capitolo 3.

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Questa notte, passata a rigirarmi continuamente nel letto, é stato un continuo fruscio di lenzuola sfregate contro il mio corpo, e un continuo tormento di pensieri che avrebbero fatto meglio a spegnersi ad ogni mio comando. Ho pensato tanto, costantemente, e questo turbinio incessante di pensieri mi ha tenuta sveglia per la maggior parte della notte. E in più ogni posizione risultava scomoda. E in qualche modo il calore delle mie coperte era diventato meno confortante, ma piuttosto fastidioso.

Louis é stato la causa di tutto questo. Ha destabilizzato il mio normale equilibrio - anche se non sono sicura di poterlo chiamare normale - e il suo pensiero sembrava non voler mai abbandonare la mia mente esausta. Devo aver ripercorso la scena di lui in camera mia almeno qualche centinaio di volte, rimuginando e scannerizzando ogni singola cosa uscita dalle mie labbra, ma soprattutto dalle sue. Ripensando al patto che ho accettato, ai messaggi che ci siamo scambiati poco dopo, dove mi raccomandava di trovare una scusa plausibile per poter rimanere a casa, così che tutto sarebbe andato liscio, tutte queste piccole cose mi hanno scombussolata. Se questo é solo l'inizio, non so come uscirò da tutta questa storia in cui mi sono cacciata.

Poi, ancora prima che il sole iniziasse ad entrare dalla finestra, ho trascinato il mio corpo stanco fuori dal letto e, dopo essere sgattaiolata in bagno in punta di piedi, ho riempito la vasca da bagno di acqua calda fino al suo limite e ho disteso per per un po' i nervi in quel calore che profumava di sapone alla vaniglia.

Una Margareth con le occhiaie, coperta dai soliti vestiti larghi, é il risultato di questa notte insonne.

Decido che ne ho abbastanza di guardarmi allo specchio, ho cercato un modo di rendermi più presentabile all'arrivo di Louis, ma non so davvero come si facciano queste cose e non ho la minima idea da dove cominciare, e in più dovrei sembrare malata, quindi, l'aspetto che ho adesso é più che convincente.

Prima di scendere al piano di sotto e mettere in atto questa messa in scena della febbre improvvisa, passo di nuovo dal bagno e faccio probabilmente una delle cose più ridicole di sempre. Rimango qualche minuto con il phon puntato sul viso, poi mi inumidisco leggermente la fronte così fa sembrare sudata. Mi guardo allo specchio e vedo che le guancie si sono arrossate notevolmente, può andare.

Scendo al piano di sotto in un attimo, sicura di trovarci mia madre che, al contrario di mio padre va al lavoro, normalmente, solo quando Thomas ed io usciamo di casa.

"Mamma" Dico, entrando in cucina con la mia migliore aspressione da malata.

"Buon- hei, stai male?"

Bingo.

"Penso di.. di avere un po' di febbre"

Mia madre si avvicina a me e poggia le labbra sulla mia fronte per un paio di secondi per constatare la mia temperatura e quando si stacca mi guarda interrogativa.

"Scotti, come diamine hai fatto ad ammalarti signorina?" Questa volta il suo sguardo é più severo, mentre con una mano continua a misurare la temperatura sulla mia fronte che, spero vivamente, non smetta di scottare da un momento all'altro.

"Non lo so."

"Starai a casa per oggi, ti serve qualcosa? Vuoi che resto qui con te?"

Spalanco leggermente gli occhi quando tutto sta per sfuggirmi di mano, ma mi ricompongo un attimo dopo.

"No no no.. Voglio dire, io starò bene, non devi perdere una giornata di lavoro."

Mia madre annuisce, anche se - sono sicura - non convinta al 100%, ma per fortuna lascia perdere e si propone per portarmi una tazza di latte caldo in camera mia, ma io la precedo afferrando un sacchetto di biscotti, che non mangerò sicuramente.

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