IL CLUB DI PALLAVOLO KARASUNO (II parte)

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La partita continuò regolarmente, senza eccessivi colpi di scena, ma Hikari continuò a seguire i movimenti dello schiacciatore della squadra rossa per tutto il tempo, come fosse ipnotizzata.
Non era particolarmente agile come il piccolo Hinata, che schizzava da una parte all'altra della propria metà campo come una molla, ma era davvero alto, quindi per lui doveva essere anche abbastanza semplice riuscire a superare la rete. Eppure ogni volta che saltava per schiacciare la ragazza avvertiva un brivido lungo la schiena e stringeva i pugni, quasi con rabbia. Doveva essere davvero bello poter saltare così in alto e colpire il pallone a quella potenza.

-Hikari-chan-.
La voce la riportò alla realtà e con un sobbalzo si volse verso Shimizu che la stava fissando.
-Devi aggiornare il punteggio-.
-Oh...- e si affrettò a girare il numero.
La manager le rivolse un sorriso. -Eri davvero persa in chissà quali pensieri. Ho dovuto chiamarti almeno un paio di volte-.
Hikari arrossì imbarazzata. -Ti chiedo scusa, non volevo- e riportò lo sguardo sulla partita.
-Grande Tanaka!- esclamò Daichi in quel momento.
Il tipo rasato aveva appena fatto un punto, schiacciando su un angolo libero dal muro che aveva cercato invano di bloccare la finta di Hinata, e Shimizu girò il numero. Anche lui era uno schiacciatore molto forte, ma involontariamente Hikari riportò l'attenzione sull'altro.
-Azumane è il nostro Asso- riprese Shimizu, notando il suo interesse, e la ragazza vi volse a guardarla. -Lui, Sawamura e Sugawara, l'alzatore dei rossi, sono del terzo anno. Sono i pilastri della squadra e sono coloro che più di tutti hanno conosciuto il declino della Karasuno dopo gli anni in cui era forte. Loro più di tutti vorrebbero che tornasse alla ribalta-.
Hikari tornò a guardare i giocatori e storse il labbro.
-Con l'aggiunta di nuovi elementi forse potranno farcela. Sono una squadra forte, devono solo credere in loro stessi-.
La ragazza fece per rispondere ma richiuse la bocca senza dire nulla e riprese a guardare la partita. Qualsiasi cosa, in quel momento, sarebbe stata fuori luogo.

