Port Royal. Finalmente a casa. Se solo fosse vero. Era da tempo ormai che non avevo una casa. Da dieci anni giravo per le strade dei villaggi della Giamaica. Sicuramente Port Royal occupava la vetta delle città più malfamate, seguita a ruota da Kingston. Una cosa le accumunava: la puzza di latrina in ogni strada. Le esalazioni mefitiche, che arrivavano al naso, lo facevano arricciare e a nulla valevano gli olii essenziali che mi ero diligentemente messa sotto le narici. Quella puzza era più forte. Ma, hey! Viva le città!
Mi diressi a passo spedito, sotto un cielo plumbeo, verso il forte per registrarmi. Ormai avevo imparato che, prima mi fossi registrata, prima avrei potuto avere una soffiata su posti di lavoro. Per una donna, sola e senza il becco di un quattrino, le scelte erano veramente poche. O finivi a lavorare per strada, senza la sicurezza di un tetto sulla testa oppure finivi a fare la "cameriera" in qualche squallido postribolo, che gli avventori avevano l'audacia di chiamare taverna. Nel mio caso la seconda opzione era caldamente consigliata. Ero ancora giovane e i miei capelli rosso fuoco su un incarnato abbronzato dal sole caraibico, attiravano troppa attenzione. Il colpo di grazia lo davano i miei occhi grandi e verdi. Sicuramente ereditati da qualche parente scozzese che mi abbandonò davanti a una chiesa. Eh, sì; i primi anni di vita li avevo passati in un orfanotrofio cristiano e solo a pensarci, mi fanno ancora male le mani e le chiappe, per le botte prese quando combinavo casini con la mia banda di amici. Nessuno avrebbe sospettato che, sotto ad un viso angelico come il mio, si celasse il cervello della banda che faceva impazzire le suore e i preti di Kingston. Andavamo in giro, nel tardo pomeriggio, a liberare il pollame dei contadini e a razziare i campi coltivati. Avevamo sempre poco cibo e noi eravamo affamati.
Quando cominciai a crescere e a non poter più passare per un maschio, lasciai l'orfanotrofio. Le suore avevano cercato di farmi sposare un uomo che aveva almeno tre volte la mia età, solo perché era pronto a fare una grossa donazione. Non potei fare altro che scappare. Da allora di cose ne ho imparate per sopravvivere in un mondo dove chi è povero non conta nulla, se poi si è una donna, vali ancora meno.
Immersa nei pensieri, raggiunsi il forte. Solo dall'ingresso si riusciva ad abbracciare con la vista tutta la baia di Port Royal. Nonostante il vento impetuoso, che aveva cominciato a soffiare, il panorama era mozzafiato.
Il mare era grigio scuro, increspato. Onde alte si infrangevano sui moli, dove erano attraccate le navi della Compagnia delle Indie e più in là, le barche dei pescatori. L'odore della salsedine impregnava l'aria, finalmente libera dalle esalazioni umane. Un fulmine all'orizzonte squarciò il cielo e mentre abbandonavo il panorama ed entravo nel forte, un tuono risuonò in lontananza.
- Nome e cognome, prego! - mi intimò un soldato, sbarrandomi il passo con il fucile messo di traverso.
- Marsilea Smith. Sono qui per registrarmi - risposi con voce pacata, abbassando la palla* che mi copriva la testa.
- Deve andare a sinistra appena arriva allo spiazzo - mi indicò la guardia.
- Grazie - risposi avviandomi nella direzione indicatami.
Mi guardai attorno e notai che c'era fermento all'interno. Un manipolo di soldati mi passò di fianco correndo, senza fare caso a me. Stavano parlottando fitto fitto. Quello che riuscii a capire era che stava arrivando in città qualcuno al servizio di uno dei più grandi azionisti della Compagnia delle Indie. Sorrisi fra me e me, nel trovare conferma sulla soffiata ricevuta da una delle ragazze che ancora stavano all'orfanotrofio come inservienti. L'arrivo a Port Royal di un uomo simile portava molta gente alle taverne e per queste occasioni assumevano nuove cameriere.
Svoltai a sinistra e trovai il tavolino, dove un soldato e un ufficiale stavano seduti a consultare dei registri. Mi avvicinai e schiarii la voce per annunciare la mia presenza.

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Finalmente libera
Avventura- Smettetela! - strillò indignata, alzandosi e facendo stridere le gambe dello sgabello sul cassero - Non avete alcun diritto di farmi questo! Prima mi rapite e giocate con me, seducendomi, inducendomi ad abbassare la guardia. Scavandovi un passaggi...