CHIARIMENTI

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La campanella mise fine alla prima parte della lunga giornata di lezione e le ragazze non persero tempo ad ammassarsi attorno al tavolo dell'amica che, in evidente stato di impaccio, cercava di destreggiarsi tra le varie domande che la stavano assalendo senza perdere troppo la pazienza.
Era poco abituata ormai ad avere tante attenzioni disinteressate ma, soprattutto, sincere dalle compagne di scuola e a Nishinoya, che non la perdeva di vista un solo istante anche se rimaneva a debita distanza, parve notare per un attimo un leggero rossore sulle sue guance e un timido sorriso che le incurvava gli angoli delle labbra.
-Il professore Takeda ci ha raccontato tutto- stava dicendo Naeko, un po' troppo euforicamente, sedendosi sul bordo del banco accanto al suo. -Sei stata davvero coraggiosa a salvare quel bambino-.
-Beh...in realtà non è che abbia fatto chissà che...-
-Scherzi!?- esclamò Shizuka, quasi scandalizzata. -Io non avrei avuto la tua prontezza di spirito e avrei fatto cadere la carrozzina nel laghetto. Mi sarei bloccata nell'incertezza di non sapere cosa fare in quel momento-.
-Ho solo agito d'istinto, tutto qui- glissò la compagna stringendosi nelle spalle.
-Comunque la voce si è sparsa un po' per tutta la scuola, sei quasi diventata un'eroina- riprese Naeko battendo le mani eccitata.
-Dovreste smetterla di elogiarla così, finirebbe per montarsi la testa- fece una voce divertita e si voltarono verso Nishinoya che si era avvicinato.
-Come se la cosa potesse accadere- replicò Kaori un po' indispettita.
Il ragazzo si strinse nelle spalle, incurante della loro reazione, e si allontanò dall'aula per raggiungere Ryu e gli altri per pranzare assieme.
Ma Hikari aveva colto il celato sarcasmo dell'amico e sfoderò un largo sorriso. Si era accorto che le compagne la stavano mettendo sotto torchio e non era abituata a tanta attenzione, ma lui aveva smorzato la tensione che stava nascendo dentro di lei come solo Nishinoya sapeva fare.

Anche i ragazzi in palestra, quel pomeriggio, esultarono nel vederla varcare la soglia, sempre accompagnata dal fido Nishinoya, e per la prima volta si rese conto che nonostante il suo infortunio si riteneva davvero fortunata ad aver incontrato quegli amici così sinceri.
Hitoka la raggiunse di corsa, prendendola per mano per accompagnarla a sedersi sulla panchina, e Hikari rise divertita.
-Posso camminare da sola, Yachi-chan, davvero. Devo solo fare attenzione a non fare movimenti molto bruschi-.
La ragazzina sussultò e arrossì violentemente, un po' impacciata per la sfrontatezza dimostrata, riempiendola di scuse per essersi permessa di giudicarla debole e incapace, ma la ragazza la afferrò per una mano e lei si azzittì immediatamente.
-Va tutto bene, Hitoka. Grazie-.
-Sei...sicura? Non ti ho dato fastidio?-
La dolcezza della ragazzina la sciolse definitivamente.
-Non mi hai mai dato fastidio, Hitoka. Sei la persona più vicina a una vera amica che abbia mai avuto-.

Gli allenamenti in vista delle qualificazioni di fine ottobre a Hikari sembrarono più duri del solito. In fondo era mancata solo un paio di settimane eppure vedendoli allenarsi in quel modo non poté fare a meno di rendersi conto che mentre lei aveva perso tempo a oziare sul divano, i suoi compagni avevano deciso di mettere tutto loro stessi per superarsi.
Hinata e Kageyama erano diventati bravissimi a eseguire la loro nuova veloce, anche se il piccoletto ancora ogni tanto sbagliava i tempi e finiva per saltare un po' troppo presto, o un po' troppo tardi, subito ripreso da Kageyama che non mancava di apostrofarlo in tutte le maniere.
Sugawara aveva iniziato a fare un allenamento differente assieme al piccolo Libero, che si alternava tra lui, le alzate con Asahi e le rollate che lo contraddistinguevano, sempre più spericolate e rocambolesche del solito, e non le era sfuggito nemmeno il cambio di postura di Tsukishima, che sembrava muoversi in maniera differente rispetto all'ultima partita, e in più aveva anche un nuovo paio di occhiali specifici per quando giocava a pallavolo.
Sì, ammise a se stessa, mentre aiutava Shimizu a tenere il punteggio durante la partitella di allenamento, in poco più di due settimane in cui era mancata i ragazzi avevano davvero fatto enormi progressi.

-Hika-chan, ti aspetto. Facciamo un tratto di strada assieme- fece Hitoka terminando di cambiarsi.
La ragazza richiuse l'armadietto e si volse a guardarla.
-Non ti preoccupare, Yacchan, vai pure. Tarderò ancora qualche minuto e poi ti rallenterei. Ci vediamo domani, tranquilla-.
La biondina perse un po' della sua allegria e Hikari le fece un sorriso gentile.
-Ti ringrazio per essere così premurosa ma farò attenzione, promesso. E poi abito a pochi isolati da qui, non è necessario- e le mise una mano sulla spalla. Hitoka sollevò uno sguardo deluso. -Torna pure a casa tranquilla, si sta facendo buio. E grazie di tutto. Davvero-.
La ragazzina spalancò la bocca in un largo sorriso mentre le guance si infiammavano e annuì.
-Sii prudente!-
-Lo farò. Buona notte-.
Hitoka recuperò la sua borsa e dopo un ultimo, largo sorriso, la lasciò da sola a terminare.

Io odio la PallavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora