Segreto || Gonzalo Villar & Borja Mayoral

"Il mio ragazzo" - Infinity

cause you're the reason I believe in fate, you're my paradise, I'll love you for infinity; infinity - jaymes young

B. Mayoral

4 aprile 2021

Domani è il mio compleanno e, finalmente, tornerò a Madrid, dai miei genitori e mio fratello. Torno a casa e quasi non mi sembra vero, non eravamo mai stati lontani per un periodo di tempo così lungo. Ma la cosa che più mia agita è che con me verrà anche Gonzalo, ed io voglio che venga in qualità di mio ragazzo. Ho una paura dannata di come reagiranno mamma e papà quando glielo dirò. Per ora sanno solo che porterò con me "una persona", e immagino che loro credano si tratti di una ragazza. Però sono anche deciso a fare questo passo, per fare capire a Gonzalo quanto ci tengo a lui e che questa, per me, è una relazione seria e spero più duratura possibile.

E' Edin ad accompagnarci in macchina a Fiumicino. Lui guida, io e Gonzalo siamo seduti vicini sui sedili posteriori, e riesco a percepire benissimo il suo nervosismo, per quanto riesca a non esternarlo in maniera evidente. Ma ormai lo conosco troppo bene per cascarci.

"Mi raccomando, ragazzi: massima naturalezza" rompe il silenzio Edin, noi annuiamo come automi e lui continua a parlare.

"Ma mi state ascoltando?" sbotta ad un certo punto il bosniaco, probabilmente deve essersi accorto della nostra aria assorta.

"Sì Edin...però è difficile, devi capirlo. Pensa a come reagiranno..." mi lamento, alludendo ai miei genitori. Loro sono sempre state persone dalla mentalità aperta, però si sa come in queste situazioni tutto appaia come una catastrofe. E se io sono preoccupato, Gonzalo allora è proprio terrorizzato e continua a non aprire bocca.

"Gonzalo...devi stare tranquillo, andrà tutto bene" cerca di rincuorarlo Edin, mentre io gli prendo la mano, accarezzandogliela "e poi scusa, non capita tutti i giorni che il proprio figlio ti porti a casa un ragazzo così figo" ridacchia pure lui ed Edin continua "Borja, come si chiamano i tuoi?" chiede.

"Isabel e Josè" rispondo.

"Allora vedrai, Gonzalino, che Isabel e Josè ti adoreranno. Insomma, chi non lo farebbe? In squadra sei praticamente nostro figlio..."

Fatto sta che alla fine riusciamo, almeno apparentemente, a farlo tranquillizzare.

Arrivati in aeroporto Edin ci fa le ultime raccomandazioni, perché senza di lui non arriviamo da nessuna parte (parole sue) e poi ci saluta. Gonzalo gli si avvinghia abbracciandolo fortissimo, come se non volesse più staccarsi da lui; capisco che sia spaventato, anche io lo sono, ci mancherebbe, però questo è troppo. Sembra quasi che si vergogni o abbia timore della nostra relazione. Edin quindi lo prende un attimo da parte, facendomi un segno con gli occhi, come a dire che ci pensa lui. Io annuisco, faccio come mi dice e mi allontano per iniziare a cercare il nostro gate. Passano pochi minuti e sento una mano intrecciarsi alla mia, così capisco che Gonzalo mi ha raggiunto. Mi volto e saluto Edin che tutto sorridente sventola la mano ed un fazzoletto da vecchietti degli anni cinquanta recuperato non si sa dove. Sorrido in risposta. Non sarà un viaggio facile, ma dall'altra parte so già che sarà stupendo poter stare nella stanza con i miei familiari e con la persona che amo.

Gonzalo continua a stare zitto, ma decido di parlargli con calma direttamente sull'aereo. Eseguita tutta la parte burocratica, saliamo finalmente sull'aereo che, tanto per cambiare, è in ritardo. Prendo quindi il telefono e avverto i miei.

Loro sono quasi indignati, come se non fosse una cosa risaputa in tutto il mondo che in Spagna e anche in Italia sono sempre tutti in ritardo; poi mi chiedono nuovamente chi sarà questa misteriosa persona che porterò con me. Curiosi, ma tanto non ve lo dico. Chiudo la telefonata e finalmente rivolgo la mia attenzione a Gonzalo.