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Quella mattina, dopo alcuni giorni di latitanza, Harry l'aveva fatta chiamare tramite la sua assistente per convocarla in una sala riunione. "Il signor Style ha bisogno urgente di parlarle" aveva detto la ragazza e Claire si era diretta verso il punto di incontro, chiedendosi perché non avesse alzato il telefono e l'avesse semplicemente chiamata.

Lo vide da lontano prima di arrivare dinanzi alla grande sala riunione in cui l'aveva convocata e che era completamente circondata da vetri trasparenti in modo da risultare una vera e propria vasca dei pesci. Tutti potevano vedere tutto.
Harry se ne stava seduto all'estremità del grande tavolo di cristallo, su una sedia in pelle leggermente reclinata all'indietro e sorrideva mentre parlava al telefono.

Claire non lo vedeva da qualche giorno in ufficio, né l'aveva sentito. L'ultimo messaggio che si erano scambiati era quello nella quale Harry ammetteva di aver pensato alla notte che non avevano passato insieme. Lei non aveva più avuto il coraggio di rispondere.

La ragazza bussò leggermente contro la porta di cristallo per attirare la sua attenzione. Harry spostò lo sguardo su di lei, facendole cenno di entrare con due dita della mano.
"Certo, sono d'accordo...".
Harry pronunciò quelle parole al telefono, mentre teneva puntato lo sguardo fisso su Claire.
"Va bene, facciamo così".
Attaccò al telefono senza salutare e spostò la sua completa attenzione su Claire. "Accomodati". Harry indicò una sedia poco distante da lei.

"È un colloquio formale questo?" chiese titubante, mentre faceva quello che gli chiedeva.

"Dipende" disse serio e ambiguo. "Allora Claire" prese una pausa lunga, fissandola negli occhi. "Cosa devo fare per portarti a cena fuori?".

Claire restò spiazzata. L'averla convocata lì, in quella sala enorme usata solo per le riunioni più importanti e per di più con quel tono serioso che non lo rappresentava l'aveva tratta in inganno. Non c'era niente di serio da dirle, voleva solo continuare a punzecchiarla come aveva fatto sin dal primo momento. E la cosa doveva ammettere che la inorgogliva. "Nulla, semplicemente non puoi" rispose decisa, accavallando le gambe con un movimento lento.

Notò come il suo sguardo la seguiva attentamente, qualsiasi movimento facesse.

"Non è possibile che tu non possa accettare una cena fuori con me" disse lui, frustrato, respirando profondamente. "È per la scommessa? È per quella stupida auto? Perché se è così io-".

"Non è per l'auto, Harry" chiarì. O meglio, non solo, pensò lei tra sé e sé. Il fatto che Harry fosse così insofferente e volesse disperatamente passare del tempo con lei la lusingava e le provocava una strana sensazione di piacere alla bocca dello stomaco. "È che... non voglio che si creino situazioni imbarazzanti tra di noi sul lavoro".

"È già imbarazzante" ammise lui, passandosi una mano tra i capelli. "Ho mangiato un cubetto di ghiaccio che è stato tra le tue gambe". Il suono di quelle parole e il ricordo improvviso di quella scena e di quanto aveva provato la fecero fremere. Si ritrovò a stringere di più le gambe tra loro in un gesto istintivo, mentre una forte sensazione di calore le nasceva nel basso ventre.

"Lo sarebbe ancora di più se noi andassimo a cena fuori. I paparazzi, i giornali, le voci a lavoro...".

"Allora ceniamo dentro".

"Che cosa?".

"Vengo da te, ceniamo a casa tua. Non ci vede nessuno e non succede niente. Ordiniamo cinese da asporto, io non ti porto a cena fuori e così non vinco la scommessa". Lei lo sguardò con espressione titubante. "Vengo in tuta, ti prometto che sarò inscopabile". Claire voleva ribattere che lui non poteva esserlo, neanche se l'avesse voluto davvero, con quella faccia furba che si ritrovava, il suo sorriso malizioso e quello stupido petto scolpito dalla palestra.

"Ma perché? Perché ci tieni tanto?".

"Perché si. Dimostrami che possiamo essere amici e che questo imbarazzo tra noi può cessare" continuò, come per convincerla.

Claire sbuffò. Doveva dire di no, era ovvio. Era una follia totale. Harry Styles in casa sua, loro due da soli. Era una idea folle. Come gli era venuto in mente?
Poi ripensò al suo sogno e a quanto fosse reale, alla sensazione di calore al centro del petto che aveva provato quando lui le sussurrava all'orecchio qualcosa. "Ok. Una cena, cinese da asporto e vai via prima delle 11". Era totalmente incoerente. Doveva stargli lontano, non invitarlo a casa sua. Invece la parte meno razionale del suo cervello aveva già preso quella decisione mentre lei valutava tutti i contro.

Un sorriso ampio nacque sul volto di Harry, consapevole di aver portato a casa una vittoria. "Rispetterò il coprifuoco" rispose lui soddisfatto, facendo un buffo cenno militare di saluto.

THE APPLE OF MY EYES [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora