CONTARE SU DI ME

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-Copri! Copri!-

Il pallone schizzò in aria e la Libero si tuffò per recuperarlo.

Lo intercettò un attimo prima che toccasse terra fuori la linea e lo rimandò in campo verso l'Alzatrice, effettuando una capriola per potersi rialzare in piedi e tornare velocemente indietro.

La compagna vide il pallone arrivare e si posizionò in linea, sotto rete, e con la coda dell'occhio scorse la mano dell'Ala sollevarsi, pronta, e chiamare l'alzata.

-Hikari!- gridò, eseguendo un palleggio preciso.

L'altra vide la palla sollevarsi alta verso la sua direzione, con l'alzata a lei più congeniale, e ghignò soddisfatta.

Altezza della palla; velocità; tempistica; angolazione. Era tutto perfetto. Avrebbe effettuato una schiacciata da manuale e con essa avrebbe segnato l'ultimo punto per aggiudicarsi la vittoria.

Fece una breve rincorsa e spiccò il salto. Un salto che aveva fatto per tanto tempo. Un salto con cui superava agevolmente la linea bianca della rete e il campo avversario le si apriva tutto di fronte.

Avvertì l'adrenalina scorrerle in corpo non appena si staccò da terra e volò oltre la rete. Vide la palla muoversi al rallentatore verso di lei e nello stesso momento intercettò il tentativo del muro avversario di bloccarla, ma lei ghignò e puntò le dita delle mani avversarie contro le quali avrebbe scagliato il pallone.

Quando era lassù nessuno poteva fermarla.

Un grido di allarme da un punto imprecisato della propria metà campo la distrasse e un attimo prima di colpire la palla scorse con la coda dell'occhio qualcosa di moro entrare da destra nel suo raggio di azione.

Non ebbe il tempo di reagire e in una frazione di secondo tutto divenne confuso.

Non comprese mai appieno quello che era realmente accaduto.

Ricordava solo frammenti disordinati e sconnessi.

L'urlo.

Lo scontro.

La caduta.

Qualcosa di pesante che le atterrava malamente sulla gamba.

Lo schiocco nell'incavo interno del ginocchio destro.

Poi il dolore.

Un lanciante dolore che come una scarica elettrica era partito dall'arto e le aveva attraversato tutto il corpo fin dietro alla nuca, lasciandola stordita e boccheggiante.

Il tentativo di muoversi.

La seconda scarica di dolore in risposta.

Il suo urlo.

Le grida delle compagne.

Un fischio.

Poi il buio. E più nulla.

Nishinoya si affacciò nella stanza e si soffermò a osservare di nascosto la ragazza seduta nel lettino intenta a leggere.
Non si era accorta di lui e per un attimo fu tentato di tornare indietro. Ma qualcuno alle sue spalle lo spintonò, facendolo barcollare in avanti, e Hikari sollevò lo sguardo verso la porta.
-Noya-san!?- esclamò riconoscendolo. -Che fai lì impalato?-
Il ragazzo recuperò l'equilibrio e avanzò nella stanza un po' imbarazzato, seguito dagli altri compagni.
Hikari sorrise mentre le circondavano il letto e Hinata si avvicinò per porgerle un piccolo mazzo di fiori.
-Questi sono per te da parte di tutti- esordì un po' impacciato. -Con l'augurio di una pronta guarigione e che tu possa tornare presto tra noi-.
Hikari esitò, presa un po' alla sprovvista, ma alla fine richiuse il libro e accettò il regalo.
-Grazie. Sono bellissimi-.
-Come stai?- domandò Daichi dall'altra parte del letto.
Lei si strinse nelle spalle.
-Tutto sommato bene. Per fortuna la distorsione non era così grave come sospettava il dottore- e storse un po' il labbro. -Mi dispiace avervi fatto spaventare e avervi rovinato la giornata di relax di ieri-.
-Non preoccuparti per quello, ci rifaremo con tante altre giornate- la rassicurò Tanaka con suo solito ghigno.
-Ma tu come ti senti realmente?- chiese Sugawara.
-Un po' frastornata, ma bene- e fece una breve pausa. -Tra qualche giorno potrò tornare a casa ma dovrò rimanere a riposo con ghiaccio per un bel po'. Non potrò tornare subito a scuola e dovrete fare a meno di me per qualche settimana-.
-Ti porterò i compiti tutti i giorni- annunciò Nishinoya con fermezza.
La ragazza lo fissò a bocca aperta.
-Gra...grazie-.
-C'è qualcos'altro che possiamo fare per te?- fece ancora Sugawara.
-Beh, no, ma grazie. Dopotutto anche volendo non potreste fare molto. Devo solo riposare-.
-Allora se per te va bene verremo a trovarti a turno, quando non ci sono gli allenamenti- annunciò Ennoshita.
-Ma non è necessario, davvero-.
-Lo facciamo volentieri, lo sai- aggiunse Hinata.
-Lo so. Ma a breve ci saranno le partite di qualificazione, dovreste pensare a concentrarvi su quello. Io starò presto bene, tranquilli-.
-Non ti libererai tanto facilmente di noi- obiettò Tanaka senza smettere di ghignare e la stanza risuonò della risata collettiva che riuscì a strappare a tutti. 

Io odio la PallavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora