Vacanze di Natale - Let Her Go

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'Cause you only miss the sun when it starts to snow. - passenger; let her go

G. Villar
Dicembre 2020
E' appena iniziata la pausa natalizia del campionato e a Roma ha iniziato a fare piuttosto freddo. Siamo tutti a Trigoria per prendere le cose che ci serviranno a casa per le vacanze. Quest'anno, però, io andrò a Murcia, in Spagna, dalla mia famiglia. Torno a casa e sono troppo felice per questo. Mentre chiacchiero con Edin, anche lui al settimo cielo perché andrà nella sua amata Sarajevo, ci raggiunge Borja con un'espressione funerea in volto. Poso subito la felpa della Nike che stavo piegando, o meglio dire appallottolando, e gli vado incontro.

"Perché questa faccia tragica?" chiedo, anche con un pizzico di ironia, ma lui non sorride.
"Perché per Natale mio fratello porterà i miei genitori in Portogallo per conoscere la famiglia della sua ragazza e io resterò qui a Roma da solo, ecco perché" sbotta lui, veramente giù di morale, è una delle poche volte che lo vedo così, lui che è sempre pronto ad illuminarmi con uno dei suoi sorrisoni.
"Mi dispiace tanto, davvero" non so cosa dire, ma lo capisco: se fosse successo a me adesso sarei una furia.
Gli accarezzo i capelli, visto che ormai ho capito che la cosa gli piace. Anche Edin si avvicina, posandogli una mano sulla spalla, cosa che, non so per quale motivo, mi fa alquanto infastidire.

"Dispiace anche a me" dice "però vedi anche il lato positivo delle cose"

"E cioè?" chiede Borja sconsolato

"Ti puoi visitare tutta Roma. C'è meno gente e i monumenti sono stupendi, non credo che tu abbia già avuto il tempo di vederli" spiega convinto Edin.

"No, in effetti" ammette Borja "tranne Piazza di Spagna: sei stato tu a portarmici, quel giorno al tramonto, ti ricordi?" dice riferendosi a me e io sorrido, eccome se me lo ricordo, non lo dimenticherò mai, è stato un giorno stupendo.

"Certo" annuisco "era bellissimo"

"Ma che carini che siete" ridacchia Edin.

"Comunque sia" continuo troncando sul nascere il discorso del bosniaco "sarà un'ottima occasione per visitare la città, hai sempre detto di volerlo fare" affermo.

"E va bene, mi avete convinto" cede infine Borja "vado a prendere le mie cose" fa per allontanarsi ma io lo blocco.

"Non ti lascio andare se prima non mi fai un sorriso" Borja sbuffa e poi si decide a sorridermi, adoro questi momenti.

"Sappi che ti chiamerò ogni giorno" scherza lui allontanandosi.

"Certo!" gli urlo in risposta per poi girarmi verso Edin, che mi guarda con un sorriso malizioso.

"Piazza di Spagna al tramonto, eh?" dice facendomi arrossire. In effetti c'erano solo coppiette quel giorno. Abbasso la testa ed Edin mi molla una pacca sulla spalla allontanandosi

"Beata chi ti si piglia, Gonzalino. O forse dovrei dire beato" mi fa l'occhiolino.

B. Mayoral
E' il 24 dicembre e io sono da solo in una Roma tutta addobbata e illuminata. Stupenda, devo dire, peccato che io sia da solo. I miei genitori continuano a scusarsi con me ma non ce n'è bisogno: dopotutto è giusto che si dedichino anche a mio fratello Cristian e poi un cambio d'aria gli farà solo bene.
Mi sono visto un paio di volte con Pedro, Pau Lopez e rispettive compagne, simpatiche ma mi mancano i miei genitori, mio fratello e soprattutto Gonzalo. Per Natale pranzerò proprio con Pedro, mi sarei depresso stando da solo.

Visto che è pomeriggio, non fa molto freddo perché c'è un timido sole decido di uscire a fare una passeggiata, come ho già fatto nei giorni precedenti. Mi alzo, vado un po' a correre, pranzo, vedo film o leggo, faccio passeggiate, ceno; è la mia routine da ormai cinque giorni.
Ho già visto il Colosseo, il Pantheon, i Fori, Villa Borghese e il Pincio, così indugio un po' su dove andare. Scelgo di vedere ciò che trovo, così mi infilo i jeans, una felpa, prendo la giacca e inizio a camminare per le vie di questa città meravigliosa.
Dopo una mezz'ora raggiungo Piazza di Spagna e il mio cuore inizia a battere fortissimo al ricordo di quando ci sono stato con Gonzalo. Mi siedo sulla scalinata cercando di ricordare il punto preciso in cui ero seduto con lui.
Era tutto esattamente così: il tramonto, la fontana, ma quando guardo alla mia destra realizzo di essere solo e il sorriso mi sparisce. Tiro fuori il telefono e inizio a far scorrere sullo schermo tutte le foto di Gonzalo, sospirando. E' bellissimo. Mi soffermo sui capelli che ho il privilegio di toccare, sulle fossette che lo fanno sembrare un bambino, sui suoi sorrisi, su come ogni indumento su di lui stia benissimo. Ad interrompere i miei pensieri squilla il telefono ed è proprio lui, oggi non ci eravamo ancora sentiti. Con un sorriso innamorato rispondo e per un po' tutta la mia tristezza svanisce. Non ho mai sentito una mancanza così forte di qualcuno, soprattutto visto che questo qualcuno è il ragazzo di cui sono inamorato.

G. Villar
Natale è appena passato e nonostante sia felicissimo di stare finalmente con la mia famiglia, mi manca Borja, tantissimo. Quando condividi così tanto tempo con una persona e poi te ne separi, finiscono per mancarti anche i suoi più insignificanti particolari: a me mancano tanto i suoi occhi che mi scrutano dolci, i suoi sorrisi, gli abbracci, le nostre chiacchierate prima di addormentarci.
Lo chiamo ogni giorno, è la prima persona a cui ho fatto gli auguri di Natale, l'ultima a cui, ogni sera, scrivo la buonanotte. D'un tratto mi viene un'idea, così mi vesto e vado da mio fratello minore Javi, che come me gioca a calcio.

"Hai presente Borja Mayoral?"

"Sì certo, me ne parli ogni cinque minuti" risponde lui esasperato ma sorridente.

"Voglio invitarlo qui per questi ultimi giorni di vacanza, sta da solo a Roma" spiego tutto eccitato.

"Se ti rende così felice solo l'idea certo, fallo" dice e io tanto per cambiare arrossisco.
Ottengo subito il permesso di mia madre "Ma certo Gonzalo, vorrei proprio conoscerlo questo ragazzo, visto che ti è così caro, può dormire nel secondo letto in camera tua"
Mi precipito a chiamare Borja, scommetto che sarà felicissimo, come me del resto.

B. Mayoral
Gonzalo mi ha invitato a casa sua a Murcia per questi ultimi giorni di vacanza e Capodanno. Sono probabilmente la persona più felice del mondo, non ho smesso di sorridere per quattro ore, da quando mi ha chiamato (dicendomi 'mi manchi') ad ora che mi sto facendo uno zaino. Ho già comprato i biglietti e domani sarò a casa sua.

Il giorno dopo
Scendo dall'aereo con un sorriso enorme e il cuore che mi scoppia al pensiero che tra poco lo rivedrò; ha detto che sarebbe venuto all'aeroporto a prendermi. Prendo lo zaino e mi avvio verso la zona degli arrivi, guardandomi intorno alla ricerca di Gonzalo, senza trovarlo.

"Ehi Borjita" sento dire dopo un po' alle spalle, mi giro e lo trovo lì, il mio Gonzalo, sorridente, con le fossette e i capelli come al solito scompigliati.

"Ciao" riesco a dire solo questo prima che lui mi si avvicini abbracciandomi fortissimo.
Erano dieci giorni che sognavo questo momento.
Respiro il suo bellissimo profumo, lui passa ripetutamente le mani nei miei capelli. Siamo di nuovo noi.
Lo amo troppo.

Segreto || Gonzalo Villar & Borja MayoralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora