24# Spencer

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UNA SETTIMANA DOPO.
Era martedì mattina, ed era precisamente una settimana da quando mi avevano sospeso da lavoro. Ogni mattina mi svegliavo alle 6, facevo colazione con un misero caffè, andavo a correre, tornavo a casa, mi facevo una lunga doccia e provavo a "studiare". Tra una settimana dovevo sostenere di nuovo l'esame abilitativo al profiling e la valutazione psicologica con David.
La squadra quel giorno stesso aveva saputo della mia sospensione, e qualche volta, nella pausa tra un caso e l'altro erano venuti a trovarmi per bere qualcosa insieme. Tutti, tranne Spencer, che a detta della squadra subito dopo essere stato rimesso dall'ospedale era andato a trovare sua madre.
Mi dispiaceva molto, ad essere sincera, ma oltre al comprenderlo, mi aveva dato modo di tranquillizzarmi e riflettere molto sugli ultimi avvenimenti. Avevo ripreso una sana routine, soprattutto con le ore di sonno! Nel pomeriggio mi dilettavo in passeggiate e andavo a vedere qualche mostra d'arte! In questi giorni mi ero resa conto del fatto che oltre ai miei colleghi, in tutti questi mesi che vivevo qui non avevo per niente stresso altri rapporti interpersonali, a parte Anthony! Mi ero ripromessa di provare a conoscere qualcuno anche se, riprendendo tra una settimana la routine di lavoro, mi sarebbe venuto difficile.
Stavo pulendo casa, ed erano quasi le dodici quando bussarono alla porta. Scesi le scale ed andai ad aprire. Era Spencer!
«Disturbo?» disse non appena aprii la porta!
Tutta la tranquillità che avevo riacquistato nella settimana appena passata era scomparsa nel vedere un metro e ottanta cinque di uomo davanti la soglia di casa mi.
Aveva una camicia marroncina a fantasia con una cravatta beige che si intonava perfettamente ai suoi capelli castano chiaro. Aveva tagliato i capelli che da medio lunghi erano diventati corti e mossi.
«Spencer, ciao! Certo che no, entra pure!» gli dissi invitandolo ad entrare in casa.
«Scusa se non mi sono fatto vedere in questi giorni, ma ero a Las Vegas da mia madre!» disse abbassando la testa e portando la sua mano dietro il collo.
«Non preoccuparti, anzi scusa le condizioni!» dissi scoppiando in una risata isterica e portando l'attenzione sulla mia tenuta di pulizia per la casa!
«Dammi due minuti per cambiarmi e torno subito, tu mettiti pure comodo! Ho appena aperto una bottiglia di vino bianco, serviti pure!» gli dissi sorridendogli.
Andai a cambiarmi e al tornare vidi Spencer con un bicchiere di vino che sfogliava i miei appunti per il riesame di profiling.
Al vedermi disse: «Gli altri mi hanno detto cosa è successo, è impensabile che tu debba ridare l'esame abilitante!».
«È okay, ne sto approfittando per imparare a vedere varie prospettive, cercando di analizzare meglio alcuni dei vecchi casi e sottoporli a nuove analisi!» risposi riempiendomi un bicchiere di vino.
«Tu invece? Oltre ad andare a trovare tua madre? Cosa hai fatto in questi giorni?» gli chiesi.
«Sono uscito qualche volta con Max, quella ragazza che è venuta a trovarmi in ospedale! Siamo andati a teatro, sai c'era la una riproduzione ai giorni d'oggi di Fortunata e Jacinta, di.. »
«...di Galdós!» dissi interrompendolo.
Avevo cambiato espressione e penso che questa volta fosse più che chiaro in realtà.
Lui percepì la tensione e si zittì per qualche minuto.
«Scarlett, posso farti una domanda?» mi chiese rompendo il silenzio.
«Si, certo!» risposi.
«È da un po' di tempo che sembri, non so, confusa o lontana nei miei confronti. Dal caso di San Diego precisamente!».
Iniziò a parlare ed io ebbi come la sensazione che stavo per avere un calo di zuccheri, da lì a pochi minuti mi sarei ritrovata a raccontargli o la verità o trovare una buona attenuante e ragione per il mio comportamento.
«Mi sto struggendo a capire il perché, non so se ho fatto qualcosa, se ho detto qualcosa. Spesso farfuglio cose di cui neanche mi rendo conto, quindi non vorrei aver detto qualcosa o fatto qualcosa che non avrei dovuto.
So che il mio atteggiamento quando uscivi con Anthony di evitarti non è stato corretto e salutare per un'amicizia, però ecco.. credevo di avertene parlato e chiarito. Io...io... non capisco!» disse. Aveva il tono di voce confuso, a tratti triste e malinconico, a tratti arrabbiato.
Abbassai il capo, cercando le parole adatte o una scusante.
«È successo qualcosa.. immaginavo!» rispose così al mio chinare il capo.
«Cosa te lo fa dire Spencer?» gli chiesi alzando la testa e guardandolo negli occhi.
Un verde dorato bellissimo!
«Tu! Il tuo linguaggio del corpo.. non fraintendermi, non voglio farti un profilo, ma è inevitabile notare alcuni atteggiamenti. Prima durante le scene del crimine, poi in ospedale litighi con Derek, poi la presenza di Max ti infastidisce, se non ti conoscessi direi che seri gelosa!».
Non risposi, ma continuai a fissarlo.
«Sei gelosa?P-perchè sei gelosa?P-perchè dovresti esserlo?» chiese iniziando ad agitarsi e a passarsi freneticamente le mani nei capelli.
«Se ti calmi, ti parlo!» gli risposi.
Lui si calmò dopo qualche minuto sorseggiando quel po' di vino che gli era rimasto nel vino.
«Ritorniamo di qualche settimana indietro! Sai perché ho chiuso con Anthony?» chiesi.
Lui mi fece "no" con la testa.
«Oddio, questo inizia davvero ad essere difficile!» dissi tra me e me ad alta voce!
Lui piegò il capo cercando di capire meglio.
«Suppongo perché non andavate d'accordo!» disse Spencer cercando di aiutarmi nel parlare.
«No in realtà andavamo più che d'accordo!» risposi.
«Durante la conoscenza con Anthony tutto andava bene, ma c'era come una piccola sensazione che mi portava a non essere convinta di voler iniziare una relazione con lui!» Iniziai a spiegargli.
«T-Ti piacciono le donne?» mi chiese Spencer.
Scoppiai in una dolce risata.
«No, o almeno non ancora!» gli risposi sorridendogli.
«Mi sono resa conto che mi piaceva qualcun altro. Me ne resi conto perché bramavo delle emozioni che avevo già provato, ed inizialmente non riuscivo a capire con chi..poi, poi parlandone con Emily e sfogandomi con lui, mi resi conto di aver descritto dei momenti come portatori di queste emozioni. E questo momento li avevo vissuti con...» mi zittii improvvisamente e guardai dritto negli occhi di Spencer.
I primi secondi era spaesato, e non capiva. Poi credo che il mio silenzio gli stesse urlando "con te, ovvio!".
«C-con me?» chiese spalancando la bocca.
Annuii con la testa.
Calò un silenzio assordante, e Spencer era decisamente a disagio.
Cercai di spezzare il silenzio e il disagio.
«Ma non preoccuparti Spence, davvero! Cioè siamo colleghi, e non dovrei, non avrei voluto neanche dirtelo. Cioè dai, suvvia!». Provai a dire qualcosa, ma non usciva niente di senso compiuto dalla mia bocca, e invece di migliorare le cose credo che le peggiorai visto che Spencer rispose «Non volevo dirmelo? Perché non volevo dirmelo? Io mi sono sentito male in questi giorni pensando che avessi.. che avessi fatto qualcosa di male!».
«Mi dispiace!» Gli risposi.
E mi dispiaceva davvero!
«Derek me l'aveva detto che avrei dovuto parlartene!» dissi.
«D-Derek lo sapeva!?» Disse alzato il tono di voce.
Mossi la testa capendo la grande cazzata che avevo appena fatto.
«Scusa, devo.. io devo andare!» disse Spencer, prendendo alla rinfusa giacca e tracolla. Dalla tracolla gli cadde un libro. Era un libro di psicologia sul comportamento dell'essere umano in relazione ai sentimenti.
Lo raccolsi da terra e al porgerglielo lui me lo strappò dalle mani.
«Non volevo che succedesse proprio questo!» gli urlai mentre era arrivato alla soglia della porta ed era pronto ad andare via.
Lui mi si fermò per un secondo, e poi chiuse la porta dietro di lui.

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