Non cedere - Marsilea

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Non volevo crederci. Dopo anni passati senza mai provare queste emozioni così forti da lasciarti senza fiato, ero sola, senza che nulla fosse successo.

C'eravamo guardati negli occhi e avevo scorto nei suoi, quella fiamma, quel fuoco che mi avrebbe arsa, se solo non se ne fosse andato, lasciandomi seduta qui, sopra il letto.

Mi lasciai cadere sulle coltri, esausta dalle giornate appena trascorse. Fissavo senza vedere, in realtà, la bianca tenda di tulle del baldacchino, pensando a cosa potessi fare per mettere le cose a posto. Per portare giustizia nella mia vita e anche in quella di James. Dopo tutto non era così famigerato come lo dipingevano. Gli credevo quando diceva che se poteva non uccideva nessuno. Di qui la furia di mettere più distanza possibile tra noi e le Isole Vergini. Il Comandante Simmons non avrebbe mai smesso di darci la caccia. Voleva me e James, quest'ultimo possibilmente morto.

Il sole all'orizzonte stava morendo, inabissandosi rosso cremisi nel mare, quando qualcuno bussò alla mia cabina, riportandomi nel presente.

- Avanti! - mi alzai dal letto e senza pensare mi infilai i due coltelli alla cintura.

- È pronta la cena, signorina - disse un ragazzetto, con una zazzera di capelli color del grano.

- Grazie. Come ti chiami? Non sei un po' giovane per essere a bordo di una nave pirata? - chiesi troppo curiosa. Questo ragazzino aveva due occhioni enormi, color ambra, molto espressivi.

- Francis, signorina. Non sono troppo giovane. Il Capitano mi ha salvato tre anni fa dalla gogna. Sono il suo valletto. Però... - mi raccontò mentre mi accompagnava dalla cabina al cassero di prua, dove, evidentemente, James aveva fatto apparecchiare.

- Però cosa, Francis? -

- Però mi piacerebbe essere come lui! - mi confessò con aria sognante.

Capivo perfettamente cosa intendesse dire. Il richiamo del mare, di libertà che si respirava, l'ignoto e l'avventura, avevano un richiamo fortissimo anche su di me. Ma da qui ad aspirare di essere come James, anche no!

- Francis, perché vorresti essere come Conroy? - gli domandai prendendolo per un braccio, fermandolo a riparo della scala. Non volevo che qualcuno sentisse le sue confidenze e si montasse la testa. Esattamente! Non volevo che lui, si montasse la testa.

- Beh... - si grattò la zazzera bionda, un po' a disagio nel rispondermi - perché... perché -

- Francis puoi dirmi tutto, non ti preoccupare - cercai di tranquillizzarlo. Poverino stava balbettando e le sue guance erano diventate dei tizzoni ardenti.

- Perché lui ci sa fare con le donne. Ha fidanzate in ogni porto! - sparò veloce. La sua faccia era talmente buffa, che, nonostante fossi stupita dal motivo perché voleva assomigliargli, non potei far altro che ridere.

- Scusami Francis. Mi aspettavo un altro genere di risposta - dissi tirando su col naso. Avevo gli occhi lucidi per lo sforzo di trattenere le risate. - E così ha fidanzate in ogni porto, eh? - gli chiesi. Una fitta allo stomaco si fece sentire forte e chiara.

- Oh sì. Anche se... Da quando siamo salpati da La Blanquilla, se n'è rimasto sempre chiuso in cabina. Eccetto, ovviamente, per venirvi a cercare - aggiunse pensieroso.

Quindi ha smesso di fare il farfallone in giro da quando ha cominciato a cercarmi! Pensai esultante.

In quello James si affacciò dal cassero, probabilmente attirato dalle mie risa. Sperai che non avesse sentito il nostro discorso. Altrimenti il mio piano di tenere a bada il suo ego andava a farsi benedire.

- Vi volete muovere!? Mancate solo voi! - mi disse scontroso.

Gli rivolsi uno sguardo che avrebbe potuto incenerire il mondo, ma che su di lui non fece altro che apparire un ghigno suadente su quella faccia da sberle.

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