INVIDIA

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La campanella mise fine alle lezioni e gli studenti cominciarono a riversarsi nei corridoi parlottando allegramente. Il rientro a scuola dopo alcuni giorni di vacanza era traumatico, ma le giornate che cominciavano ad allungarsi e i profumi della primavera inoltrata conferirono a tenere comunque alto il morale.
Hikari si avviò senza fretta lungo il corridoio, riflettendo su quello che stava facendo, ma giunse davanti al portone che dava sul retro della scuola senza aver trovato una risposta.
Sollevò lo sguardo verso la passerella coperta che conduceva in palestra e storse il labbro. Proprio in quel posto si era scontrata con Azumane-san circa due settimane prima. Le sembrava fosse passato molto più tempo di quello effettivo, ma allora non avrebbe mai immaginato che da lì a qualche giorno sarebbe entrata in una palestra per assistere agli allenamenti di una squadra di pallavolo. Si sarebbe data della pazza solo per averlo pensato.
Eppure ora era di nuovo in quel posto, a chiedersi se fosse o meno il caso di procedere.
La settimana pattuita era finalmente terminata, quindi non aveva più motivo per recarsi fin lì, ma aveva la sensazione che mancasse ancora qualcosa.
Certo aveva continuato ad assicurare al Libero che il suo odio per quello sport era rimasto, ma aveva comunque convenuto che la squadra aveva fatto buoni progressi e non li avrebbe più denigrati. Sospirò. Allora perché aveva indossato di nuovo la tuta e ora si trovava a fissare con insistenza quel portone semichiuso poco più avanti?

Raggiunse l'entrata e si prese qualche istante per indossare le scarpe da ginnastica mentre dall'interno continuavano a provenire i rumori delle pallonate, segno chiaro che si stavano già allenando. Ormai mancava meno di un mese all'inizio degli interscolastici e dovevano darsi da fare tutti per migliorare. L'amichevole con il Nekoma del giorno prima aveva evidenziato la loro capacità di collaborare come squadra, ma aveva anche messo a nudo parecchie lacune. Ora dovevano solo smussare quanto più potevano quegli angoli e presto sarebbero tornati la squadra veterana degli anni passati.
Chi l'avrebbe mai immaginato che se la cosa fosse riuscita le avrebbe fatto piacere?

Varcò la soglia e si fermò.
A quanto pareva Ukai aveva deciso di continuare ad allenarli. Qualche giorno prima il professore le aveva accennato il fatto che il giovane avesse accettato di allenare la squadra solo in vista dell'amichevole. Ma era evidente che avesse cambiato idea e per loro era un bene. Era molto bravo a osservare le tecniche di ogni singolo giocatore e sembrava portato per fare l'allenatore. Proprio come il nonno.
Fece un profondo respiro e superò l'ingresso. Erano tutti intenti a guardare verso la rete e nessuno si accorse di lei. Si sistemò contro la parete e si sedette a terra, abbracciandosi le ginocchia. Si era riproposta che quello sarebbe stato l'ultimo giorno, poi sarebbe tornata finalmente alla sua normale quotidianità e si sarebbe di nuovo concentrata solo sullo studio.
Stranamente però le dispiaceva lasciare il club, confessò a se stessa, mentre li osservava. In fondo, dovette ammettere, si erano dimostrati dei ragazzi particolari e fuori dalla normalità.
Erano strampalati e mal assortiti, ma tutto sommato in campo sembravano legare bene e con il giusto allenamento sarebbero diventati una squadra davvero interessante.
Involontariamente sorrise. Uno stormo di corvi.

-Ok, avete fatto tutti- gridò Ukai. -Passiamo alle schiacciate. A rotazione provate sia con Sugawara che con Kageyama. Mantenete i muscoli caldi!-
Hikari posò la testa contro la parete e li osservò sovrappensiero mentre si disponevano su due file davanti la rete e a turno saltavano per schiacciare sull'alzata, la mente un po' distante da quel luogo. Ma quando vide con la coda dell'occhio Hinata prendere la ricorsa irrigidì la mascella.
Quel piccoletto aveva un'agilità impressionante nelle gambe, nonostante l'altezza, e se continuava così era certa avrebbe fatto parlare di sé a breve. Indubbiamente doveva migliorare in tante cose, come tecnica e controllo della palla, ma aveva dalla sua caparbietà e tanta voglia di imparare. E soprattutto tre anni davanti a sé.
Quel pensiero la incupì all'istante.
Tre anni.
All'inizio del primo anno di liceo è facile cadere nella convinzione che tre anni sembrano infiniti, e che si ha davanti ancora tutto il tempo per migliorare.
Ma non sempre il destino è d'accordo con i progetti di ognuno e a volte i tre anni possono anche finire anche prima del tempo.

Io odio la PallavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora