Bloccati in mare - Comandante Simmons

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Non ero più sul ponte. Mi trovavo disteso su un fianco nel mio studio. Legato per le caviglie e per i polsi, quest'ultimi legati dietro la schiena. La testa mi pulsava terribilmente e sprazzi di ricordi degli ultimi momenti, tornarono a galla.

- Dannato pirata! - esclamai e una smorfia di dolore si propagò sul mio viso.

Con uno sforzo non indifferente portai le ginocchia al petto, in modo tale da far passare oltre le braccia, portandole davanti. Contraendo gli addominali, mi misi seduto e cominciai a sciogliere i nodi alle caviglie. Ci misi un po', ma alla fine slegai le corde. Roteai le caviglie, per far tornare la circolazione del sangue nei punti in cui vi erano le corde e poi mi alzai in piedi.

Mi diressi al primo cassetto della mia scrivania e presi il pugnale che tenevo là. Era una lama bellissima, non troppo larga, piatta, affilatissima e con il manico in avorio. Con delicatezza, feci passare la lama tra i polsi e cominciai a tagliare le corde. Dopo un momento, le corde finirono sulla scrivania ed io ero libero.

Da fuori provenivano passi concitati, a quanto pareva anche i miei uomini si erano liberati.

- Avresti dovuto ucciderci tutti, Conroy! - inveii alla solitudine del mio studio - Ora ti daremo la caccia fino agli estremi della Terra! -

Riposi il pugnale e uscii per fronteggiare i miei uomini. Il disastro che trovai ad aspettarmi, fu un vero colpo al cuore. I miei uomini erano tutti sul ponte, ma la nave era ridotta male. Le balaustre erano scheggiate, mancavano addirittura degli interi pezzi, laddove i colpi di cannone avevano fatto breccia. L'albero maestro era caduto riverso a tribordo e potevo vedere anche da qui, che la ruota del timone era stata divelta.

- Comandante! - esclamarono i soldati come un sol uomo, mettendosi sull'attenti.

- Dobbiamo scendere a terra e trovare i materiali per riparare la nave. Poi salperemo a caccia di pirati! - sbraitai.

I miei uomini ruppero le righe e cominciarono a ispezionare la nave e stilare una lista con tutti i materiali da reperire. Avevamo bisogno di parecchio legname, se volevamo ripartire al più presto e, non c'era da dimenticarsi, che avremmo dovuto disincagliare la nave. Ciò significava dover alleggerire il carico e sistemare la nave entro le prossime quattro ore, quando la marea si sarebbe alzata, permettendoci di riprendere la navigazione. Se non ce la facevamo dovevamo aspettare dodici ore circa, prima del nuovo pico di alta marea e a quel punto, solo un colpo di fortuna ci avrebbe fatto recuperare lo svantaggio.

- Comandante! Abbiamo finito di fare la lista. Le scialuppe sono approntate. Aspettiamo nuovi ordini - mi riferì il tenente.

- Bene, andate a terra e trovate quanto ci serve. Io nel frattempo traccerò una rotta. Dobbiamo recuperare la ragazza. - liquidai il mio tenente, lasciando il ponte ed entrando nel mio studio.

Fortunatamente Conroy non aveva frugato tra le mie cose. Troppo preso a correre dietro a Marsilea Sullivan. Tutte le prove dei miei reati, erano gelosamente custodite in uno scrigno dentro all'armadio della cabina destinata al mio studio. Armadio che controllai fosse ancora chiuso e non scassinato. Se lui avesse preso quei documenti, che cercava disperatamente da anni ormai, e li avesse fatti recapitare alla persona giusta, sarei stato spacciato. Forse in fin dei conti, quell'impiastro di figlia illegittima era stato utile, non solo per le terre che avrebbe consegnato, mediante il matrimonio, ad uno dei principali azionisti della Compagnia.

- Prima o poi riuscirò a farti finire sulla forca, pirata! -

Presi le carte nautiche e cominciai a tracciare una rotta, tenendo conto di tutti i scenari possibili, quali: necessità di rifornirsi, tempo speso a cercare la ragazza, possibilità che lei lo convincesse a portarla in Inghilterra.

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