La partita terminò poco più tardi e l'allenatore scese dalla scaletta.
-Per oggi basta così! Fate lo stretching- gridò.
Shimizu si alzò e recuperò alcune borracce. -Hikari ti va di darmi una mano?-
Senza riflettere la ragazza si sollevò a sua volta e si accostarono a bordo campo, distribuendo borracce e asciugamani man mano che i ragazzi si avvicinavano.
Il piccoletto dai capelli rossi la guardò sorpreso. - Oooh!- esclamò -Allora sarai la nostra nuova manager?-
Hikari socchiuse gli occhi a fessura ma la spontaneità dell'altro la bloccò da qualsiasi commento indelicato e riuscì a fare un debole sorriso.
-No. Sto solo facendo una scommessa con Nishinoya- disse e andò oltre, lasciandolo perplesso. Si volse per porgere la borraccia al compagno successivo e si immobilizzò. Presa a difendersi dalla voglia di fuggire da quel luogo si rese conto solo ora di chi aveva fissato con insistenza per tutta la partita senza riconoscerlo. Nonostante la prima volta le era apparso imponente, stranamente ora, in tenuta d'allenamento e sudato, le sembrava ancora più alto. Anche lui parve riconoscerla e si immobilizzò a sua volta. Poi sorrise, imbarazzato.
Lei ricambiò il sorriso e fece per parlare ma fu interrotta da Nishinoya, che si avvicinò. -Allora, Hikari? Che ti sembra?-
Si riscosse e tornò seria. -Per ora rimango della mia idea- disse porgendo una borraccia anche a lui. Il Libero storse il labbro insoddisfatto, e si portò una mano sul fianco.
-La settimana è lunga. Siamo solo al primo giorno- e la guardò con sfida. -Ne riparleremo alla fine-.
-Sei ancora convinto che cambierò parere?-
-Ovvio!- e rise divertito all'espressione confusa dei due compagni. -Hikari dice di odiare la pallavolo. Ho scommesso con lei che le farò cambiare idea-.
L'Asso tornò a fissarla. -Ora capisco perché avevi quella strana espressione, l'altro pomeriggio- mormorò.
-Asahi-san, vi conoscete?- chiese Nishinoya sorpreso.
-Ci siamo scontrati in corridoio, qualche giorno fa-.
Il Libero li osservò, sempre più incuriosito, ma fu distratto da Tanaka che li raggiunse.
-Allora, signorina "Odiolapallavolo" , che effetto ti abbiamo fatto?- domandò divertito. -Siamo forti, eh?-
Hikari non riuscì a trattenersi. -Ma se siete scarsi in ricezione-.
Il gruppetto si ghiacciò sul posto e la ragazza si rese conto di essere stata un po' troppo diretta. -Mi dispiace- disse sollevando le mani -Non volevo essere scortese-.
-Però è la verità- annunciò l'allenatore, che si era avvicinato alle spalle dalla ragazza. Lei si volse indietro per incrociare il suo sguardo e lo vide fare un ghigno divertito. Non doveva essere molto grande di età rispetto a loro, soprattutto se si giudicavano i capelli biondo ossigenati tirati dritti col gel e una fascia per tenerli fermi, eppure sprigionava un carisma non indifferente, il fisico alto e ancora ben allenato. Hikari aveva potuto studiarlo con calma, mentre seguiva la partita, ed era certa che anche lui, alla loro età, doveva essere stato un atleta in gamba. -E' tutto inutile fare un buon gioco se non si è in grado di mantenere la palla in aria- e posò una mano sul fianco.
-Ukai-kun, non ti sembra di essere stato abbastanza diretto anche tu?- lo redarguì il professore.
-Cos'altro hai notato?- le chiese, ignorando il rimprovero dell'uomo.
La ragazza corrugò la fronte.
-Mi piacerebbe avere il parere di uno esterno alla pallavolo- e fece un altro ghigno.
Hikari non sapeva se si stesse semplicemente facendo beffe di lei o fosse serio. Ad ogni modo decise di stare al gioco e rispose al ghigno, come a dirgli l'hai voluto tu.
Riportò l'attenzione sul gruppo che li aveva circondati e fece un profondo respiro.
-Sono scoordinati- annunciò.
Vide il gelo disegnarsi sui loro volti ma si strinse nelle spalle. Prendetevela con il vostro coach disse tra sé.
Fissò il tipo biondo e alto. -Tu...sembri un pesce fuor d'acqua. Hai un'ottima elevazione e sei molto alto, inoltre hai molta intuizione eppure sembra non ti vada di sporcarti le mani. Saresti un buon centrale, se solo lo volessi-.
Un ragazzo tutto lentiggini poco più basso di lui fece un passo in avanti. -Tsukki è bravissimo, non ha bisogno...-
-Fai silenzio, Yamaguchi- tagliò corto il biondino e l'altro si ritirò, mortificato.
-Scusa-.
Per nulla intimidita dallo sguardo che le rivolse da dietro gli occhiali, Hikari proseguì. Portò l'attenzione sul ragazzo dallo sguardo severo e storse il labbro. -Tu sei molto bravo, leggi perfettamente i muri avversari. Se non fosse per te Hinata non farebbe granché in campo-.
Il tappetto dai capelli rossi si avvicinò a lui, guardandolo con invidia. -Perchè Kageyama deve essere sempre il migliore?-
-Però...- riprese Hikari -dovresti provare a facilitare il gioco anche agli altri laterali. Cosa che fa Sugawara-san...- e incrociò lo sguardo con il ragazzo dai capelli grigi -...ma con poca convinzione-.
Nishinoya fece una smorfia e incrociò le braccia, scontento.
-Non fare quella faccia- lo ammonì Hikari -sei uno dei pochi che salverei, oltre al capitano-.
Daichi si scambiò un'occhiata con Sugawara al suo fianco e si strinse nelle spalle, poi si voltarono verso l'allenatore che continuava a fissare la ragazza sorpreso.
-E poi ci sei tu- continuò lei, voltandosi verso Asahi. -Dovresti essere l'Asso della squadra, però...- e ridusse gli occhi a due fessure -...nonostante tutta quella potenza non ne sei tanto convinto-.
Il ragazzo sussultò, sorpreso e imbarazzato, e Nishinoya non riuscì a trattenere una risata.
-Ti ha preso in pieno, Asahi-san!- esclamò divertito.
Hikari notò il dispiacere dell'altro e si rese conto che forse aveva di nuovo esagerato.
-Scusate- si affrettò a dire. -Forse sono stata un po' troppo diretta-.
-Però hai ragione- intervenne l'allenatore. -Al tuo posto io avrei detto le stesse cose, solo in modo anche peggiore-.
-Ma...- aggiunse il Libero -...ti avevo chiesto di non essere prevenuta-.
-Sono stata più obiettiva possibile, te lo assicuro-.
-Figurati allora se non lo fossi stata- mormorò la pertica bionda, e stranamente tutti scoppiarono a ridere. Hikari li guardò senza capire.
-Tsukishima è sempre piuttosto diretto, quando si tratta di far commenti- le spiegò Daichi. -Riuscire a fargli fare una battuta simile significa che ha trovato qualcuno in grado di tenergli testa. Devi proprio averlo punto nell'orgoglio-.
-Devo prenderlo come un complimento?-
Il capitano sorrise, divertito.
-Va bene, basta così per oggi- annunciò Ukai. -Andate a cambiarvi, si è fatto tardi. E ricordate che da domani pomeriggio inizieremo il campo di allenamento-.
-Non dimenticatevi di portarvi i cambi per l'intera settimana- aggiunse il professore
-Da domani vi allenerete sulle ricezioni molto più di quanto abbiate fatto sin'ora-.
I ragazzi risposero in coro e si allontanarono per ordinare l'attrezzatura.

-Hai buon occhio- riprese l'allenatore mentre osservava i ragazzi più alti smontare la rete. Hikari si volse a guardarlo.
-Erano cose piuttosto evidenti. Se ne sarebbe accorto chiunque-.
Le lanciò una rapida occhiata. -Sarà- disse. -Ma domani sera te lo chiederò di nuovo-.
Hikari corrugò la fronte. -Non è arrabbiato con me?-
-Perché dovrei? Perché sei stata troppo onesta, o perché hai paura di averli abbattuti? Io avrei fatto lo stesso e in più li avrei sgridati ma le mie parole sarebbero andate a vuoto. Tu, invece, qualche bersaglio lo hai colpito-.
-Verrai anche domani, quindi?- domandò Hinata che passava in quel momento lì vicino con la cesta dei palloni.
-Fino alla partita col Nekoma-.
-Vedrai! Vinceremo anche questo incontro. E non sarà solo per merito delle alzate di Kageyama-.
Spiazzata dal suo ottimismo la ragazza si limitò solo a un sorriso forzato. Ma non appena si fu allontanato fece un sospiro rassegnato.
-Purtroppo...- mormorò -...anche con tutta la buona volontà, al loro livello attuale non hanno alcuna possibilità di riuscire a battere una squadra come il Nekoma-.
Ukai stava leggendo gli appunti che gli aveva procurato Shimizu ma spostò lo sguardo su di lei, sorpreso. La ragazza stava fissando Tanaka e Nishinoya discutere animatamente con l'alzatore della squadra dei bianchi e non si accorse della sua indagine. Ma anche se era leggermente voltata, il giovane allenatore riuscì a notare ugualmente una strana luce nei suoi occhi, un misto fra tristezza e consapevolezza.

Io odio la PallavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora