IL VERO MOTIVO

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La mattinata del giorno successivo passò decisamente tranquilla. Contravvenendo a tutte le previsioni Nishinoya non l'aveva tartassata con nessuna domanda inerente al pomeriggio del giorno prima e lei stessa, quando il ragazzo era di spalle o non guardava nella sua direzione, gli aveva lanciato diverse occhiate perplesse. Non che volesse la importunasse, ma era strano vedere il Libero preso in altri pensieri. Non dopo averle strappato la promessa di partecipare agli allenamenti a tutti i costi.
Si strinse nelle spalle, decidendo che dopotutto era meglio così, e passò tranquilla il resto della giornata. Fino all'ultima ora di lezione. Poi cominciò seriamente a essere nervosa per quello che sarebbe avvenuto da lì a breve.
Stavano rientrando in classe dopo la l'ultima lezione di economia quando vide il ragazzo raggiungere veloce il suo banco, recuperare la sua borsa e lasciare l'aula, per raggiungere un'altra. La cosa le sembrò strana. Aveva immaginato che Nishinoya l'avrebbe accompagnata anche oggi ma evidentemente con l'inizio del campo di allenamento i piani erano differenti. Fece un profondo sospiro per calmare il battito accelerato e recuperò la propria borsa. In fondo erano solo pochi giorni. Solo pochi giorni.

Arrivò in palestra con qualche minuto di ritardo e dal portone aperto poteva già sentire il rumore delle palle contro il pavimento.
Rallentò fino a fermarsi del tutto e rimase a fissare i pochi gradini di accesso, incapace di fare anche un solo passo ancora.
Le grida di euforia la raggiunsero dall'interno e vide un pallone rimbalzare davanti al portone e involontariamente si irrigidì. Per l'ennesima volta si trovò a domandarsi cosa diavolo ci era andata a fare. Si era ripromessa di rimanere quanto più lontana possibile da quel luogo, eppure era un'altra volta lì. E tutto per colpa di una scommessa e del suo stupido orgoglio. Cominciava a sospettare di essere un po' sadica.
Il giorno prima era in compagnia di Nishinoya e in qualche modo era riuscita a superare il terrore che ora l'attanagliava solo perché non voleva farsi vedere in difficoltà. Ma oggi era sola, non aveva possibilità di...
Si morse un labbro. No. Se c'era una cosa che detestava tremendamente era far vedere la sua debolezza. Se aveva detto al Libero che avrebbe partecipato agli allenamenti, lo avrebbe fatto, anche a costo di rimettere persino l'anima una volta chiusasi in bagno. Aveva accettato la sfida e sarebbe andata avanti. In fondo era meno di una settimana e sarebbe finita presto. E poi il primo passo lo aveva già fatto il giorno prima, il peggio era andato. O almeno lo sperava.
Raddrizzò la schiena. Avanzò decisa verso i gradini e mise il piede sul primo. Il senso di vertigine la colse alla sprovvista e le mancò la presa, facendola barcollare pericolosamente all'indietro.
Sarebbe certamente caduta se due mani forti non l'avessero afferrata da dietro, trattenendola.
-Tutto bene?- fece una voce gentile alle sue spalle.
Reclinò la testa all'indietro e incrociò due occhi castani che la osservavano preoccupati. Con un sobbalzo recuperò l'equilibrio e si voltò, imbarazzata.
-Si. Grazie- e fece un debole sorriso. -Mi hai salvato da una caduta certa-.
Il ragazzo sorrise e si portò una mano dietro la testa. -Ecco...io...ti ho vista in difficoltà. Tutto qui-.
La timidezza dell'altro la spiazzò completamente e rimase a fissarlo a bocca aperta. Asahi notò la sua espressione e arrossì, a disagio.
Hikari si rese conto che lo aveva praticamente inchiodato con lo sguardo e sollevò le mani in avanti.
-Scusa...scusa, non volevo- si affrettò a dire e lui sembrò recuperare un po' di sicurezza.
Hikari continuava a essere perplessa. Nonostante fosse sul primo gradino, Asahi la superava comunque di alcuni centimetri, eppure non poté fare a meno di riflettere sul fatto che, sebbene avesse una presenza così imponente, sembrava sempre sul punto di scappare.
Sorrise e scosse la testa.
-Sei certo di essere un ragazzo?- gli domandò a bruciapelo.
Asahi la guardò come se fosse un'aliena e lei esplose in una risata.
-Non intendevo in quel senso!- esclamò divertita. -Voglio dire, sei così grande eppure così timido. Potresti mettere tutti in riga soltanto con lo sguardo-.
L'Asso storse il labbro, contrariato sebbene la risata della ragazza lo aveva in qualche modo contagiato.
-Beh, ecco, a dire il vero hanno tutti un po' paura di me- ammise. -Forse è per questo che cerco di essere più gentile possibile-.
Hikari smise di ridere e lo fissò scettica. Si mise le mani sui fianchi. -Essere gentili non è una cosa che si acquisisce col tempo. O lo si è, o non lo si è-.
Spiazzato dalla schiettezza della ragazza Asahi arrossì per l'ennesima volta e Hikari dovette premersi una mano sulla bocca per bloccare un'altra risata.
-Sei davvero incredibile!-
La guardò diffidente. -Devo prenderlo come un complimento?-
-Ovvio!-
Ora fu il turno di Asahi a fissarla a bocca aperta. Di solito le altre ragazze mostravano un certo timore quando parlavano con lui, persino le compagne della sua stessa classe. Hikari invece sembrava a proprio agio.
-Ehi, voi due!- la voce di Daichi li raggiunse dall'interno della palestra ed entrambi sobbalzarono. -Avete intenzione di rimanere lì per tutto il pomeriggio?-
La ragazza si accorse che tutta la tensione provata prima di entrare in palestra era scomparsa del tutto e si volse verso l'Asso e per fargli un sorriso.
-Grazie, Asahi-san- disse e si volse per entrare.
Il ragazzo rimase immobile sulla porta, sorpreso.

