tigre in gabbia. Si passava le mani tra i capelli, quasi a strapparseli, e fulminava tutti i dottori o infermieri che non sapevano dirgli come stesse la sua donna.
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Grazie per il cocktail (Red Moon Saga 1)
ChickLitTUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. Opera coperta da marcatura Patamu © Simon, dopo essere stato cacciato di casa a quindici anni dalla sua famiglia perché lo scoprirono a baciare un suo compagno di classe, ha vissuto per cinque anni con sua zia. A ve...