Capitolo 26 - Wesley

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Wesley era seduto sul divano con Emily che sonnecchiava placidamente, acciambellata sulle sue gambe. Gli accarezzava il pelo distrattamente mentre fissava assorto la TV spenta davanti a lui, rimuginando sul suo essere terribilmente stolto.

Sentiva gli occhi di Camille che lo stavano perforando da parte a parte.

"Wesley... sfogati. Parla, dimmi qualcosa. Stai fissando quella TV spenta, senza spiccicare una parola, da quando sei tornato da scuola."

Wesley parlò, la voce terribilmente rauca e cupa: "Ho tradito la fiducia di Simon, ma continuo ad essere certo di aver fatto tutto in buona fede. Non ho ragionato, però, sul fatto che Simon abbia problemi a gestire ciò che prova quando una persona, verso cui pone fiducia, gli nasconde qualcosa."

Wesley, inoltre, era sicuro che a breve si sarebbe trovato con le ruote della macchina squarciate.

Non aveva chiuso occhio, aveva due occhiaie che gli toccavano terra e quel giorno, a scuola, non ne aveva azzeccata una con i suoi studenti.

Si sentiva uno schifo, gli mancava Simon e a momenti alterni gli veniva voglia di infilare la testa nel gabinetto per provare a rinfrescarsi i pensieri. O per provare a scaricare all'interno del water tutte le decisioni pessime che aveva preso nelle scorse ventiquattro ore.

"Wes, sai bene che non mi dà fastidio, se altre persone conoscano il mio passato. Perché è passato e tale deve rimanere. Io adesso sono Camille, che fino ai diciotto anni, però, è stata Andrew e Andrew è stato il tuo primo ragazzo, punto. Ti ringrazio perché mi rispetti sempre, ma non serviva mentirgli. Potevi chiamarmi e glielo avremmo detto insieme."

"Lo so, Camille, per favore, non mettere ulteriormente il dito nella piaga. Credevo sarebbe stata una piccola omissione a fin di bene perché non mi sembrava giusto che fossi io a dirglielo, ma lui... quel ragazzo, è un anima pura. Ci è rimasto male non perché io e te in passato siamo stati insieme, ma perché gli ho detto una bugia... con facilità; questo lo ha ferito," terminò il suo monologo a cuore aperto, ma si sentì solamente peggio.

Aveva scritto a Simon una decina di messaggi di scuse, uno più patetico dell'altro, a cui lui aveva risposto con un unico e conciso messaggio.

Spero ti vada a fuoco la tua adorata libreria da professorino perfettino. Lasciami in pace.

Quando Camille l'aveva letto era scoppiata in una fragorosa risata di pancia mentre Wesley aveva solo pensato a quanto, in circostanze del genere, venisse fuori la differenza d'età tra lui, coscienzioso trentunenne, e Simon, impulsivo ventiduenne con una difficile adolescenza alle spalle.

"Quel ragazzo ti ama, Wesley, e anche tu lo ami. Altrimenti non saresti così distrutto. Nemmeno per Stephan ti eri sentito così devastato. Devi solo concedergli del tempo per leccarsi le ferite."

Wesley sbuffò, facendo sobbalzare Emily, che ritornò a dormire beatamente un attimo dopo.

Gatta fortunata.

"Mi odia, invece," borbottò.

"Ma non ti odia, testone. Cioè, forse un po' in questo momento pensa di odiarti, perché non se lo aspettava da te, ma credo sia normale," rispose Camille, alzandosi dalla poltrona dove era seduta per andare a mettersi al fianco del professore.

Wesley la guardò con la coda dell'occhio. Gli stava sorridendo dolce, per provare a confortarlo. Solo una cosa, però, poteva farlo stare meglio e quella cosa - anzi, persona - era Simon.

"Troveremo un modo per far sì che ti perdoni."
Wesley alzò il capo ed iniziò a fissare il soffitto. "Non so cosa fare. Ho il vuoto cosmico in testa," brontolò.
"Perché non vai a casa sua per provare a parlarci di persona?"

Grazie per il cocktail  (Red Moon Saga 1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora