Il giorno dopo Reid si sveglio intorno alle 8:00 per andare a lavoro, e mi trovò già sveglia cercando di cucinare la colazione.
«Buongiorno principessa! » gli dissi scherzando!
«Caffè, ti prego, caffè!» rispose Reid fingendosi uno zombie.
Dopo qualche minuto si rese conto che stavo cucinando la colazione e anche in grandi quantità.
«Oggi hai intenzione di mangiare waffle tutto il giorno?» mi chiese scherzando.
«No.. in realtà..» fui interrotta prima di potergli rispondere dal suono del campanello. Mi pulii le mani con uno strofinaccio e mi diressi ad aprire la porta.
«Buongiorno ragazzi!» dissi facendo un grande sorriso nel vedere alcuni della squadra a casa mia.
«Buongiorno mami!» disse Derek prendendomi in braccio!
Diedi un bacio ad ognuno di loro.
«JJ, Penelope, Derek! La cucina è di qui!» dissi appena Derek mi mise per terra, indicandogliela.
Entrarono e videro Reid che era ancora in vestaglia.
Si guardarono tra di loro confusi!
«Ci siamo persi qualcosa!? » disse JJ notando anche i due bicchieri di vino sporchi nel lavabo.
«Soltanto Reid che non se la sente di tornare a casa pur di non prendere un taxi! Sai... i germi... » dissi ridendo.
«Bella scusa!» Disse Derek riferendosi a Spencer facendogli l'occhiolino.
Scoppiammo tutti a ridere, compreso Spence che sembrava che stranamente non se la fosse presa mentre. Subito dopo finì la sua tazza di caffè e salì al piano di sopra a cambiarsi.
Derek lo guardò andare via, mi guardò e indicandolo mi disse «Cosa gli hai fatto? Che magia è questa?».
«Ieri sera dovevamo trovarci al caffè letterario, ma mettendo a posto in casa e pulendo ho perso la concezione del tempo, così è venuto qui e mi ha fatto compagnia. E poi la storia del taxi! Però ti giuro di non avergli fatto niente» risposi ridendo. Era bello ridere, anche se ogni volta che lo facevo mi sentivo un po' in colpa nei confronti di Jennifer, così per equilibrare quel senso di colpa e vuoto accarezzavo la collana.
«Ooh, è bello vederti sorridere!» disse Penelope correndo ad abbracciarmi.
Adesso capisco perché da qualche anno a questa parte tutti bràmano di entrare nella BAU. Chi non vorrebbe lavorare sentendosi ogni giorno in famiglia e a casa?
«Ho messo da parte qualche waffle per David, Aaron ed Emily che non sono riusciti a passare. Glieli portate?» chiesi agli altri.
«Se Derek non se li mangia prima di arrivare in ufficio, certo!» disse scherzando JJ.
«Eccomi qua, sono pronto! Anche se per sopportare Derek questa mattina penso che avrò bisogno di un altro caffè!» disse Spencer ricambiando la battuta di prima a Derek.
Gliene diedi un'altra tazza e li salutai.
«Cosa farai questa mattina tu che sei in ritiro forzato?» mi chiese Penelope.
«Penso che andrò un po' al poligono, e poi chi lo sa, magari mi farò una passeggiata!» risposi.
«Ma se avete bisogno di me chiamatemi, eh!».
Mi abbracciarono ed andarono via.Spencer Reid POV:
Durante il viaggio verso la sede mi fermai a pensare ad alcuni discorsi che avevo intrapreso la sera prima insieme a Scarlett.
Ho sempre reputato il mio QI di 187 come un dono, ed è per questo che tra i tanti lavori e percorsi che avrei potuto scegliere per la mia vita, decisi di utilizzarlo per la cultura, ma soprattutto per lavorare attivamente sul fermare la cattiveria umana con i suoi traumi, disturbi e ossessioni. Questo però, mentre dal lato di aiuto pubblico poteva essere una benedizione, spesso a livello personale, soprattutto in relazione alla socialità sentivo potesse essere un freno, un ostacolo. Durante questi anni la mia famiglia, i miei amici, i miei colleghi e la mia intera comunicazione verso l'esterno erano formate dagli stessi unici individui. E' su questo che mi fece riflettere Scarlett la scorsa notte e che tra l'altro condivideva con me, con la sola differenza che se io avessi ormai consolidato questi rapporti, lei li stava ricreando adesso da capo.
Furono dei discorsi fluidi in cui per la prima volta, i miei apporti culturali o referenziali sentivo essere apprezzati. Spesso lei finiva le mie frasi, e questo non sapevo se considerarlo come una sfida al mio ego oppure qualcosa di piacevole.
Arrivammo in ufficio ed ad aspettarci c'erano Hotch e la Strauss; sembrava che il capo supremo della BAU volesse comunicarci qualcosa.
«Buongiorno agenti, se vi stesse chiedendo perché sono qui questa mattina è perché Marco Guitierrez, ex fidanzato dell'agente Rodriguez ha richiesto ufficialmente tramite un avvocato un confronto con lei. Inoltre è disposto a confessare, solo ed unicamente dopo questo confronto con Scarlett.» ci informò.
«Stavo valutando con l'agente Hotchner sulla prontezza dell'agente. Il signor Guiterrez è accusato di omicidio di un agente federale della DEA, di tentato omicidio e stalking di un agente della BAU, e omicidio di un civile. E' importante una confessione in modo che possa ottenere il massimo della pena.» disse Erin.
«Volevamo il vostro parere. » concluse Hotch.
«Scarlett non può sopportare anche questo! Non se ne parla!» rispose prontamente Derek.
«Abbiamo abbastanza prove fisiche per rinchiuderlo e buttare la chiave!» aggiunse JJ.
«Non è vero. Sulla calibro 44 non sono state trovate impronte digitali, quindi l'unica cosa che possiamo provare è la sua presenza nella casa del partner di Scarlett, Jennifer, e dello stalking nei suoi confronti! Non sto dicendo che non andrà in prigione, ma che con un buon avvocato, potrebbe avere un massimo di dieci anni. Abbiamo bisogno di una co...» provò a spiegarci l'agente Strauss.
«Può farcela!!» interruppi io. Tutti mi guardarono straniti per la mia risposta, compresi Hotchner e la Strauss.
«Scarlett non ha mai avuto paura di un confronto, ed in questo momento sta avendo un capro espiatorio sbagliato per tutto ciò che è successo: se stessa. Non sto dicendo che sarà facile, ma il suo spirito di sopravvivenza è più forte del suo dolore. Ed in più credo sinceramente che non dovremmo essere noi a scegliere per lei.» spiegai al team.
«Chiamiamola allora!» rispose alla mia affermazione la Strauss.
Nessuno mi rimproverò ciò che avevo appena affermato, ma gli sguardi di disapprovazione erano molti. Uscii dalla sala, e andai a bere un caffè.
«Davvero credi che possa farle del bene questo confronto?» mi chiese Emily avvicinandosi a me e prendendo anche lei un caffè.
«Credo che non dobbiamo decidere noi che tipo di risposta e strada scelga lei per curare questa ferita. Prendi per esempio te. Hai reputato giusto sparire e fingerti morta quando successe tutto il caso Doil. JJ ha preferito non dirci niente della sua missione con il Pentagono, Aaron si buttò sul lavoro quando morì Haley e potrei elencarne delle altre di cose successe. Perché lei non può scegliere per sé?» le risposi.
«Erano situazioni diverse, questo lo sai Reid.» affermò Emily.
«No Emily. Scarlett è stata stalkerata come te con Doil, le hanno assassinato la sua famiglia come Aaron con Haley, ed ha tenuto il dolore per sé rendendosi miserabile come JJ quando perse il bimbo in missione seppure non fosse colpa sua. Io non ci vedo niente di diverso, se non il fatto che voi avete avuto modo di prendere le vostre scelte.» le dissi scaldandomi un po'. Lei rimase in silenzio per un po', si versò una tazza di caffè e mentre stava tornando in sala mi disse: «Spero tu abbia ragione Spence!»
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Reborn ~
FanfictionScarlett, ex agente della DEA con un passato burrascoso e un ex fidanzato possessivo si ritrova catapultata in una nuova esperienza: Agente nella BAU! Nuove avventure, nuovi ostacoli e nuovi amori! [...] Quel bacio aveva il gusto di un epilogo di s...