-Hikari!-
Nishinoya fu il primo ad andarle incontro non appena furono entrati in palestra, e si fermò davanti a lei con il suo solito sorriso aperto.
-Scusa se non ti ho aspettato alla fine delle lezioni, dovevo incontrarmi con Ryu. Ma sono contento che tu sia venuta anche oggi-.
Lei si strinse nelle spalle, e contagiata dalla sua allegria riuscì a fare un breve sorriso.
-Una promessa è una promessa-.
Noya fece una smorfia, deluso. -Sei qui solo per la scommessa?-
-Per quale motivo, altrimenti?- disse come se fosse la cosa più ovvia.
Il Libero la fissò un istante ancora, poi sfoderò di nuovo il suo ghigno. -Beh, pazienza. Per ora mi accontenterò- e senza darle modo di replicare si allontanò di corsa. Hikari lo fissò, esterrefatta.
-Nishinoya è sempre un tipo irruente e non sai mai cosa gli passa per la mente- commentò l'Asso alle sue spalle e lei si volse per incrociare il suo sguardo. -Però è un amico fidato, puoi sempre contare su di lui- e si allontanò a sua volta.

Un amico fidato
Hikari spostò lo sguardo sul compagno che stava parlando con Tanaka e Sugawara e la sua espressione tornò pensierosa.
Io proteggo le spalle ai miei compagni
Le parole che il Libero le aveva detto con orgoglio solo il giorno prima riecheggiarono nella sua mente.
Qualcuno su cui contare. In squadra, ma anche fuori dal campo.
Non era certa che comprendessero appieno cosa potesse significare avere qualcuno su cui poter fare sempre affidamento, anche se dal loro atteggiamento sembrava di si, ma provò ugualmente invidia per loro. Sentirsi le spalle coperte. Quanto avrebbe voluto tornare a provare di nuovo quella sensazione.
Un amico fidato
Chissà se era stato davvero il destino ad aver scelto per lei quella scuola? Chissà se era proprio quello che aveva ardentemente desiderato da un anno a questa parte? All'improvviso la sensazione di trovarsi fuori luogo tornò ad attanagliarla.

-E così alla fine sei venuta?-
La voce alle sue spalle la fece sobbalzare e si volse a guardare il giovane allenatore che si fermava vicino a lei. Era talmente immersa nei suoi pensieri che non l'aveva sentito arrivare.
-Ho promesso che sarei venuta fino alla partita di domenica, non sono tipo da rimangiarmi la parola data-.
Ukai la studiò per qualche istante e fece un mezzo ghigno. -Ma davvero? Sicura che sia quello il vero motivo?-
Hikari aggrottò la fronte.
-Beh, qualunque esso sia resta comunque inteso che, come ti ho detto ieri, anche stasera ti chiederò cosa hai notato. Perciò preparati- e si avviò verso il campo per cominciare gli allenamenti, lasciandola sola.
Lei inspirò a fondo e si andò a sedere in un angolo della palestra, da cui avrebbe potuto vedere tutto senza il rischio di beccarsi qualche pallonata. Qual'era il motivo per cui effettivamente si trovava lì nonostante tutto?

Io odio la PallavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora