9.

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Nonostante sia quasi estate, alle dieci di sera fa abbastanza freddo. Tommaso si stringe nel suo giubbotto di jeans un po' anni Settanta e infila le mani in tasca.

Lui e Stefano, il suo migliore amico da ormai troppi anni, sono seduti all'esterno di un locale sui Navigli, un pacchetto di sigarette sul tavolino di fronte a loro e due drink quasi finiti alla frutta in mano.

Stefano gli sta raccontando della sua ultima notte di sesso con un ragazzino poco più che maggiorenne. Tommaso lo fissa con la cannuccia in bocca e una faccia assolutamente schifata.

"Non sapevo te la facessi con gli adolescenti" lo prende in giro. "Mamma, come ti sei ridotto."

"Non sapevo te la facessi con gli etero. Come ti sei ridotto tu" lo scimmiotta Stefano, alzando le sopracciglia.

Tommaso lo fulmina con lo sguardo e "Te l'ho raccontato solo perché dovevo sfogarmi, non puoi usarlo a mio sfavore" si lamenta. "Me l'avevi promesso, stronzo."

Stefano fa un sorso e accavalla le gambe. E' lunedì sera, quindi per quanto i Navigli siano sempre pieni non c'è tantissima gente, forse anche perché ha piovuto quasi fino alle sette di sera.

"Amore, le mie promesse non valgono quando sono ubriaco" si giustifica, alzando le mani in aria. "Se mi sfotti per le mie conquiste, io ti sfotto per le tue."

Tommaso sbuffa.

"Mi stai sul cazzo. E voglio un altro drink."

Stefano annuisce, chiama il cameriere e gli ordina due gin lemon e due margarita. Giusto per non doverlo richiamare anche dopo, perché sanno entrambi che la serata sarà ancora lunga.

Poi si accende una sigaretta e passa l'accendino anche a Tommaso, che lo imita.

"Magari ti stessi sul cazzo" ribatte, facendogli l'occhiolino. "In ogni caso, credimi, quando ripenso al fatto che ti sei scopato proprio lui mi sento male, con tutte le volte che mi hai fatto guardare quel programma sportivo completamente idiota..."

"Ma sei coglione" borbotta Tommaso, non facendogli finire la frase. "Stai zitto, che a Milano anche i tavolini dei bar hanno le orecchie."

Stefano ridacchia e "Non ho nemmeno detto il suo nome, sta calmo" dice, mentre il cameriere poggia sul tavolino i loro cocktail. Lo ringrazia, paga i drink e gli dà la mancia.

"Dai" lo supplica Tommaso a quel punto, lasciandosi cadere con la schiena contro la sedia. "Non infierire, che già mi sento una merda da nove giorni."

"Li hai contati tutti?"

"Stefano" lo sgrida, il tono di voce un po' troppo acuto.

La verità è che Tommaso li ha contati davvero, uno ad uno. Il primo giorno, dopo aver cacciato Francesco di casa, si è lanciato sul letto ed è rimasto lì a fissare il soffitto per tutto il pomeriggio, cercando di capire come raccattare i pezzi della sua vita andata a rotoli. Il secondo giorno si è inventato una scusa per non vedere Riccardo, si è guardato tre film di fila e ha cercato di non pensare a Francesco Oppini nudo. Non ci è riuscito. Il terzo giorno ha lavorato senza sosta ad un progetto con Lazzaro. Il quarto giorno è andato a dormire da Riccardo: nell'esatto momento in cui l'ha visto si è sentito morire, ha passato la serata a chiedersi se fosse giusto fingere che non fosse successo nulla. Ci sono stati dei momenti in cui è stato ad un passo dal confessargli tutto, ma ogni volta si è frenato, perché sapeva che se avesse parlato avrebbe distrutto in pochi secondi l'unica relazione stabile della sua vita. Non è pronto a perdere Riccardo, non è pronto a restare da solo. Alla fine hanno fatto sesso tutta la notte. (Ha fatto schifo.) Il quinto giorno ha ricevuto una proposta di lavoro che potrebbe cambiare per sempre la sua vita e che l'ha un po' scosso, perché non se l'aspettava. Il sesto giorno, mentre si faceva la doccia, è scoppiato a piangere dal nulla, preda di un attacco di panico. Si è chiesto cosa ha sbagliato nella vita, per trovarsi a venticinque anni a piangere per un uomo che conosce da pochissimo, con cui non potrà mai esserci nulla. Il settimo giorno ha realizzato che di Francesco gli manca soprattutto la dolcezza con cui lo guardava, la delicatezza delle sue parole, i suoi occhi che cercavano di conoscerlo davvero. L'ottavo giorno ha chiamato Stefano e, mentre beveva la terza birra della serata, gli ha raccontato tutto al telefono.

Sempre un po' di me su di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora