18.

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Francesco ha i capelli di Tommaso praticamente in bocca. Gli solleticano le guance ed è una sensazione quasi buffa, perchè ogni volta che Tommaso si muove nel sonno – e si muove tanto – lui si ritrova ad avere qualche riccio che gli finisce nel naso e il suo gomito infilato nel fianco.

Francesco ha sempre odiato dormire abbracciato a qualcuno, perché ha bisogno dei suoi spazi, di potersi muovere e soprattutto non sopporta quando viene svegliato da altri. Cristina glielo diceva sempre che il fatto che non riuscissero ad incastrarsi la infastidiva, che avrebbe voluto riuscire a stringerlo, ogni tanto, senza essere allontanata subito dopo perché non riesco a dormire se stai messa così.

Ora invece Francesco non vorrebbe essere da nessun'altra parte. E' fine luglio, fa caldissimo e non ha nemmeno acceso l'aria condizionata. Tommaso è stretto a lui, con la testa posata sul suo petto, direttamente sopra il cuore, il gomito che gli infilza il fianco, i ricci ormai decisamente lunghi che gli coprono metà viso. Per non parlare del fatto che lo sta usando come se fosse un cuscino, muovendosi di continuo, ma senza mai lasciarlo andare.

Se fosse chiunque altro, Francesco sarebbe infastidito. Invece lo guarda, gli sfiora lo zigomo, gli accarezza i capelli, delicato, per non svegliarlo, e si sente la persona più fortunata del mondo ad essere qui, su questo letto, con lui. Non riesce a spiegare a parole quello che prova, sa solo che ogni cosa nella sua vita – ogni traguardo, sbaglio, caduta, sorriso – l'ha portato qui.

E non è mai stato così, con nessuno. Non ha mai provato certe cose, solo guardando qualcuno negli occhi. Non ha mai saputo con certezza come sfiorare qualcuno, come portarlo al limite, come farlo godere, come farlo ridere.

Io ti ringrazio, Elettra, per avermi invitato a quella festa di compleanno, pensa. Perché ci sono momenti che, semplicemente, ti cambiano per sempre. E ci sono attimi, fugaci e a volte impercettibili, nei quali i tuoi occhi e quelli di uno sconosciuto si incrociano e il resto è semplicemente destinato ad essere.

Francesco lo guarda, poi socchiude le palpebre e gli bacia la fronte, delicato.

"Tommy" lo chiama, piano, per svegliarlo. "Tommy, tesoro."

Tommaso si muove un po', seppellendo la faccia nell'incavo del suo collo. Poi sbuffa sulla sua pelle. E' chiaramente sveglio, anche se finge di dormire ancora, e a Francesco viene da sorridere a pensare a come un ragazzo alto praticamente un metro e novanta possa essere così piccolo.

"Tommino" mormora allora, facendogli il solletico sul fianco. "Lo so che sei sveglio, non sei molto bravo a fingere."

Tommaso apre gli occhi, ma non si sposta, rimane poggiato sul suo petto.

"Potresti reggermi il gioco, comunque" borbotta, la voce un po' impastata dal sonno. "Mi stavo godendo le tue coccole, visto che l'altra volta che ci siamo svegliati insieme dopo aver fatto sesso non le ho avute."

"Grazie al cazzo" ribatte Francesco, mentre gli fa i grattini sulla schiena nuda. Sente Tommaso rabbrividire. "Mi hai cacciato di casa."

Tommaso solleva la testa, ridendo, e si sporge verso di lui per baciarlo sulle labbra.

"Avresti dovuto farmele lo stesso, Oppini" lo sgrida. Ha le sopracciglia appena sollevate e gli occhi grandi, brillanti, felici. "Non potrò mai perdonarti per questa tua immensa mancanza."

Francesco sbuffa, fingendo di essere infastidito, e "Mi farai venire i capelli bianchi" si lamenta. "Sei veramente insopportabile. Ma veramente tanto. Proprio tantissimo."

Tommaso ride, poi si alza e si mette seduto. E' a petto nudo, indossa solamente gli slip, e ha due succhiotti sulle clavicole, qualche graffio sulla schiena e gli occhi assonnati. Sorride, con la lingua tra i denti, lo sguardo furbetto. Quello sguardo di merda che gli è piaciuto da subito e che lo fa capitolare in letteralmente cinque secondi, perché farebbe qualsiasi cosa per vedere i suoi occhi pieni di luce. Quello sguardo che nasconde, al di sotto, fragilità e paure e dolcezza. Quello sguardo che Francesco ama.

Sempre un po' di me su di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora