capitolo 4.

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A giudicare dal calore che mi ha appena travolta in pieno viso, il colore delle mie guancie é appena passato dal solito pallore ad un rosso marcato. E immediatamente, quasi mi fossi svegliata da uno stato di trance, aumento la distanza tra il mio corpo e il suo, scattando all'indietro. Mi scontro sbadatamente contro il letto e quando tento di fare appello al mio equilibrio é troppo tardi, sono già finita mezza sdraiata sul materasso per la forza con cui mi sono lanciata all'indietro.

Mi copro il viso con le mani, sicura che sentirò presto la sua risata echeggiare per la stanza. Sono un disastro. Sono così irreparabilmente sbadata, infantile e costantemente spaventata da qualcosa che forse non esiste nemmeno. Vorrei solo che fosse più facile per me. Spero solo che, in qualche modo, mi tirerà fuori da questo guscio in cui sono rinchiusa da anni e che arriverò in un futuro - lontano o vicino che sia - a sentirmi come poco fa, quando, chiudendo gli occhi mi sono lasciata andare a quel bacio. Ma più di ogni cosa spero che Louis farà quello che dice di voler fare : aiutarmi.

Sento la pressione del suo corpo che si sta sedendo accanto a me e il materasso abbassarsi leggermente per il suo peso. Le mani di Louis stringono delicatamente i miei polsi per allontanarli dal viso, costringendomi a guardarlo ed io mi sollevo un po' sui gomiti cercando di non sprofondare nel mio imbarazzo per la pessima figura che ho appena fatto, aspettando che dica qualcosa.

"Che c'era che non andava adesso?"

Sto per alzare la spalle, poi mi ricordo delle sue parole, di tutte le volte che ha cercato di farmi parlare o cercato di tirare fuori dalla mia mente contorta qualche informazione per provare a capirmi ; e sospiro. Non posso sempre ammutolirmi. Dovrei davvero tirare fuori qualche dannata parola, almeno con lui. In fondo questo é uno degli scopi del nostro patto.

"Non sono abituata a questo, o, ad avere qualcuno così vicino."

"Era proprio questo il nostro accordo, ricordi? Questa cosa, come tutte le altre, te la farò passare." La sua voce ha lo stesso suono che avrebbe una promessa, e forse un po', in fondo, lo é. Poi mi guarda attentamente mentre gira la mia testa nella sua direzione, con un aria di rimprovero. "Odio quando guardi altrove" I suoi lineamenti che si erano appena irrigiditi, si addolciscono un attimo dopo, e il cipiglio sulla sua fronte si stende. "Qual'é la cosa che ti imbarazza? Voglio dire.. quando ti sto vicino, perché deve esserci un motivo di fondo."

"Non so, penso sia tipo.. che ho paura che tu veda qualcosa che non ti piace e non so nemmeno come comportarmi, o come muovermi. E questo mi rende estremamente nervosa e insicura." Dico, buttandomi definitifamente sul materasso ed inzio a fissare il soffitto..

"Cosa dovrei vedere che non mi piace?" Mi domanda e mi coglie completamente alla sprovvista quando si fa più vicino, piegandosi in basso. Arriva di fronte al mio viso ed inclina la testa di lato, come se stesse per baciarmi, ma mi guarda e basta, tenendo due dita al di sotto del mio mento.

La mia prima reazione é quella di ritrarmi di più contro il materasso, per guadagnare qualche centimetro, poi però forzo me stessa a rimanere lì. Il suo respiro che colpisce costantemente le mie labbra non fa che ricordarmi il bacio, il mio primo bacio di poco fa, di cui porto ancora i residui sulle labbra, quel bacio che é stato davvero meglio di qualsiasi descrizione. Al solo pensiero, sento ancora qualche brivido incastrato tra le costole.

"Non.. non lo so"

"Hai un viso molto bello, Meg, di questo non devi preoccuparti. Quello che vedo mi piace." Dice, con il solito sorriso sulle labbra, quello sollevato di più al lato destro. Il mio intero viso si é appena colorato violentemente di rosso, ne sono sicura, e vorrei davvero che la mia faccia smettesse di andare di continuo a fuoco sotto i suoi occhi.

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